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Cagliari, un occhio alle statistiche

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Una piccola analisi statistica sulle partite del Cagliari: come giocano i rossoblù quando vincono e quando perdono

Con lo 0-2 alla Sardegna Arena di ieri sera, il Cagliari ha prolungato il suo filotto negativo: 11 gare consecutive senza vittorie tra campionato e Coppa Italia, e le ultime sei sono state tutte sconfitte. I rossoblù di Di Francesco hanno visto una costante flessione del rendimento in campo, passando da fornire buonissime prestazioni contro avversari anche di livello superiore per quasi 90 minuti (vedasi Atalanta-Cagliari) a limitarsi a rendersi pericolosi in una quindicina di minuti, lasciando per la maggior parte della gara il pallino del gioco agli avversari. Con l’ausilio delle statistiche di alcuni match chiave del Cagliari di questa stagione fino ad ora, proviamo a capire cosa non sta funzionando negli ingranaggi del meccanismo progettato da Eusebio Di Francesco.

EQUILIBRIO DIFENSIVO – La prima peculiarità osservabile è quella del posizionamento medio della squadra durante la partita. Il dogma di Di Francesco in fase difensiva, infatti, è quello della pressione alta per recuperare il pallone in zone pericolose e dare il via alla ripartenza. E se è vero che alla prima partita può essere giustificabile non riuscire a mantenere un atteggiamento aggressivo (sia per abitudini diverse che per una condizione fisica ottimale non ancora raggiunta) come si è visto con il Sassuolo, quando la difesa mediamente rimaneva sulla trequarti avversaria, è anche doveroso osservare come nelle partite dove il Cagliari ha fatto più bella figura la linea della difesa non rimaneva altissima, ma tendeva a ripiegare e temporeggiare prima di affrontare l’attacco avversario. Questo è il caso sia della partita (pur persa per 5-2) contro l’Atalanta che delle vittorie contro Crotone e Sampdoria. Anche contro la Roma, l’uomo più basso dei rossoblù (Ceppitelli) manteneva una posizione quasi a ridosso della propria area di rigore, pur con un sistema di gioco diverso dal solito. Al contrario, nella gara di ieri contro il Milan e in quella contro il Benevento c’è stato un innalzamento della linea che portato una perdita di equilibrio. Confrontando questi atteggiamenti con i punti conquistati, quindi, si nota come per quanto il tecnico abruzzese chieda ai suoi di alzare il pressing in certe zone di campo, il Cagliari renda decisamente meglio quando non si scopre, ma aspetta e recupera palla con tutti i suoi effettivi.

ZAPPA-NANDEZ COPPIA D’ORO – Che il terzino destro ex Pescara sia un difensore con spiccata propensione alla spinta in attacco non c’è bisogno di ripeterlo. E questo si può notare anche dalle zone di attacco utilizzate dal Cagliari: complice la buonissima intesa, specialmente nelle prime giornate (prima di varie assenze), tra Zappa e Nandez, il Cagliari ha scelto spesso di attaccare gli avversari con la propria catena destra. Contro l’Atalanta si è giocato sulla destra il 42% delle azioni offensive, contro il Crotone il 36%, contro la Sampdoria il 45%, contro il Torino (prima vittoria stagionale, con una prestazione superlativa di Nandez e Zappa) addirittura il 51% delle volte. Nelle ultime uscite il trend si è invertito, sia per via dell’assenza sia di Nandez (Covid e squalifica) che di Zappa (scelta tecnica), ma anche per un cambio graduale nel sistema di gioco. Gli ultimi esperimenti nel modulo di Di Francesco hanno equilibrato il modo di attaccare dei rossoblù, fino ad arrivare alla gara di ieri: i sardi, infatti, hanno giocato più sulla fascia sinistra che sulla destra. Al ritorno di Nandez sarà curioso capire se Di Francesco vorrà tornare al 4-2-3-1 con l’uruguaiano sulla destra a proteggere Zappa, magari sacrificando uno tra Marin e Duncan per affiancare Nainggolan in cabina di regia, o se l’abruzzese cercherà ancora nuove alternative per far combaciare i pezzi del puzzle. Per ora quello che ha pagato di più in termini di punti è stato lo schieramento di Nandez sulla fascia, in grado di compiere una doppia fase preziosa per tutta la squadra: a Torino e a Cagliari contro Crotone e Sampdoria i due destri sono stati fondamentali per la vittoria.

POCO POSSESSO – Non è sicuramente la prerogativa del gioco di Di Francesco, ed è un dato che può lasciare il tempo che trova, ma a guardare le percentuali del possesso palla del Cagliari si nota perché i rossoblù soffrano così tanto in fase difensiva e abbiano difficoltà a creare occasioni da gol. I sardi, infatti, hanno avuto il predominio nel possesso del pallone solo in due gare di campionato: nel pareggio contro l’Udinese e nella vittoria contro la Samp. Nel resto delle occasioni gli avversari hanno mantenuto la sfera per un tempo maggiore, e si sa, la miglior difesa è l’attacco. I rossoblù hanno difficoltà in fase di costruzione, e per questo giocano di ripartenza, anche con buoni risultati. Peccato che, vuoi l’abilità degli allenatori avversari nel leggere la tattica offensiva del Cagliari, vuoi per imprecisione degli uomini di Di Francesco, dopo che nelle prime otto gare ufficiali il Cagliari non era mai andato a secco (eccezion fatta per la partita contro la Lazio), dopo la vittoria contro la Sampdoria i sardi non hanno trovato la rete per quattro volte su 13 uscite: una media di una partita senza gol ogni quattro, il doppio di quella precedente. E la mancanza di idee offensive, data anche dall’appannamento di Joao Pedro, si riflette nelle conclusioni portate dalla formazione cagliaritana verso la porta avversaria. Esemplare il match contro il Benevento, dove i rossoblù hanno calciato in porta per il 58% delle volte da fuori, mentre gli Stregoni nel 90% delle occasioni. Occasioni che, ovviamente, hanno una maggior possibilità di portare al gol: se in attacco il Cagliari è al dodicesimo posto per gol fatti, è la difesa a preoccupare, con 36 reti subite. Stiamo parlando della seconda peggiore in Italia, dietro soltanto all’ultima in classifica, cioè il Crotone, e non basta un Cragno in stato di grazia (miglior portiere in A per parate effettuate) ad evitare i danni. Inoltre la possibilità di far girare palla da anche occasione agli avversari di far correre a vuoto la difesa (portando alla mancanza di lucidità nelle scelte decisive o nelle marcature) e mantiene fuori dalla partita giocatori importanti per il sistema di gioco del Cagliari come Joao Pedro, Marin o Sottil, che fanno delle giocate palla al piede il loro punto di forza.

STABILITÀ – Nelle ultime uscite Di Francesco ha cambiato spesso volto al suo Cagliari, cercando di adattarlo all’avversario e alle defezione della rosa come un camaleonte all’ambiente che lo circonda. La mutazione, però, non ha dato gli esiti sperati: il 3-5-2, 4-3-2-1 e, all’inizio, 4-3-3 hanno portato la squadra un passo indietro sul piano del gioco. Il modulo che più è sembrato congeniale per i giocatori a disposizione finora è stato il 4-2-3-1 con cui il Cagliari ha trovato tutte le vittorie  finora ottenute. La speranza è che, finito un periodo di continue assenze per positività, infortuni e squalifiche, Di Francesco possa tornare a schierare la formazione titolare e, magari, tornare al sistema di gioco con cui i rossoblù sembravano aver fatto diversi passi avanti.

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