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Editoriale

Cagliari, solo posti in piedi

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Cagliari, la cronistoria delle ultime settimane letta alla luce delle parole dei protagonisti: premesse e svolgimento del ribaltone in panchina. Il Contropiede di Mario Frongia

TSUNAMI – Riannodiamo per un attimo i fili. E partiamo dai toni: livorosi e impregnati di rancore. Alle parole, pesanti come pietre. «Mi sono rotto i c…di questo periodo» è stata la frase-perla del presidente che ha definito Maran “vuoto”. A neanche un metro – e pazienza per le disposizioni anti Covid-19 – Walter Zenga. Occhiali con montatura nera, giacca e cravatta in tinta («Raramente mi rivedrete così» ha scherzato l’ex portiere di Inter e Italia), quasi tramortito dalla valanga del numero uno sul suo predecessore. L’Uomo Ragno può intuire cosa l’aspetta se non coglierà almeno il decimo posto. Ma questa è un’altra storia. Eppure, sapendo che si andrà a una rescissione con denari da transare – il tecnico e lo staff, capace di tredici risultati utili di fila, a due punti dal terzo posto, nel girone d’andata, hanno un contratto triennale – la scelta del patron di andare dritto per dritto ha sorpreso. Anche perché Maran in mattinata aveva dettato una frase conciliante: «Mi avete fatto sentire a casa. Grazie Cagliari». Al pomeriggio lo tsunami del numero uno rossoblù.

DEAD MAN WALKING – «Abbiamo dato al tecnico un’ultima possibilità contro la Roma ma dopo le sconfitte contro Genoa e Napoli con Carli abbiamo deciso che si dovesse intervenire». Uno snodo curioso. Prima del 3-4 subito dalla Roma Tommaso Giulini dice ben altro: «Io, Carli e Maran siamo uniti» è la sintesi. Ma non solo. La precisazione sull’allenatore, con il senno di poi, è da incubo: «Ho avuto la fortuna di conoscere un uomo vero, che porta con sé una grande cultura del lavoro. Prima di prenderlo avevo un parere molto positivo su di lui, vedendolo lavorare da vicino la mia stima è cresciuta a dismisura». Tanto che Maran nella conferenza pre Kluivert e soci ha ringraziato il patron: «Non sono parole scontate, mi riempiono di orgoglio e voglio spezzare l’andamento negativo per dare una soddisfazione alla città e a lui». È andata male. Anzi, malissimo. Su tutti i fronti. L’allenatore era nel mirino societario da un pezzo. Ma addebitargli tutto o quasi è davvero ingiusto. Magari con due rinforzi seri in difesa, sarebbe andata diversamente.

RISATE – «Per tre mesi abbiamo fatto ridere. La nostra difesa è stata tra le migliori del campionato e adesso…» per antipasto. Poi, primi e secondi: «Ho visto un allenatore vuoto. Abbiamo giocato in maniera insipida e questo vuol dire che anche gli allenamenti lo sono stati. Mi sono rotto di continuare a vedere lo spettacolo degli ultimi tre mesi» ha aggiunto il patron. Ma quale può essere stato, si chiedono i tifosi, lo strappo, l’evento che ha rotto gli argini? Forse, il numero uno – ferito da prestazioni, risultati, classifica e da spinose questioni extra campo – si aspettava che la piazza mettesse alla gogna Maran. Cosa che non è avvenuta. Il tifoso non è stupido, né cieco o sordo. Capisce e valuta. Magari per la proprietà è stato troppo forte constatare che nell’anno del Centenario del Cagliari Calcio e del mezzo secolo dallo scudetto, dopo una partenza speciale, la festa si sia tinta di sofferenza e fatica.

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