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Giulini: «Salary cap a livello europeo per far ripartire il calcio»

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Tommaso Giulini parla nel giorno del cinquantesimo anniversario dello Scudetto: il presidente del Cagliari su passato e futuro del calcio

Il 12 aprile è un giorno speciale tutti gli anni per i tifosi del Cagliari, oggi addirittura storico per i 50 anni esatti trascorsi dalla leggendaria conquista dello Scudetto. Il presidente rossoblù Tommaso Giulini ai microfoni di Sky Sport celebra l’anniversario ma guarda anche al futuro del calcio post emergenza Coronavirus.

LA FAVOLA SCUDETTO – I ricordi di Giulini: «Fu un giorno bellissimo per tutti noi, me la ricordo come la più bella favola che papà mi raccontava da piccolo, anche se all’epoca non capivo molto di dinamiche sociali. In questi giorni ritornano quelle emozioni. Quel Cagliari era un gruppo di amici, si vede tuttora la chimica che c’è tra di loro. Riva? Gianni Mura lo chiamava hombre vertical. Parecchi anni fa Riva gli disse in un’intervista che qui ci mandavano i carabinieri quando facevamo troppe bischerate. Mio padre arrivò qui alla fine degli anni Cinquanta e all’epoca era una terra di banditi al centro dell’isola. Tanti sono stati mandati in Sardegna, questa poi è diventata una terra dove poi si sceglie di rimanere, perché si interpreta il riscatto di un popolo intero. Il soprannome Rombo di Tuono diceva tutto: non aveva bisogno di essere nominato presidente onorario del Cagliari, lui è qualcosa di cui andiamo fieri».

IL CAGLIARI DI OGGI – Il presidente pensa anche alla squadra attuale: «Ho parlato con Zenga di quali sono i punti su cui un allenatore deve battere e anche lui mi ha risposto che bisogna lavorare sui rapporti tra i giocatori. Io e lui ci eravamo incrociati qualche volta a Dubai, poi quando si ha la possibilità di conoscerci in momenti come questi e si ha la possibilità di fare lunghe chiacchierate escono fuori emozioni, valori e ragionamenti che creano certi legami con le persone. Davanti abbiamo grandissima abbondanza, non vorrei essere nei panni di Zenga. Abbiamo Joao Pedro in grande forma con 16 gol, poi Simeone e giocatori di classe cristallina come Ragatzu BirsaPereiro che è arrivato a gennaio: non sarà facile trovare la formazione giusta. Potrà aiutare il fatto che le tredici partite che restano saranno molto ravvicinate. Il campionato potrebbe ricominciare a metà giugno e finire a fine luglio, quindi fare tanta rotazione sarebbe obbligatorio e la gestione dello spogliatoio potrebbe essere più agevole».

IL CALCIO DOPO LA CRISI – Per la rinascita del calcio dopo l’emergenza sanitaria, Giulini lancia una proposta di riforma: «Credo che questa crisi che durerà per qualche anno sia una grandissima opportunità per provare a ritrovare certi valori del passato. Dobbiamo essere bravi noi a ricostruire intorno a un calcio più umano e più povero, questo ci può aiutare per fare un mondo calcistico più equo. Io sono assolutamente contrario a tenere aperto il mercato mentre si gioca. Sento di 3-4 mesi, ma bisognerebbe fare trattative giusto per poche settimane, perché altrimenti si impedisce la creazione di quei rapporti umani. Si dovrebbe ragionare anche su un salary cap, così tutte le squadre possano avvicinarsi all’idea di competere. Il fair play finanziario ha funzionato poco, il modello NBA invece potrebbe evitare che la forbice si allarghi troppo con dei club che avranno difficoltà a ripartire. Sarebbe auspicabile aumentare la parte sui diritti televisivi. Il mio era un ragionamento più europeo, perché i club di grande dimensione competono a questo livello. Io temo che i grandi club escano molto meglio grazie ai forti sponsor mantenendo sempre le stesse risorse, mentre le società più piccole avranno difficoltà per qualche anno. Se tutti i club avessero un salary cap, la Champions League sarebbe molto più interessante e così via tutte le competizioni, questo eviterebbe anche le idee di superleghe perché ci sarebbe una Champions più avvincente e competitiva. Migliorando in queste competizioni, aumenterebbe anche il livello dei campionati. Per l’idea che ho dovrebbe partire tutto dall’UEFA andando a scendere poi sulle competizioni nazionali».

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