Cagliari, Beretta: «Ecco come abbiamo rivoluzionato il settore giovanile» - Cagliari News 24
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2015

Cagliari, Beretta: «Ecco come abbiamo rivoluzionato il settore giovanile»

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Ha abbandonato la panchina per una nuova carriera: da tre mesi Mario Beretta è il responsabile del settore giovanile del Cagliari. Il lavoro sul campo non manca, perché continua a dare una mano agli allenatori e a tenere corsi di aggiornamento per i tecnici, ma il lavoro di programmazione e organizzazione lo appaga abbastanza. Beretta, che è convinto dell’importanza di gente preparata che insegni il calcio dalla base, ai microfoni di Tuttosport ha parlato del nuovo ruolo che gli ha affidato il presidente Tommaso Giulini.

 

«Già tempo fa gli avevo raccontato di questa mia idea, poi lui me lo ha chiesto e lo ha fatto nel momento giusto. Il presidente, con il consigliere delegato Alessandro Marino sono gli artefici del progetto di questo settore giovanile che io, con la collaborazione del ds Pierluigi Carta e di Oscar Erriu, ho cominciato a costruire», ha raccontato Beretta, che poi ha sottolineato la simbiosi tra la Sardegna e il Cagliari: «Su questo dobbiamo basare il nostro lavoro. Cercare di guardare all’interno della regione, valorizzando i sardi, pur non essendo chiusi verso l’esterno».

 

Il progetto è stato avviato con gli investimenti sulle strutture, i tecnici e lo scouting: è stato avviato un centro di formazione ad Alghero e uno vicino a Milano, è stato realizzato un campo sintetico, sono stati migliorati i trasporti e la foresteria, c’è uno psicologo a tempo pieno che segue i ragazzi. Un altro aspetto importante è, infatti, quello educativo: «Esigiamo il rispetto assoluto delle norme comportamentali, dell’uguaglianza e dell’attenzione alla scuola. Abbiamo spiegato ai genitori queste priorità su cui non sono ammesse eccezioni. Due ragazzi, la settimana scorsa, non si sono comportati bene in foresteria e sono finiti in tribuna». 

 

I risultati sono importanti, ma deve arrivare dopo un lavoro tecnico, tattico, motorio e comportamentale. Del resto per Beretta questa è l’unica strada per ottenerli: «Dal punto di vista tecnico, l’obiettivo è portare giocatori in prima squadra. Se non ci arrivano, vogliamo che comunque possano affrontare il calcio a livello professionistico e che siano una risorsa per il club. E se dovessero uscire dal Cagliari, che lo ricordino come scuola di vita e di calcio». 

 

I modelli di riferimento sono chiari: «Il Monza e il Como, dove a fine Anni 80 avevo iniziato ad allenare nelle giovanili, sono stati grandi scuole. Poi ho studiato tanti club: l’Ajax, l’Athletic Bilbao, l’Espanyol, Atalanta ed Empoli», ha spiegato Beretta, che poi ha approfondito il tema relativo alla scelta del Cagliari di puntare sui giovani per riconquistare la massima serie: «Anche a costo di scontrarsi con contraddizioni. L’Under 21 ci convoca 4 giocatori e il campionato non si ferma. Comunque le società devono sostenere gli allenatori che impiegano i giovani. E i tecnici dei settori giovanili devono lavorare per il club e non per se stessi o per la propria carriera. Così come i club non devono pretendere che si vinca a prescindere e devono investire: gli istruttori vanno incentivati, preparati e remunerati adeguatamente. Calabria e De Sciglio si stanno imponendo in A? Qui a Cagliari si sta imponendo Deiola… Bisogna solo tornare a far crescere i ragazzi: abbiamo qualità, competenza e materiale. Basta riaccenderci». 

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