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Di Francesco: nel cantiere aperto le prime fondamenta

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Nonostante la sconfitta contro l’Atalanta, la squadra ha lasciato intravedere i primi segnali del tipo di gioco richiesto da Di Francesco

Lo diceva Luca Dirisio nel 2004, in quello che poi diventò un tormentone della musica italiana. «Ci vuole calma e sangue freddo», e per i tifosi del Cagliari sono queste le due virtù più importanti al momento. Soltanto un punto nelle prime tre di campionato, e le due sconfitte rispettivamente con 4 e 5 gol subiti mostrano il momento no della squadra in maniera evidente. E dopo il mancato arrivo di Nainggolan, tutto sembra volgere per il peggio per la squadra isolana. Ma la scelta per la guida tecnica ricaduta su Eusebio Di Francesco fa trasparire il progetto della dirigenza. Una pianificazione che mette anche in conto le difficoltà iniziali, ma che, con sapienza nella gestione di tutti gli elementi, porterà la società al salto di qualità che più volte in Sardegna è stato accarezzato e che non si è mai riusciti ad afferrare definitivamente.

DI FRANCESCO PER IL FUTURO – Sembra uno slogan politico, ma è quello che Giulini e soci hanno preso in considerazione nel momento di valutare chi dovesse essere il nuovo allenatore del Cagliari. Il tecnico abruzzese sa come insegnare il proprio gioco alla rosa, sa come metterla in condizione di controllare una partita; insomma è un allenatore che sa dare un’identità alla squadra. E il Cagliari, nell’ultima partita giocata, ha dimostrato di essere sulla buona via per acquisire questa personalità: il risultato della gara, nonostante possa sembrare pesante, nasconde la prestazione dell’undici rossoblù, che si è dovuto arrendere ad una formazione meglio rodata e che negli ultimi anni sta combattendo per le prime posizioni in campionato e sta facendosi spazio anche nell’Europa che conta. La prerogativa di giocare dal basso, con coraggio e iniziativa, cercando di costruire gradualmente la manovra, ha iniziato a dare i suoi frutti e in più di un’occasione si è visto il “Di Franceschismo“, mostrando le potenzialità (purtroppo al momento non totalmente espresse) della compagine rossoblù.

IL NUOVO MODULO – La rivoluzione del Cagliari parte dal nuovo sistema di gioco che Di Francesco porta con sé: il proverbiale 4-3-3 del tecnico abruzzese, basato su una linea mediana dinamica, due esterni bassi che creano la superiorità in fase offensiva e quelli offensivi bravi a creare occasioni grazie all’uno contro uno non è però facilmente attuabile nell’immediato. Il pressing alto appena persa palla può essere molto efficace, ma lascia il fianco alle ripartenza avversarie, e serve per questo trovare le misure tra compagni di reparto. Allo stesso modo, il possesso palla per trovare gli spazi nella retroguardia avversaria deve essere amministrato intelligentemente e con i tempi di gioco giusti, pensa risultare sterile e controproduttivo per l’inserimento dei terminali offensivi nella manovra.

LA LINEA VERDE – Altra caratteristica di Di Francesco è l’inserimento di giovani nella prima squadra, per portare vitalità, voglia e dinamismo al gruppo. Il Cagliari è, anche per questo, la seconda squadra più giovane della Serie A per media (25,1 anni, poco prima il Milan a 24,8). L’ex allenatore di Roma e Sassuolo non ha paura a gettare nella mischia ragazzi anche senza esperienza in Serie A, dando grande fiducia e aiutando i giovani nella crescita. In questo senso sono direzionati gli acquisti di Tripaldelli, Zappa, Matteo e Lisandru Tramoni, Luvumbo e Sottil. Tutti nomi di grandi promesse per il futuro, ma che per il momento rimangono talenti acerbi da far maturare. Il tecnico abruzzese sa come crescere un ragazzo e farlo esplodere, e sta già lavorando per portare i primi risultati anche a Cagliari: Zappa ha già esordito da titolare, così come Sottil; a gara in corso è stato inserito Tramoni (ottima prova la sua) e Tripaldelli cercherà di ritagliarsi maggiore spazio e dimostra tutto quello che di buono ha fatto vedere con le maglie delle diverse selezioni giovanili della Nazionale. Tutto questo senza dimenticare la conferma di Walukiewicz (classe 2000) al centro della difesa, ruolo nevralgico, e l’affidamento delle chiavi del centrocampo a Razvan Marin, nato nel 1996 ma con esperienze in Belgio e Olanda, alla ricerca della piazza giusta per mostrare definitivamente tutto il proprio talento.

PICCOLI INNESTI DI ESPERIENZA – Il mercato del Cagliari ha puntato più sulla già citata “linea verde”, con tanti ragazzi con poche (o nessuna) esperienze nel maggior campionato italiano a basso costo, da svezzare in casa e formare secondo il credo di Di Francesco. Il nome di Godin si distacca da questa generalizzazione: un giocatore di classe assoluta, dotato di un carisma che saprà attirare a sé le giovani menti del Cagliari per aiutare il tecnico a migliorare un gruppo dai margini di miglioramento enormi. Non servono certo presentazioni per il centrale uruguaiano, e la sua esperienza permetterà di migliorare non solo la fase difensiva (bisogna trovare le misure con il compagno Walukiewicz), ma anche quella di attacco, grazie al lavoro in settimana. Seppur in ottica molto più ristretta, anche Ounas, valutato dall’inizio del mercato e chiuso solo nell’ultimo giorno, può rientrare in questa categoria: nonostante la giovane età ha già esperienze in Serie A e Ligue 1, e ha preso parte a Champions ed Europa League. Purtroppo il mercato non si è concluso con l’acquisto più sognato dalla curva: il Ninja è rimasto a Milano, lasciando il centrocampo del Cagliari senza quel top player che avrebbe accelerato il cambio di passo della squadra per aspirare a qualcosa di più di una salvezza tranquilla.

SPRAZZI DI BEL GIOCO – L’inesperienza, l’attesa per gli ultimi acquisti e i cambiamenti radicali nelle richieste dell’allenatore possono essere sicuramente inseriti tra i fattori che hanno portato alla mancanza di vittorie nelle prime apparizioni ufficiali, pur ovviamente non giustificando totalmente la squadra. E nonostante tutte queste variabili, il Cagliari di Di Francesco ha mostrato, almeno sul piano del gioco, di essere in partita anche contro una fortissima Atalanta. Diversi palloni recuperati sulla trequarti avversaria, un giro palla che ha sembrato prendere un ritmo totalmente diverso dalle altre due uscite e una fase offensiva che sembra aver iniziato ad assimilare le tattiche del tecnico. A parte il Sassuolo, prima partita ufficiale di una stagione iniziata sotto il segno della pandemia, le altre due avversarie dei rossoblù sono state rispettivamente quarta e terza classificata dello scorso campionato. Partite estremamente difficili, che non possono rappresentare a fondo quello che il Cagliari potrà mostrare durante tutto il resto della stagione. Le prossime gare potranno sicuramente essere più indicative per capire se il metodo di Di Francesco avrà successo anche in Sardegna come funzionò in Emilia al Sassuolo, dove i neroverdi crebbero esponenzialmente nel giro di qualche anno, arrivando fino all’Europa League.
Sicuramente è stato un mese non semplice per qualsiasi tifoso cagliaritano, ma la squadra di Di Francesco ha già dimostrato i primi segni di crescita. «Cerco di trovare la mia identità», raccontava Luca Dirisio, in una canzone che più si ascolta e più sembra scritta appositamente per il Cagliari di questo primo mese di Serie A: tanto lavoro per diventare una squadra in grado di dire la sua contro tutti quanti, indipendentemente dalla classifica, affrontando a viso aperto qualsiasi avversario. E quindi pazienza, aspettando che arrivi il bel gioco e i risultati: anzi, «calma e sangue freddo».

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