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Capozucca: «A Cagliari anni splendidi. Giulini ha idee innovative» – ESCLUSIVA

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A tu per tu con l’ex ds del Cagliari Stefano Capozucca. Dall’attualità relativa alle ipotesi di calciomercato e ribasso generale dei valori dei calciatori al passato in Sardegna

Artefice della squadra che ha vinto la Serie B prima e che ha concluso, da neopromossa, con un buon undicesimo posto la successiva stagione di A, Stefano Capozucca ricorda con piacere i tempi di Cagliari. Abbiamo raggiunto in esclusiva l’ex direttore sportivo rossoblu, reduce dall’esperienza al Genoa, per parlare sia dell’esperienza sarda che del momento vissuto dal calcio italiano. In particolare, da addetto ai lavori, Capozucca ci ha dato la sua opinione sull’ipotesi di un’unica sessione di calciomercato lunga quattro mesi e sulle ripercussioni che la crisi avrà sul valore di mercato dei calciatori.

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Direttore, che idea si è fatto del momento del calcio? Pensa che si riuscirà a concludere la stagione?
«C’è grande incertezza, è vero che c’è la volontà di terminare i campionati. Anche se, comunque vada, il campionato è irregolare perchè ci si sarà fermati per due mesi. C’è anche l’ipotesi che si chiuda qua».

I club spingono per salvare il salvabile, sullo sfondo una bolla che è pronta a scoppiare.
«Il problema principale è che non c’è unità d’intenti per via dei vari interessi economici individuali. Cellino, presidente del Brescia ultimo in classifica, cosa propone? Che si termini qui e si inizi la nuova stagione. La Lazio, che vede la possibilità di poter vincere il campionato, spinge per finire il torneo. Il Lecce vuol chiudere qui perchè magari pensa che si può salvare facendo retrocedere le ultime due…Insomma, ognuno guarda ai propri interessi perchè la situazione non è delle migliori. E soprattutto non è tanto la situazione attuale quanto quello che verrà dopo a dover preoccupare».

A proposito del dopo, pensa che i valori di mercato saranno ribassati?
«Secondo me dopo questo periodo, sperando che finisca in fretta, è chiaro che ne usciremo con un’economia con le ossa rotte. E lo stesso vale per il calcio, che non è un’isola a parte, fa parte di questo mondo e ne uscirà ridimensionato. Penso che ci vorrà qualche anno per riprendere ad essere quello che era. Il discorso riguarda sia gli stipendi dei calciatori che il mercato: non penso che circoleranno cifre folli nel prossimo calciomercato».

Come vede l’ipotesi di un calciomercato unico di quattro mesi?
«Questo dipenderà da quando ci saranno le date di inizio di questo campionato. Ma l’idea non mi piace, continuo a dire che il calciomercato debba durare un mese, al massimo due: è più che sufficiente. Anche considerando che penso che quest’anno ci saranno più scambi, vista la situazione. Non c’è bisogno di una sessione tanto lunga, si crea solo confusione».

Passiamo al Cagliari: si sarebbe aspettato una crescita tanto marcata?
«Non dimentichiamo la proprietà di prima, con Cellino che per tanti anni ha mantenuto il Cagliari in Serie A. Senza nulla togliere a questo, l’arrivo di Giulini – che ha idee innovative – ha prospettato al Cagliari una vita diversa, con diverse ambizioni. Ricordo che al mio primo anno abbiamo vinto subito in Serie B, il secondo anno ci siamo ben piazzati in Serie A chiudendo undicesimi. E poi c’è anche la costruzione del nuovo stadio, un progetto importante per una città come Cagliari che rappresenta un’isola. Ma soprattutto Giulini ha idee importanti per il Cagliari e per tutta la regione: secondo me il Cagliari è in buone mani, il presidente ha delle idee importanti. E’ normale che in un processo di crescita, che sta avvenendo, ci siano alti e bassi».

Ecco: la crescita dell’organico vista questa estate è più frutto di circostanze esterne (penso alla cessione di Barella) o era pianificata sin da quando lei era il ds?
«La cessione di Barella è stata fondamentale, ha portato tanti soldi al Cagliari. Ma a differenza di tanti altri presidenti Giulini ha il merito di aver reinvestito quanto incassato facendo una squadra importante. Purtroppo nell’ultimo periodo non sono arrivati i risultati, mi spiace che parte della tifoseria abbia avuto delle rimostranze nei confronti della squadra e del club. E’ normale che la partenza facesse prospettare l’Europa, ma io dico sempre che il Cagliari va amato per quello che sta facendo».

Han è un rimpianto? Pareva avere tutte le carte in regola.
«Sì, è un ragazzo che ha delle grandi qualità e quando ne ha avuto modo l’ha dimostrato. Poi ultimamente non l’ho più seguito però si è un po’ perso. Da quando si è iniziato a parlare di possibile passaggio alla Juve ha avuto un piccolo declino. Adesso, andando in Qatar, penso che sia uscito dai radar. Ha dato un senso negativo a quella che era stata la sua crescita».

In chiusura le chiedo il miglior acquisto nell’esperienza di Cagliari e quello che invece non ha reso quanto credeva.
«A Cagliari ho avuto anni splendidi, come risultati ed affetto da parte della gente. Di acquisti non è che ne abbiamo sbagliati tanti (ride, ndr). Posso parlare di Borriello che è arrivato a parametro zero ed ha fatto benissimo, ci ha dato una grande mano. Poi Padoin, anche lui arrivato per poco ed ha fatto bene. Forse mi aspettavo di più da Isla, su cui avevo tante aspettative. Lo stesso Bruno Alves è arrivato a parametro zero ed ha fatto bene. Forse, su tutti, il giocatore che pensavo potesse fare meglio è Di Gennaro: aveva delle qualità ma si è un po’ perso».

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