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La gavetta, il Cagliari, il mondiale sfiorato: Andrea Cossu si ritira

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Dalla gavetta nelle serie minori al sogno realizzato di giocare nel Cagliari, Andrea Cossu lascia il calcio giocato

Luci ed ombre. Una carriera cominciata forse troppo tardi ma conclusasi come ha sempre sognato, con la maglia del Cagliari cucita addosso. Da tifoso rossoblù sulle scalinate degli stadi della Penisola a uomo simbolo e calciatore imprescindibile della squadra della sua città. Andrea Cossu lascia il calcio giocato, appende gli scarpini al chiodo ed inizia a pensare a cosa fare da grande. L’ovazione della Sardegna Arena, ieri, gli ha fatto scappare qualche lacrima, come ha ammesso lui stesso. Inevitabile, dopo aver coronato un sogno. Soprattutto se si considerano le difficoltà incontrate lungo il cammino. I campetti polverosi di terra battuta con la maglia della Sirio, le gare con le giovanili della Johannes, l’esordio in C2 con l’Olbia, la chiamata dell’Hellas in Serie B, la favola vissuta con il Cagliari.

Sono tanti i pensieri passati nella testa di Andrea Cossu al momento dell’abbraccio della sua gente. E degli Sconvolts, il gruppo ultras di cui ha fatto parte e che ha deciso di portare sempre con sé con un tatuaggio sul polpaccio. La sua carriera, alla soglia dei 28 anni, sembrava destinata ad un’inesorabile spola tra C1 e B. Il no dopo il provino al Cagliari, da giovane, poi la rescissione del contratto dopo aver vestito la maglia che ha sempre sognato nel 2005/06. Sedotto e scaricato, Cossu torna per l’ennesima volta all’Hellas. Ma l’esperienza in Veneto stavolta è davvero al di sotto delle aspettative. Le gambe non girano, la testa è altrove. L’Hellas retrocede in C1 e per Cossu – nel mirino dei tifosi che gli rimproverano scarso impegno – sembra l’inizio della fine. Tutti i buoni propositi, le speranze riposte in lui da giovane, sembrano mandati alle ortiche.

Nel gennaio 2008, però, la svolta: il Cagliari di Cellino chiama di nuovo, Cossu non esita a rispondere. E risponde alla grande: dalla gara contro la Pro Sesto in Serie C al match in casa della Juventus nel giro di due settimane. Roba da far girare la testa. E non solo: è la squadra di Ballardini a girare, a macinare gioco e salire i gradini della classifica. Dopo aver chiuso il girone d’andata all’ultimo posto con appena 10 punti, la compagine sarda risale incredibilmente la graduatoria raggiungendo quella che a distanza di dieci anni è ancora definita la salvezza dei miracoli. Un risultato insperato e colto anche grazie ad un Cossu in versione trequartista. L’intuizione di Ballardini è vincente, per il Cagliari di allora ma soprattutto per il calciatore, che non sembra nemmeno lontano parente dell’esterno offensivo che faticava in Serie C. A suggellare quella salvezza, entrata di diritto nella storia del club, il primo gol in Serie A ad Udine. Un gol che consegnò vittoria e la certezza della permanenza in massima serie dei rossoblù.

La carriera di Andrea Cossu inizia, di fatto, a 28 anni. La testa è – come sempre – a Cagliari, ma stavolta anche il corpo è in Sardegna. E porta i colori della sua città. Cossu diventa titolare inamovibile della squadra, gli allenatori cambiano ma il modulo resta sempre il 4-3-1-2 con il numero 7 dietro le punte a far ciò che gli riesce meglio. Accarezzare la palla, stupire con i suoi filtranti e le sue finte, i suoi stop. Tecnica sopraffina, visione di gioco ben sopra la media, più di qualcuno si lancia in paragoni con Zola. E finalmente anche l’Italia inizia ad accorgersi del piccolo fantasista isolano: nel febbraio 2010 il ct azzurro Marcello Lippi lo convoca per un’amichevole contro il Camerun, Cossu parte titolare e dopo essersi scrollato di dosso l’emozione sforna idee ed assist a ripetizione per le punte azzurre. La dimostrazione che a certi livelli sarebbe potuto starci. Pre-convocato per i mondiali del 2010, viene escluso dalla lista dei 23 che raggiunge il Sudafrica ma tenuto in allerta per le precarie condizioni fisiche di Camoranesi. Alla fine niente mondiali per il rossoblù, che nella stagione successiva fa incetta di record: realizza 4 reti (record personale) ma soprattutto 13 assist, grazie ai quali si laurea miglior assist-man della Serie A 2011/12. Con il passare del tempo le gambe si appesantiscono, il cuore resta leggero e finalmente di casa al Sant’Elia.

La retrocessione del 2015 segna la fine di un ciclo, e con Conti e Pisano lascia il Cagliari. Ma l’approdo in Serie D all’Olbia, club in cui ha conosciuto il calcio professionistico, è un sacrificio – così lo ha definito ieri il dg rossoblù Passetti – per chiudere la carriera a Cagliari. L’estate scorsa l’annuncio del ritorno in rossoblù. Cossu fa da chioccia ai più giovani, è un perno dello spogliatoio e dà il suo contributo soprattutto nei minuti finali di gara. Le gambe non sono più quelle di prima, anche se la tecnica è la stessa ed a più riprese si vede. Ma c’è un tempo per tutto, ed a 38 anni il folletto sardo ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. Quel tempo che forse gli ha impedito una carriera diversa, perché conquistare la Serie A a 28 anni significa averne pochi altri per brillare ad alti livelli. Eppure Cossu non sognava altro che raggiungere il rossoblù e chiudere con l’abbraccio del proprio pubblico. Una carriera di alti e bassi, luci ed ombre, con quella svolta nel gennaio 2008 che gli ha cambiato la vita. Dal grigiore veneto della Serie C al sole della A con la maglia della sua terra, la Nazionale, i riflettori della massima serie. Poi la discesa nei dilettanti e la risalita per chiudere in rossoblù, abbracciato dal popolo cagliaritano e dai suoi Sconvolts.

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