Rastelli: «Personalità e tecnica: a Barella manca poco per essere un top» - Cagliari News 24
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Rastelli: «Personalità e tecnica: a Barella manca poco per essere un top»

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Esclusiva CagliariNews24 – Massimo Rastelli parla di Nicolò Barella: «E’ in costante miglioramento, gli mancano solo pochi aspetti per essere eccellente»

Ieri, con la partenza da titolare nel match di Nations League tra Polonia e Italia, Nicolò Barella è diventato il calciatore più giovane della storia del Cagliari a vestire l’azzurro. Non solo: la prestazione positiva, che si aggiunge alla buona prova all’esordio assoluto in Nazionale contro l’Ucraina, gli ha letteralmente puntato i riflettori mediatici addosso. Più che mai il centrocampista del Cagliari è sotto l’attenzione generale del mondo del pallone.

Considerate le sue ambizioni, per Barella si tratta soltanto di un punto di partenza. La gratificazione degli sforzi profusi lungo un percorso iniziato tanti anni fa e che nelle ultime stagioni ha subìto una brusca accelerata: nel maggio 2015 esordiva, appena diciottenne, in Serie A (qui la nostra intervista a Festa, tecnico che lo fece debuttare). La gavetta in Serie B nella stagione successiva e poi la luce della massima serie nel 2016/17 con Massimo Rastelli in panchina. L’ex tecnico isolano ha avuto per le mani il primo Barella, quel giovane che si affacciava al primo campionato con i grandi. Tra il 2015 ed il 2017 l’allenatore campano ha avuto modo di conoscerlo e vederne i progressi: lo abbiamo contattato per parlare della crescita del centrocampista.

Mister, con l’esordio in azzurro Barella si è definitivamente fatto conoscere al resto d’Italia. Lei l’ha allenato negli anni dell’affermazione in Serie A: in cosa l’ha visto migliorato?
«Il suo è stato un continuo crescendo, è migliorato tanto. Le qualità tecniche erano indubbie, sicuramente è migliorato sotto l’aspetto della continuità. Ha capito che per emergere ed essere messo al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori serviva continuità. Negli ultimi anni ha dimostrato questo: è un giocatore che raramente sbaglia la partita. Insomma, ha capito quel che serve per diventare un gran calciatore».

Tempo fa il centrocampista ammise che il prestito al Como fu fondamentale per un cambio di mentalità.
«E’ quello su cui io ho battuto tanto, ho lavorato tanto sulla testa di Nicolò nei primi tempi. Lui aveva esordito in Serie A a diciassette anni, pensava che fosse tutto facile e che ci fosse il tappeto steso per lui. Invece doveva conquistarsi tutto, giorno dopo giorno. Sicuramente quel periodo gli è servito tanto per capire cosa mettere in campo per emergere».

E’ ancora giovane, ma di gara in gara riesce a stupire per la sua grande personalità. E’ il suo maggior pregio?
«E’ un ragazzo di grande personalità. Io come allenatore ho cercato di migliorarlo sotto tutti gli aspetti, da quello mentale a quello tecnico-tattico. Poi è stato ed è bravo lui ad assorbire totalmente gli insegnamenti, non solo miei ma anche dei successivi allenatori, e di farne tesoro e metterli in pratica».

Qual è, invece, il suo maggior difetto: dove Barella può ancora migliorare?
«Io non parlerei di difetti. Ci sono delle piccole cose che deve migliorare per rendere eccellente il suo profilo: deve migliorare negli inserimenti senza palla e deve essere più determinante negli ultimi sedici metri. Questo credo che lo stia già facendo, partita dopo partita potrà soltanto migliorare».

Cosa sente di dire al giocatore?
«Non ho nessun  consiglio da dargli, deve solo continuare a lavorare come sta facendo. Lui sa tutti i consigli che gli ho dato nei tre anni a Cagliari. Ma non solo a lui, anche a tutti gli altri giocatori: bisogna dimostrare tutti i giorni il proprio valore, perchè quello che si fa il giorno prima purtroppo non conta più. Quello è il segreto per crescere sempre, migliorarsi e non sentirsi arrivati».

In un futuro prossimo l’approdo in una big sembra scritto: meglio Serie A o estero?
«Lui deve avere la possibilità di giocare con continuità, fino ad ora questo è stato uno dei segreti della sua crescita. Chiaramente anche grazie a lui ed alle sue prestazioni. Negli ultimi due anni è stato titolare del Cagliari, in Serie A. Per continuare a crescere e migliorare un calciatore della sua età deve giocare, quindi il mio consiglio è quello di trovare una situazione che gli possa permettere di continuare a fare esperienza. Magari ancora per sei mesi a Cagliari e poi da un’altra parte».

Venendo a lei: quanto le manca stare la domenica in panchina?
«Tantissimo, anche perchè sono fermo da ormai un anno. Per trent’anni sono stato sempre in campo, prima da calciatore e poi da allenatore. E’ un periodo abbastanza lungo, ma bisogna sempre guardare il lato positivo ed aspettare il momento giusto in cui arriverà una chiamata. Dovrò essere pronto a ripartire nel miglior modo possibile».

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