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Nandez: «Sono felice della mia squadra. Mi sento sardo»

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Nahitan Nandez, la grande passione per la sua nuova terra e il Cagliari «Voglio onorare la maglia, con lo stesso numero che portava Abe»

Grinta, cuore, voglia di dare il meglio in campo. In quattro parole: Garra Charrua e Nahitan Nandez. El Leon, MaratoNandez, tanti sono i suoi soprannomi ormai. Lo si può chiamare come si vuole ma la sostanza non cambia. Perché Nahitan corre, corre, corre e non si ferma mai. D’altronde lo dice anche la Lega, il centrocampista uruguaiano è il giocatore della Serie A che corre per più chilometri a partita. E non solo: dà il tutto e per tutto, lo si trova da una parte all’altra, realizza anche tanti passaggi chiave, quelli che poi permettono di arrivare in zona gol. Poco fa si è conclusa la diretta di Radiolina con protagonista assoluto proprio Nandez che oltre a fare il punto della squadra e degli avversari di sabato, ha parlato del rapporto speciale instaurato con Cagliari e la Sardegna. Ecco le sue dichiarazioni.

LA COPPA ITALIA DALLA PANCHINA – «Stare a guardare la partita stando fermo e sapendo di non dover giocare è un po’ pesante. L’importante però è aver vinto e aver portato questo match a casa».

LA SQUADRA – «Con Diego (Godin, ndr.) c’è ovviamente un rapporto speciale. A dire la verità non ho un compagno preferito. Sto bene e vado d’accordo con ognuno di loro. Siamo un grande gruppo fatto di giocatori con qualità».

IL NUOVO Modulo – «La posizione in cui mi ha collocato il mister è la stessa che occupo in nazionale, quindi è stato facile per me adattarmi. Posso fare sia l’esterno che la mezzala. Sono molto contento del nuovo modulo perché  ha sicuramente dato un po’ più di equilibrio alla squadra».

L’AVVERSARIO PIÙ DIFFICILE – «Abbiamo affrontato squadre molto importanti e molto forti ma se proprio devo scegliere la più tosta dico l’Atalanta: è devastante. Però è da lì che è nato il Cagliari di oggi».

DIREZIONE BOLOGNA – «Sarà una gara difficile. È una squadra che lavora insieme da tanto tempo. Sono bravi a pressare, a palleggiare. Anche noi però siamo bravi. Abbiamo un mister con un’idea molto chiara che piano piano stiamo mettendo in pratica. Stiamo lavorando e siamo molto contenti di quello che stiamo facendo».

NANDEZ IL MARATONETA – «Mi piace correre ma mi piace soprattutto giocare a calcio. Io tra i migliori centrocampisti del mondo? No, dai. Ci sono tanti giocatori più forti di me».

IL SOPRANNOME – «Mi chiamano El Leon da quando giocavo nel Penarol, è stata la squadra in cui ho iniziato la mia carriera. Adesso mi sto convincendo, mi sento davvero un leone, non solo per i capelli!».

NANDEZ E GODIN – «Non so quante chiamate ho fatto per convincerlo. Ho mandato più messaggi a lui che a mia moglie! Godin per me è un amico, gli ho parlato di quanto Cagliari sia meravigliosa, abbiamo il mare. Possiamo andare in campagna se ci spostiamo un po’. È il capitano della nazionale uruguaiana, è stato il capitano dell’Atletico Madrid ma all’Inter qualcosa non è andato bene: Cagliari era il posto giusto per lui per ricominciare e sentirsi di nuovo importante».

LA NAZIONALE – «Per me è davvero tanto importante ma lo è per tutti i giocatori uruguaiani. Giocare nell’Uruguay del mister Tabarez è un onore». 

I SELFIE CON SIMEONE – «Ormai sono diventati una cosa abituale e anche simpatica. Quasi un mantra. Io e Giovanni ci divertiamo. Ci scattiamo una foto sia quando otteniamo risultati positivi sia quando invece le cose non vanno tanto bene».

IL RICORDO DEGLI URUGUAIANI NEL CAGLIARI – «Per noi uruguaiani un giocatore come Abe è importante. Ho tanti ricordi di lui anche perché mio padre me ne parlava spesso. Lui ha fatto la storia qui a Cagliari e questo è davvero ammirabile. Io e lui abbiamo lo stesso numero di maglia, è un’eredità bella ma anche pesante. Spero di fare bene.»

NAHITAN FUORI DAL CAMPO – «Mi piace molto il mare e Cagliari. Qui sono tranquillo. I tifosi quando mi vedono sono entusiasti ma rimangono sempre e comunque rispettosi. Mi trattano come se fossi uno di loro. Non mi avevano mai visto giocare se non dalle foto o dai video e quando sono arrivato l’anno scorso non mi aspettavo assolutamente di poter ricevere così tanto affetto da un popolo che ancora non mi conosceva».

IL RAPPORTO CON LA SARDEGNA – «Mi sono trovato bene dal primo momento perché c’è tutto: il mare, la campagna ma soprattutto la gente di qui è speciale, è gentile e vi assicuro, non è una cosa che si trova ovunque nel mondo. Mi fanno sentire un sardo in più ed è anche per questo che abbiamo deciso di far nascere il piccolo qui. Un anno non è tantissimo ma sto vivendo questa esperienza davvero intensamente. Non è facile trovare un posto, una città che ti fa sentire così, non un estraneo». 

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