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Editoriale

Cagliari, sliding doors

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Da Maran a Zenga: l’analisi delle ragioni dell’avvicendamento in corsa sulla panchina del Cagliari in una stagione che aveva acceso l’entusiasmo della piazza rossoblù

Un’esecuzione annunciata. Rolando Maran, il suo vice Maraner e il figlio del tecnico, Gianluca, vanno a casa. Biglietto di sola andata. Nel calcio mordi e fuggi va così. Al Cagliari, se possibile, va anche meglio. Ad appena tre giorni da un’intervista in cui la presidenza ribadiva totale adesione, fiducia e condivisione del lavoro-serietà-obiettivi del tecnico, ecco i tre fischi. Game over. Per una piazza allenata ai numeri di Massimo Cellino – ma sui social e non solo cresce il popolo di quanti dicono “ad averne” – è poca roba. Maran paga il conto per tutti. Si dirà, è la norma. Ma anche il tifoso-lettore-utente-consumatore più sbadato ha notato che nel vuoto per pieno l’allenatore dei tredici risultati utili di fila ha spremuto al massimo un tubetto che oltre non poteva e non può andare.

Bersaglio toppato. A meno che a gennaio non si fosse andati con rapidità sul mercato per due difensori, come annunciato dal direttore sportivo, Marcello Carli: «Cerchiamo un centrale». Invece, è partito Pinna, terzino rampante definito dai vertici societari “il futuro del club”. Poi, ecco Walukiewicz. Bravo e giovane. Ma senza paracadute in campionato e Coppa, contro CR7 e Lukaku in buona compagnia, non poteva e non è stato facile. Dunque, Maran. Con una difesa a pezzi – sugli infortuni di Cacciatore, Faragò, Mattiello e Ceppitelli: da quattro mesi out per una fascite plantare!, è meglio sorvolare – al dualismo CragnoOlsen: serve essere scienziati per capire che in un ruolo così delicato, con il fiesolano che corre per gli Europei e la società che deve capitalizzarne la valutazione, un simile quotidiano faccia a faccia sia alla lunga scomodo se non dannoso? Senza scordare le fatiche senza sosta di Klavan, 35 anni, e Pisacane, 34, da ottobre sempre in campo e senza ricambi. Più l’andamento a corrente e prestazioni alternate di Pellegrini, con Lykogiannis evidentemente ancora meno sul pezzo del romano della Juve.

Fiamma alta. In breve, il cerino in mano all’allenatore del Cagliari ha fatto il suo corso. Ben alimentato dal replay dello sfortunato infortunio di Pavoletti dopo una cena di gruppo, lanciato poi con Cigarini in conferenza stampa a spiegare quel che era accaduto dopo una settimana di audio e boatos pesanti. Insomma, un MaranSma. Ecco perché bisogna contare fino a dieci prima di crocifiggere il tecnico. Se arrivate a dodici, metteteci anche il braccio di ferro con Nandez e i suoi agenti – per questioni di denaro, ovvio – accesosi in concomitanza con un calo dell’uruguagio. In città si parla anche di un Premio per l’Europa chiesto dalla squadra quando si ballava tra le prime quattro d’Italia. Di certo è una balla. Comunque fosse pare che l’idea sia stata prontamente respinta dal club. Ma anche questa deve essere una gigantesca bufala. Intanto, Maran saluta. Pare avesse le ore contate anche nel match non giocato a Verona. Non lo sapremo mai. Adesso, la palla rimbalza dalle parti di Walter Zenga. In bocca al lupo.

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