Telese: «Lo Scudetto del Cagliari è mito. Zenga? Credo in lui» - ESCLUSIVA - Cagliari News 24
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Telese: «Lo Scudetto del Cagliari è mito. Zenga? Credo in lui» – ESCLUSIVA

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A tu per tu con il giornalista e scrittore Luca Telese alla vigilia del centenario del Cagliari. L’epopea dello Scudetto raccontata nel suo ultimo libro e uno sguardo al futuro

L’ultima fatica di Luca Telese s’intitola Cuori Rossoblù e racconta, con l’ausilio delle voci dei protagonisti, le storie dei giocatori del Cagliari che diventarono Campioni d’Italia. Alla vigilia del centenario del club abbiamo raggiunto il giornalista per una chiacchierata su quell’epopea ma anche sui rossoblù che si apprestano a tornare in campo.

Luca, sbagliamo se diciamo che la storia di quello Scudetto è ormai leggenda?
«Il Cagliari dello Scudetto è entrato nella mitografia. Il primo ad assurgere al ruolo di eroe è stato Gigi Riva, ma poi è successo a tutti gli uomini di quella squadra. Ho passato ore a parlare con loro per realizzare il libro e devo dire che sono dei mattatori: hanno tempi comici e narrativi, mi sono divertito tantissimo».

Tu hai voluto mettere in primo piano le vicende umane di quelli che sono diventati Eroi
«Ci sono tante storie dietro quel gruppo, un’incredibile combinazione di tanti ragazzi orfani (e ho scoperto che lo era anche Scopigno). Una vera e propria squadra famiglia, con padri nobili e tutti i ruoli che appartengono a una grande famiglia. Il Filosofo poi è stato precursore dei tempi e finissimo conoscitore dell’animo umano. Ho voluto mettere l’accento proprio su questo incrocio di situazioni personali che ha dato vita, non casualmente, a un gruppo irripetibile».

Guardando invece al secolo intero, quale epoca rossoblù ti viene in mente per prima?
«Il “mio” Cagliari, quello a cui mi sono affezionato nell’età della maturità, è quello di Ranieri prima e Mazzone poi. Tutta la stagione degli uruguayani, con Enzo Francescoli al posto d’onore. Un giocatore incredibile, forse non è rimasto nella memoria collettiva – al di fuori di Cagliari – quanto avrebbe meritato per la sua. Più avanti mi ha appassionato la squadra col coltello fra i denti capitanata da Daniele Conti, un altro che ha deciso di diventare Sardo e un capitano capace di rispondere per le rime al suo presidente Cellino sul paragone con la famosa Cinquecento».

Veniamo alla stagione in corso, che idea ti sei fatto del brusco calo?
«Ho seguito allo stadio quasi tutte le gare giocate in continente e devo dire che a Lecce ho sofferto fisicamente. Il rinvio di un giorno, i rossoblù che in albergo sembravano leoni in gabbia e poi quel finale di gara terribile: lì credo che si sia rotto qualcosa, anche la sconfitta folle con la Lazio è figlia di quei fatti. In seguito Maran, che reputo persona molto per bene, forse ha perso sicurezza e ha cercato di schierare un Cagliari più guardingo snaturando quello spirito temerario che aveva spinto in alto la squadra».

Suona come una benedizione per il 4-3-3 che sta provando Walter Zenga
«Sono zenghiano, Walter ha già vinto uno scudetto passando tutta la quarantena ad Asseminello e dimostrando già un grandissimo attaccamento. Alla fine parla sempre il campo, ma lui è senza dubbio partito con il piede giusto».

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