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Daniele Dessena, per amore del Cagliari

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L’ex capitano rossoblù Daniele Dessena ha lasciato il Cagliari dopo 8 stagioni consecutive

Quando un capitano lascia la propria squadra non si può mai essere contenti. Non lo è il Cagliari, lo è probabilmente ancora meno Daniele Dessena, che da oggi è diventato un nuovo giocatore del Brescia. Proprio lì a Brescia l’ormai ex capitano rossoblù ci ha rimesso una gamba, per amore del Cagliari. Per amore della maglia non si è mai tirato indietro da un contrasto, pur di arrivare primo sulla palla. In quel pomeriggio del 28 novembre 2015 arrivò per primo anticipando Coly, che invece lo colpì in pieno, procurandogli la frattura composta di tibia e perone. Ha fatto di tutto per recuperare, per tornare in campo, anche se è evidente che da allora non è più stato lo stesso. Quella doppietta al Palermo, alla sua prima partita da titolare dopo l’operazione, aveva quasi illuso. Dessena era tornato, era tornato più forte di prima. Invece è stata solo una bella favola senza lieto fine. Piano piano ha perso il posto, il suo minutaggio e le sue presenze si sono sempre più ridotte. L’anno scorso 566′ in appena 17 gare. Quest’anno è arrivato 344′ in 11 partite. Maran ha provato a farlo sentire di nuovo importante e anche il suo rendimento è salito di livello rispetto ad un anno fa. Ma non basta. Un buon capitano sa anche quando è il momento di lasciare. Sempre per amore della maglia e per amore del Cagliari. Quello a Dessena non lo toglierà mai nessuno.

DESSENA STORY – A Cagliari era arrivato da giovane centrocampista promettente, in prestito dalla Sampdoria nel 2009, a 22 anni. Gli è bastata una stagione per innamorarsi di quella terra e di quei colori che gli scorrevano nel sangue, con il nonno paterno originario di Benetutti. E non caso si è reso disponibile fin da subito quando di recente è nata la Nazionale sarda. In quel campionato segna tre gol, due nel giro di tre partite. Il primo da ex, a Parma, regala al Cagliari i 3 punti, realizzando il 2-0 dopo il vantaggio di Jeda. Il secondo a Catania è il più bello di tutti. Bello quanto inutile, visto che i rossoblù persero 2-1. Ma quella rovesciata, nonostante la sconfitta è entrata nella storia del club.

RITORNO – Una stagione e mezzo (e una retrocessione) dopo con la Sampdoria, Dessena torna a Cagliari a dicembre 2011, dimostrando di avere tanta voglia di vestire nuovamente quella maglia e quei colori. Realizza svariati gol, imponendosi come uno dei titolari di centrocampo, o come la prima alternativa, giocandosi quotidianamente il posto con Ekdal accanto a Conti e Nainggolan.

CAPITANO – Con Zeman la stagione più difficile, per lui e per il Cagliari. Fatica a trovare spazio, ma con il cambio di guida tecnica indossa per la prima volta la fascia da capitano in un CagliariCesena, gara vinta dai rossoblù per 2-1. Nel post partita dirà una delle sue più celebri frasi: «La fascia da capitano? Io e Rossettini eravamo i più anziani oggi, è toccata a me per la prima volta in campionato ed è un grande onore, ma i miei capitani restano Conti, Cossu e Pisano. Sono davvero importanti per noi». E capitano lo diventerà a tutti gli effetti in estate, quando il Cagliari dovrà ripartire dalla Serie B, dopo il ritiro di Daniele Conti e i saluti di Andrea Cossu (momentaneo) e Francesco Pisano.

INFORTUNIO – Inutile dire però che quel campionato di B, Daniele Dessena non se lo ricorderà per essere stato la prima volta capitano e nemmeno per la promozione o la vittoria per il campionato, ma più che altro per quel terribile infortunio di Brescia. Fa di tutto per continuare a dare il supporto alla squadra e si toglie la soddisfazione di giocare gli ultimi minuti di un Cagliari-Salernitana al Sant’Elia, in occasione della festa per il ritorno in A, nonostante non avesse ancora recuperato. Qualche settimana più tardi, in quello stesso stadio, alzerà al cielo la Coppa Ali della Vittoria, vinta dai compagni anche per lui.

DOPPIETTA ILLUSORIA – Che non avesse recuperato pienamente da quell’infortunio lo si è capito nel campionato seguente. Tornerà in campo solo a fine ottobre e alla sua prima da titolare, al Sant’Elia, sotto la Curva Nord, segna una doppietta memorabile contro il Palermo, in un match fondamentale in quel momento della stagione per la corsa salvezza.

ADDIO – È soltanto un’illusione momentanea, una temporanea onnipotenza. A dimostrarlo anche un calcio dato poche giornate dopo ad un tabellone, quando Rastelli a dicembre decide di toglierlo nel primo tempo per ribaltare una partita col Sassuolo, decisa poi da Farias (4-3 il risultato finale). L’anno scorso con Rastelli prima e con Lopez poi ha avuto poco spazio, poca fiducia, senza mai convincere nelle poche volte in cui ha messo piede in campo. Maran ha provato a rilanciarlo, ma in ballo c’era anche un contratto in scadenza a giugno che difficilmente sarebbe stato rinnovato. La chiamata di Cellino, il presidente che l’aveva portato a Cagliari nel 2009 e nuovamente nel 2011, è stata troppo forte per dire no. La sensazione è che il suo ciclo fosse ormai terminato. Dopo aver dato tutto quello che poteva, per amore del Cagliari, è stato giusto mettere la parola fine.

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