"Genio e sregolatezza", Fabian O'Neill/2 si racconta: «Tra 10 anni? Se continuo così non ci arrivo. Cellino? E' l'unica persona...» - Cagliari News 24
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2013

“Genio e sregolatezza”, Fabian O’Neill/2 si racconta: «Tra 10 anni? Se continuo così non ci arrivo. Cellino? E’ l’unica persona…»

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Di seguto la seconda parte dell’intervista rilasciata ai colleghi uruguayani dall’ex centrocampista di Cagliari, Juventus e Perugia Fabian O’Neill tradotta per voi dalla nostra redazione di Cagliarinews24. Si apre con i problemi avuti con l’attuale ct della nazionale Uruguayana Oscar Tabarez durante la sua esperienza a Cagliari (QUI la prima parte dell’intervista!):

Nel Cagliari hai avuto problemi con mister Tabarez. Hai detto che l’hai fatto licenziare.
“Sì però si impegnò, perchè andò al Milan poi. Non è che lo feci licenziare: il presidente mi adorava e teneva molto in conto la mia parola. Sono una persona che dice le cose in faccia e dissi al presidente che se fosse rimasto Tabarez me ne sarei andato io, a costo di perderci. Nel Perugia firmai per cinque anni a 7 milioni di dollari e dicevano che guadagnavo molto. Io gli dissi: ” Bene, se guadagno molto me ne vado, nessun problema”. Il problema con Tabarez sorse un giorno nel quale andammo a giocare una partita a Cremona contro la Cremonese, quando il giorno prima della partita una “brocca” mi colpì il gomito. Va bene, so che si stava giocando il posto ma non mi ha mai detto “scusa” né nient’altro. Mi ferì, allora andai e gli diedi un pugno. E lui mi mandò via. Presi l’aereo e tornai a Cagliari, parlai col presidente e gli dissi: “Se resta Tabarez me ne vado io”. Come un urguguaiano contro un suo connazionale? Io riconosco che non mi comportai bene, ma lui avrebbe potuto trattarmi in altro modo”.

Però dici che mandarono via Tabarez da Cagliari per questo.
“Sì, dopo parlai con il presidente e gli dissi che me ne andavo. A quel punto lo mandarono via. Dopo di lui arrivò Gregorio Perez, una persona stupenda. Non dico che Tabarez sia una cattiva persona, è stato un episodio. Alla guida della nazionale ha fatto cose spettacolari, non ho niente contro Tabarez”.

In una partita rifilasti tre pugni a Gennaro Gattuso.
“Mendez e Otero giocavano nel Vicenza e Paolo Montero nella Juventus. Loro dicevano sempre che Gattuso provocava i sudamericani. Io stavo in stanza con “Abeja” Abeijon e gli dissi: “Domani gli do un un pugno, non mi importa nulla”. E così fu. Nel corso di una marcatura stretta glielo rifilai con la speranza che ne ricevessi uno di ritorno. Però sembrava come volesse ammazzarmi. Proseguimmo con minacce (tutte in italiano) e da parte mia partì un altro pugno”.

Sei rimasto in contatto con qualche compagno che hai avuto in Europa?
No, solo a volte parlo con Cellino, il presidente del Cagliari vuole che vada a guidare una squadra nel settore giovanile rossoblù, però no. Non voglio andare via da qua”.

La ricchezza che hai accumulato finora ti dà da vivere senza preocuparti per il resto della tua vita?
“Non so se sarà sufficiente, la sto consumando. Quello che resta del guadagno sta per terminare”.

Quanti soldi hai accumulato?
“Avrò guadagnato 10 o 12 milioni. Però 7 o 8 me li hanno presi le mie ex mogli che sono più ricche di me, senza dubbio (ride, ndr). Però va bene, me la godo allo stesso modo”.

Hai mai preso sostanze per rendere meglio?
“No, mai. Il mio “doping” era un bicchiere di vino, eccome! Non mi fermavo mai (ride, ndr). Bevevo un bicchiere di vino col cibo prima delle partite, i cuochi me lo davano di nascosto”.

Cosa vuoi per i tuoi figli?
“Le ragazze che stiano bene, il maschio sta lì… dicono che giochi bene al calcio e io non so perchè non vado a vederlo.Vogliono che ne esca fuori un nuovo Fabian O’Neill, però questo è difficile”.

Dove ti immagini tra dieci anni?
Non mi immagino tra dieci anni. Mi vedo di giorno in giorno, non si sa quando arriva il momento della morte. Non faccio piani, la poca ricchezza che mi resta la lascio a mia moglie e ai miei figli. Mi diverto con il calcio qua, vivo giorno per gorno. Non penso mai al futuro. Se continuo a bere in questo modo, non arrivo ai prossimi dieci anni comunque”.

Non ti sei mai proposto di smettere?
“No, mi mandarono dallo psicologo o dallo psichiatra a Villa Carmen. Sette giorni e mi costò tantissimo”.

Qualcosa che avresti voluto fare e fino ad ora non hai potuto?
No, ciò che ho voluto fare l’ho sempre fatto. Cose buone o cattive che siano state”.

QUI la prima parte dell’intervista

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