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Zenga: «Se si riprende sarà un mini-campionato nuovo»

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L’allenatore del Cagliari Walter Zenga è stato ospite di Lele Adani per una chiacchierata via Instagram: le parole del tecnico rossoblù in collegamento da Assemini

In attesa che si diradino le nubi che al momento incombono sulla Serie A, sospesa fra la volontà di ripartire espressa dai club e le perplessità provenienti dalle istituzioni, Walter Zenga attende al centro sportivo di Assemini. L’allenatore del Cagliari oggi ha partecipato ad una diretta Instagram organizzata dal commentatore sportivo Lele Adani. Le parole del tecnico rossoblù: «Da allenatore ho sempre mandato i miei osservatori in giro, oggi la tecnologia aiuta molto noi allenatori con tutta una serie di dati che sarebbe difficile immagazzinare da soli. Per le immagini tanti usano i droni, io preferisco le riprese da più angolazioni. Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto e imparare, quando stavo ai New England Revolution mi confrontavo spesso con il coach dei Patriots: nel football americano è normale per un tecnico guardare le azioni dall’alto, è una cosa che aiuta a cogliere particolari in più».

LA RIPRESA DEL CALCIO – «Qui a Cagliari ho potuto fare pochi allenamenti ma già a marzo avevamo programmato allenamenti a gruppetti e con distanze perché volevamo prepararci a tutto. Sento parlare di ripresa o no del campionato, ma parliamo di tempi lunghi e dobbiamo prepararci. Se si riprende dopo tre mesi di stop è evidente che serva una grande attenzione sulla preparazione fisica. Se poi fra due mesi saremo ancora nella situazione attuale vorrà dire che ci saranno ancora problemi ben più gravi del calcio»

LA PREPARAZIONE – «In questi giorni gli allenamenti sono per forza di cose individuali e solo fisici, il preparatore conta più di me. Poi penseremo a una preparazione speciale per un mini torneo di 13 partite. Dovrò gestire la rosa stando attento a recuperi di forma e turnazioni. Mi tornerà utile l’esperienza fatta in Championship dove si gioca ogni pochi giorni, diventa allenante la partita stessa. Se riprenderemo inizierà un campionato nuovo; con la classifica di prima ma un torneo a sé».

CAGLIARI – Naturalmente c’è anche l’avventura rossoblù fra i temi toccati da Zenga: «La squadra è stimolante. Era entrata in una impasse strana dopo aver fatto molto bene con Maran. Poi sono entrati in stallo, ma hanno grandissime qualità. Quando hai un Joao Pedro che ti fa un gol come quello con la Roma, o uno con i numeri di Nandez vuol dire qualcosa. Pereiro in Champions ha giocato in diversi ruoli ad alti livelli, ovviamente avrà bisogno di un po’ di ambientamento ma è un bel giocatore. Ma sono tanti quelli forti, da Birsa a Simeone. Io guardo tutti, anche quelli che giocavano meno per inserirli bene. Oliva? Il paragone con Gargano non è sbagliato. Non dimentichiamo che a inizio stagione si sono rotti Pavoletti e Cragno ma sono arrivati Simeone e Olsen. Per non parlare di Nainggolan che sa giocare in tutti i ruoli del centrocampo; per me il top è da trequartista. Cagliari per me non è un trampolino, voglio essere qua fra un anno in mezzo a gente felice per quel che abbiamo fatto».

IL PASSATO DA PORTIERE – «Forse la mia migliore partita con l’Inter è stata una delle ultime, in finale di Coppa Uefa contro il Salisburgo: sapevo già che sarei andato via, è stato il finale perfetto. Il gol di Caniggia? Avevo fatto un Mondiale perfetto, purtroppo l’errore può sempre capitare ed è successo ad altri numeri uno. Il fuoriclasse deve saper superare subito sia l’errore che il gesto perfetto, guardare avanti sempre senza accontentarsi. In termini generali è vero che anche il portiere deve essere bravo con i piedi, ma per me prima di tutto deve saper parare».

SLIDING DOORS – Zenga torna anche sulle vicende della carriera di allenatore: «Dopo un anno e mezzo a Catania stavo per andare a Parma o Torino, finii per andare al Palermo di Zamparini: fu un errore, sarei dovuto restare a Catania a crescere ancora. Fra l’altro i rosanero avevano perso Liverani e Simplicio, ho pagato quella scelta. Alla Samp invece mi hanno fatto fuori nonostante fossimo noni in classifica, volevano Montella per andare in Champions e quasi quasi retrocedevano. A Crotone la retrocessione è stata un dolore forte, ero così svuotato che non me la sono sentita di restare in B».

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