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Editoriale

Cagliari, pubblicità e sponsor senza cuore

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Cagliari, il prospettato avvicendamento fra sponsor tecnici visto alla luce dei tanti cambiamenti in casa rossoblù: il Contropiede firmato Mario Frongia

L’Adidas sui colori rossoblù. Con tanti saluti alla Macron, quella dell’intesa inossidabile, delle maglie del Centenario, dei completini che indossano centinaia di bimbi sparsi per le scuole calcio dell’Academy in Sardegna. Succede, qual è lo scandalo? Anzi, visto l’endemico e spesso spiazzante rituale da porte girevoli, in casa Cagliari c’è davvero poco da sorprendersi. Il club cambia spesso. Dagli allenatori ai giocatori, passando per preparatori atletici, addetti stampa, team manager, dirigenti. Per non parlare dei responsabili e dei tecnici del settore giovanile e dei direttori sportivi. Da Francesco Marroccu a Stefano Capozucca, Giovanni Rossi e Marcello Carli, tuttora in sella. Professionisti seri e preparati. Figuriamoci se il turn over del logo sulle casacche può mettere in crisi animo e coscienza. Il business non ha mai abbastanza cuore. E vabbè. Ma stavolta potrebbero esserci degli strascichi. E intanto, sarà un tantino complicato smerciare le tante maglie griffate Macron. A partire da quella del Centenario, abbastanza cara da lasciar pensare di essere in cachemire di Brunello Cucinelli. Ma non solo. Nata per entrare nella storia, la camiseta è riuscita in 90’ ad irritare sponsor istituzionali, la Regione, e privati, Ichnusa. Il motivo? I rispettivi loghi, contro il Milan – match di cartello con milioni di potenziali spettatori/acquirenti in mezzo mondo – non sono stati riprodotti e portati in giro per il campo da Nainggolan e soci. Geniale. Adesso gli addetti agli Store rossoblù dovranno essere bravi nel convincere la tifoseria che le maglie griffate Macron vanno comprate a qualsiasi prezzo. Meglio se scontato.

Dunque, in casa Cagliari è saltato lo sponsor. Prima del tempo, visto che Macron aveva un contratto fino al 2023. Parevano le nozze e l’intesa del secolo. Foto, strette di mano, baci e abbracci. Materiali e mercati, innovazione e tradizioni. Brusca frenata, si scende. Via l’uno, avanti l’altro. Un addio consensuale o gli avvocati stanno affilando le Montblanc? Si vedrà. Intanto, chi ci guadagna, è la domanda chiave che rimbalza in città. Di certo, per attitudine, passi già compiuti e dna, almeno in avvio una cosa è certa: la società di via Mameli non ci rimette. D’altronde, l’azienda tedesca ha pochi rivali su scala planetaria. In serie A le Tre Strisce vestono la Juve per circa 25 milioni di euro. Mettono le scarpe ai piedi a Pellegrini (in prestito proprio dalla Vecchia Signora), Joao Pedro e Nandez. Guarda caso pezzi pregiati, appetibili anche all’estero. Brasiliano e uruguagio dopo il lock-down, vada a finire come vada, potrebbero anche lasciare la Sardegna. Ma questa è un’altra storia sul filo del denaro. E dei presumibili ricavi. Altro che identità e storia. Quel che conta sempre più è il portafoglio. Ma anche qui, qual è, purtroppo, lo scandalo.

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