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Pepe: «Cagliari squadra importante, ma contro la Juve sarà dura» – ESCLUSIVA

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I ricordi in rossoblù, quelli in bianconero e l’esperienza in Nazionale. In vista di Cagliari-Juventus abbiamo raggiunto il doppio ex Simone Pepe

Nemmeno il tempo di festeggiare a pieno il ritrovato successo oltre Tirreno: il Cagliari domani alle 21 ospiterà la Juventus alla Sardegna Arena in una gara tradizionalmente molto sentita dalla tifoseria isolana. In vista del match di domani sera abbiamo raggiunto Simone Pepe – doppio ex di spicco – per parlare di Cagliari-Juventus, approfittando anche dei suoi trascorsi in Nazionale per aprire una finestra sulla recente esperienza azzurra di Pavoletti, Barella e Cragno. Nella carriera di Pepe la stagione di Cagliari occupa un posto importante: in Sardegna ha rotto definitivamente il ghiaccio con la Serie A. La Juventus rappresenta invece uno dei punti più alti della sua carriera: in bianconero l’ex calciatore, oggi procuratore sportivo, ha vinto quattro scudetti, due Supercoppe Italiane ed una Coppa Italia.

Partiamo dai padroni di casa: come vedi il Cagliari di Maran?
«E’ una squadra che ha qualità, ha avuto alti e bassi come un po’ tutti ma è una buona squadra. Ha calciatori importanti come Birsa, che mi sembra debba rientrare a breve, e ha fatto degli innesti di qualità come Thereau e Cacciatore, giocatori importanti. Già era una squadra importante per la Serie A, ora anche di più».

Domani si sfidano Maran ed Allegri, tecnici che in carriera hai avuto modo di conoscere…
«Si, due allenatori che ho avuto in situazioni completamente diverse. Il Cagliari se vuole fare risultato dovrà giocare la partita perfetta: dovrà difendersi e ripartire in contropiede. In queste partite penso che tanto dipenda dall’approccio e dalla gestione della gara della Juve: non me ne voglia il Cagliari, ma se la Juve gioca da Juve è complicato per il Cagliari restare in partita. Però penso che i rossoblù abbiano delle buone armi per mettere in difficoltà la squadra di Allegri. Hanno un Pavoletti che arriva dall’esordio con gol in Nazionale e sta facendo bene, è un giocatore che trascina. E poi hanno tanti altri bravi giocatori. Però, come ho detto, tanto dipenderà dalla Juventus».

A proposito di Nazionale, tu che hai vestito l’azzurro in passato cosa pensi dei tre rossoblù convocati da Mancini?
«La Nazionale di oggi è una squadra in costruzione, una squadra come il Cagliari che dà tre giocatori all’Italia è una cosa molto importante. Ricordo quando ci andarono Esposito e Langella… Quando una squadra dà tre giocatori all’Italia significa che è una squadra importante. Il Cagliari ha anche altri giocatori che possono far bene, penso a Cacciatore: ci ho giocato insieme ed è molto bravo. Arriva da un infortunio ed è arrivato a gennaio, ma anche lui secondo me avrebbe potuto giocarsi una chance per la Nazionale: è un giocatore molto sottovalutato, ma Fabrizio è veramente bravo. Può giocare sulle due fasce, ha qualità, spinta e corsa».

Torniamo indietro nel tempo. Stagione 2006/07: con la maglia del Cagliari giochi la prima stagione “piena”, con tante presenze, in Serie A.
«Sì, feci 36 presenze… ho un bellissimo ricordo, sono stato benissimo. Ho avuto Giampaolo, che per me è uno degli allenatori più forti in circolazione. Sa gestire determinate situazioni come pochi e lo sta dimostrando. Aveva solo bisogno di una società che gli desse fiducia e sta ripagando la Sampdoria facendogli fare molti milioni di plusvalenza, un allenatore preparato. Poi quando c’ero io a Cagliari c’era il presidente Cellino, una persona che ricordo con grande affetto. Con lui ho avuto un rapporto particolare. In Sardegna son stato veramente bene, anche perchè a Cagliari si vive non bene, di più (ride, ndr)... C’è sempre bel tempo, belle strutture calcistiche: il centro sportivo di Asseminello è bellissimo».

Tra l’altro quell’anno hai fatto anche il primo gol in Serie A…
«Sì, ho fatto il primo gol in Serie A contro il Palermo, vincemmo in casa per 1-0. Gol mio al 90′: su su una girata al volo di Suazo, la palla mi arrivò e dal centro dell’area la misi dentro».

Passando all’esperienza alla Juventus, com’è l’ambiente bianconero?
«Beh, quando si parla di mentalità vincente magari da fuori non si capisce appieno cosa significhi. Ma la mentalità che ha la Juve la vedi in campo, e lo dimostrano giorno per giorno. Già dalla sostituzione Conte-Allegri: si parla di un allenatore che ha continuato a vincere ed ha fatto crescere ulteriormente una squadra che già era importante».

Appesi gli scarpini al chiodo, Simone Pepe oggi fa il procuratore sportivo. Ma le informazioni al riguardo scarseggiano…
«Sì, ho sedici ragazzi tra settori giovanili e prime squadre ed è una cosa che mi piace. Avendo fatto il giocatore ed essendo stato tantissimo in vista non mi piace stare troppo in vista, motivo per cui non si sa tanto su ciò che faccio. Mi piace stare con i ragazzi, potrei andare in tv e nelle trasmissioni, essendo anche un ex giocatore, ma preferisco lavorare e dedicarmi ai ragazzi anzichè andare in giro come magari possono fare altri».

Tra i ragazzi che gestisci c’è qualche promessa?
«Non parlo mai dei ragazzi, secondo me ci sono dei ragazzi interessantissimi. Non a caso uno già sta all’Inter e per un altro potrebbe arrivare a breve la Juve. Detto questo, non mi va di fare nomi perchè i ragazzi devono stare tranquilli, non va bene caricarli di pressioni: devono vivere la loro età e fare il loro percorso senza sentirsi costantemente sotto esame. Io posso essere un valore aggiunto visto che certe situazioni le ho vissute vent’anni prima di loro».

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