Ex Cagliari, Zola: «All'inizio trasferirsi al Chelsea non fu semplice, ecco perchè» - Cagliari News 24
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Ex Cagliari, Zola: «All’inizio trasferirsi al Chelsea non fu semplice, ecco perchè»

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Ex Cagliari: Gianfranco Zola, il quale per i rossoblù è stato sia allenatore che giocatore, ha parlato della sua esperienza in Inghilterra

Quest’oggi è stato intervistato in vista di Inghilterra-Italia, come riportato da TMW, un ex giocatore ed allenatore del Cagliari. Si tratta di Gianfranco Zola, il quale ha parlato della propria a esperienza in Inghilterra con la maglia del Chelsea e non solo. Il vicepresidente della Lega Pro ha presenziato all’evento ‘Italia-Inghilterra, derby d’Europa’, il qual è andato in scena presso l’ambasciata italiana a Londra. Le sue parole:

CAMPIONATO INGLESE – «All’inizio trasferirsi al Chelsea non fu semplice, arrivai in una nuova nazione e dovetti imparare tutto. Però molto bello, molto affascinante, stimolante non solo per me ma anche per tutta la mia famiglia. Quelli erano anni in cui in Italia c’era il miglior campionato al mondo e io – come Vialli e Di Matteo – facemmo una scelta controcorrente. Una scelta che poi ci ha ripagato, arrivavamo da un campionato più evoluto rispetto a quello inglese e avevamo un vantaggio, più conoscenze. In quegli anni gli inglesi non erano abituati ad avere un attaccante come me. Al Chelsea cominciai da centrocampista, poi dopo 2-3 partite Vialli si fece male e giocai attaccante. Da quel momento in poi non mi hanno più spostato»

VIALLI – «Lui, Di Matteo… Mi hanno permesso di entrare nel sistema calcio inglese più velocemente, loro avevano già 2-3 mesi di esperienza e mi hanno dato delle informazioni che mi hanno aiutato subito a rompere il ghiaccio. Poi s’è creata anche un’amicizia, ci frequentavamo molto anche fuori dal campo. Sono state delle cose fondamentali per me e per la mia famiglia»

CALCIO INGLESE – «Secondo me una esperienza all’estero fa bene a prescindere, conosci una nuova lingua e una nuova cultura. Poi il calcio inglese mi ha insegnato anche ad essere fisico, a non arrendermi mai. Una particolarità che mi ha colpito erano gli allenamenti: erano come partite, delle lotte, come si fosse in gara. L’intensità con cui ci si allenava era un qualcosa di superiore, c’è una intensità che altri campionati non hanno».

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