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Nodo scadenze, a rischio in 9: il Cagliari riflette

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Oltre ai quattro elementi in scadenza, il Cagliari rischia di perdere i cinque elementi in prestito. Tra loro anche Olsen e Nainggolan

Messo (quasi) alle spalle il grande ostacolo sanitario per la ripresa, con un protocollo che giovedì troverà con ogni probabilità il placet del Governo, si inizia a pensare all’altra montagna. Una salita ripida, tutta da scalare, lastricata di incognite in una situazione mai verificatasi in tempi moderni: quella relativa all’aspetto giuridico dei contratti dei calciatori. Perchè la ripresa della Serie A, così come quella degli altri tornei europei, sforerà oltre il 30 giugno, data canonica in cui scadono i contratti.

La FIFA ha comunicato di non poter intervenire per differire le scadenze e, se in un primo momento la questione sembrava risolvibile a livello nazionale (in concerto con gli altri Stati), oggi questa rimane una possibilità marginale. Il massimo organismo calcistico ha dettato delle linee guida: i contratti in scadenza potranno essere prolungati sino al termine della stagione, allineando nuovamente le scadenze. Ma è una soluzione che andrà trovata singolarmente: non è possibile stabilire ed imporre delle decisioni, ogni club dovrà trattare autonomamente con i propri tesserati.

Una situazione di cui, al momento, il Cagliari sembra essersi occupato soltanto marginalmente. Almeno stando a sentire il direttore Marcello Carli: «Servirà una legge che regola tutti i calciatori. Non è possibile andare a parlare singolarmente con ognuno: la problematica va affrontata. Ma credo che alla fine diventerà una questione personale, in questo senso ho grande fiducia nei ragazzi».

In tema scadenze, in casa Cagliari i diretti interessati sono Cigarini, Rafael, Klavan e Cacciatore. In sostanza, le strade sono due: prolungare di un anno i contratti esclusivamente per non perdere i calciatori a fine giugno o trovare un più difficile accordo per i prossimi mesi, con nuova firma sino alla fine della stagione. Nell’ultima ipotesi la strada è e resterà in salita, considerando che un contratto di pochi mesi per i calciatori ha benefici minimi in termini di sicurezza sul futuro ed alti costi, col rischio di infortuni (amplificato dai due mesi di blocco e dalle gare ravvicinate). Da una parte le regole danno una mano ai club, che si trovano in mano l’ennesima matassa da sciogliere: in caso di mancato rinnovo, il calciatore svincolato non potrà vestire altre maglie sino al termine della stagione. Dovrebbe star fermo per altri mesi aggravando la situazione ed aggiungendo incognite al suo futuro. Carli, mostratosi quasi impreparato sull’argomento, ha ribadito – come suo solito – la fiducia nei calciatori.

Diverso il discorso relativo a Olsen, Pellegrini, Paloschi, Nainggolan e Mattiello: i cinque – come da contratto in essere – dovranno far ritorno ai rispettivi club dopo il 30 giugno. Torneranno a Roma, Juventus, SPAL, Inter ed Atalanta? Anche in questo caso vige l’incertezza: la situazione non è normata e difficilmente arriverà una disposizione apposita per sbrogliare la matassa in Serie A. Anche perchè la situazione è estremamente eterogenea e ci sarebbe il rischio di ledere diritti dell’uno o dell’altro club. Con tutta probabilità sarà necessario trovare singoli accordi tra società per superare quello che sin dalla pianificazione della ripresa si era presentato come uno degli ostacoli di maggior rilievo. E che forse è stato colpevolmente lasciato al margine dei discorsi troppo a lungo.

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