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Cori razzisti, Muntari si sfoga: «Se non si fermano le partite queste cose continueranno ad accadere»

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Sulley Muntari ha spiegato perché ha abbandonato il campo nel finale di Cagliari-Pescara

Le protesta a muso duro. Prima con l’arbitro, poi con il quarto uomo e nuovamente con l’arbitro. Proteste rimaste inascoltate, accompagnate solo da un cartellino giallo e un’uscita dal campo volontaria. Nel referto finale dell’arbitro è stato espulso per aver abbandonato il terreno di gioco del Sant’Elia negli ultimi minuti di Cagliari-Pescara. Al termine del match, ai microfoni di Sky SportSulley Muntari ha spiegato perché: «Avete visto quello è successo. Facevano i cori, anche nel primo tempo. C’era un piccolo con un genitore e gli ho detto che non si fa e gli ho dato anche la maglia. Bisogna dargli il buon esempio, così tutto il mondo sarebbe perfetto. Nel secondo tempo è partito il coro della curva e gli ho detto “bravi, bravi”. L’arbitro mi ha detto di non parlare con il pubblico e mi ha fatto arrabbiare. L’arbitro deve fare tutto, non solo fischiare in campo, anche avere il coraggio di fermare la partita. Io sono stato anche calmo con il pubblico, ma l’arbitro si è avvicinato e mi ha fatto arrabbiare ancora di più. Non l’ho toccato perché ci sono regole che non me lo permettono, altrimenti sarebbe già sotto terra. Non ce l’avevo tanto con il pubblico, ma con l’arbitro che mi ha risposto in quel modo. Se non si fermano le partite queste cose continueranno ad accadere».

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