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La salvezza non basta: perché è stato giusto dirsi addio

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Non ci sarà più Diego Lopez sulla panchina del Cagliari. Dopo una stagione di sofferenza è stato giusto dirsi addio

Il Cagliari ha annunciato che non proseguirà più il rapporto con Diego Lopez. Non un esonero, ma più una mancata conferma. Il 30 giugno scadrà il contratto e il tecnico uruguaiano sarà libero di poter proseguire la sua carriera in altre piazze. Doverosi i ringraziamenti per l’ex capitano rossoblù, così com’è stata giusta la scelta da parte della società di voler puntare su un altro profilo. Lo si era capito già dalle parole del ds Marcello Carli prima del Trofeo Sardegna: «Vogliamo un allenatore offensivo». Un identikit opposto alle caratteristiche di Lopez, che ha altre qualità, ma non ha mai fatto del bel gioco il suo marchio di fabbrica.

NON BASTA LA SALVEZZA – Non è bastato raggiungere la salvezza per restare sulla panchina della squadra del suo cuore. Troppi i momenti negativi di una stagione da dimenticare. Troppi gli errori tecnici e tattici. Troppe le partite in cui la squadra non è stata all’altezza. Troppo poca la fiducia verso un allenatore che ha rischiato seriamente l’esonero per due volte nel finale di stagione. La società ha deciso di non mandarlo via, non tanto per meriti e convinzioni, ma per motivi ben diversi come mancanza di alternative e volontà di non dare alibi ai giocatori. Una decisione che a posteriori ha funzionato. Eppure se dopo la sconfitta di Verona è saltato il direttore sportivo Giovanni Rossi per dare una scossa all’ambiente e se dopo la partita con la Sampdoria Carli ha ammesso di aver pensato seriamente all’esonero, qualcosa vorrà dire. La fiducia nel calcio è importante e lo si è visto anche con il caso Massimo Rastelli. L’allenatore campano, nonostante un 11° posto, è rimasto senza troppa convinzione, con una brutta conseguenza sui risultati a inizio campionato.

ERRORI – Non bisognerebbe mai giudicare un calciatore o un allenatore da una partita. Forse nemmeno da una stagione. E questo vale sia in positivo che in negativo. Le vittorie contro Fiorentina e Atalanta sono servite a salvare il Cagliari, non a cancellare quanto di brutto fatto nelle precedenti giornate. La scossa è stata più emotiva, di orgoglio, non tecnica. Ed è stato giusto così, perché era ciò che richiedeva quel momento. Quando nel corso della stagione però era necessario fare un salto di qualità tecnico e tattico, questo non è mai arrivato. Lopez è andato in crisi quando ha dovuto fare i conti con assenze importanti, come quella di Cigarini. La costruzione della rosa non ha aiutato, ma tra esperimenti falliti, poca convinzione nelle sue scelte e chiari errori, anche El Jefe ha buona parte delle sue colpe. Contro l’Inter, a causa delle assenze, ha preferito addirittura non giocarla. Poi ci sono state gare giocate per non perdere, in cui puntualmente si è perso, altre in cui non ha voluto osare per strappare i tre punti e altre ancora in cui non è riuscito a prendere le misure all’avversario a gara in corso. Troppe macchie, troppi errori, troppi punti lasciati per strada. E alla fine il Cagliari si è ritrovato terzultimo, dovendo fare un forcing nelle ultime giornate che si sarebbe potuto evitare con un po’ più di accuratezza.

VOLTARE PAGINA – Ripartire da Diego Lopez avrebbe rappresentato una grossa incognita. Sono stati pochi i momenti e le scelte in cui ha convinto realmente. L’obiettivo alla fine è stato raggiunto, anche quando il Cagliari sembrava ormai spacciato. Ma se Giulini e il club rossoblù vogliono evitare un’altra stagione di sofferenza come quella appena conclusa era quanto mai doveroso cambiare e voltare pagina. Ma sia chiaro: non basta prendere un nuovo tecnico, a prescindere da idee ed esperienza. Bisogna evitare di commettere gli stessi errori anche nella costruzione della rosa.

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