Luvumbo: «Ho pianto al primo gol in Serie A, i sardi sono magici. Vi racconto la mia infanzia» - Cagliari News 24
Connettiti con noi

Hanno Detto

Luvumbo: «Ho pianto al primo gol in Serie A, i sardi sono magici. Vi racconto la mia infanzia»

Pubblicato

su

Le dichiarazioni dell’attaccante del Cagliari Zito Luvumbo: ecco le dichiarazioni del centravanti di mister Claudio Ranieri

Ha parlato l’attaccante del Cagliari, Zito Luvumbo. Il centravanti angolano di mister Claudio Ranieri ha parlato presso il podcast del club Terzo Tempo su Spotify. Ecco le sue dichiarazioni.

ZITO – «Io sono un esterno e attaccante. Palanca è il mio quartiere, un luogo dove si gioca solo a pallone, lì è dove sono uscito a fare i miei primi tocchi di palla. Lì ho trovato la mia prima squadra. È lì che ho trovato la gente che mi ha dato la forza. “Tu devi continuare così”, “devi essere un giocatore importante in Angola”, questo è il mio Paese. Ci sono nato, lì c’è la mia vita. Mi manca molto, a volte penso ai miei amici, poi passa. A Cagliari fa tanto caldo come in Angola, mi mancano solo gli amici. Qui il clima è uguale. La musica? L’ascolto e la ballo, non riesco a restare fermo. L’Angola è allegra, felice, balla sempre»

I PRIMI PASSI – «Eravamo in tanti, lavoravamo tanto. Forse eravamo in 10, 2-3 sono diventati giocatori, C’era qualcuno più forte di me però la voglia di essere un calciatore ha fatto la differenza. Nel mio quartiere c’è la criminalità, la violenza e alcuni hanno pensato di prendere questa vita. Il primo di agosto sono stato notato dalla mia prima squadra, il Palanca. Eravamo in un campionato dove la mia era la squadra più piccola e poi mi sono ritrovato in una squadra più grande. Abbiamo fatto una partita e perso 6-1. Ho fatto un gol di merito e il mister mi ha visto, mi hanno contattato. Per me lui è un papà, mi ha aiutato tanto nella vita professionistica. Dopo un mese mi hanno fatto il contratto, sono rimasto in un’accademia. Mi ha aiutato perché ero fuori dalla criminalità e dalle violenze. Questo mi ha aiutato tanto, da lì è nata la mia storia vera, un passo per essere un calciatore. C’era il campo in erba, allenamento mattina e pomeriggio, c’era tutto»

CASA E INFANZIA – «La scuola? Non era la mia passione principale, c’era qualcosa in cui ero bravo, ma non come quando gioco a pallone. La mia infanzia? Sono cresciuto con mia zia, i miei genitori si sono lasciati e mia mamma era in un’altra città lontana, così come mio padre. Per non lasciarmi da solo, mio padre mi ha mandato da mia zia. La mia testa era solo calcio, ho iniziato a vedere la sofferenza quando sono venuto il mio primo anno in Italia. Posso dire di aver visto la sofferenza perché ho lasciato tutto, era tutto nuovo, tutto strano: lingua, abiti, il cibo, era tutto strano. Quindi posso dire che solo tre anni fa sentivo tanta sofferenza. Mi mancava mio padre, i miei amici, tutto»

PADRE – «Mio padre è il mio vero tifoso. Poi gli amici, ma mio padre soffre tanto quando mi faccio male, quando non sto bene, anche lui non sta bene. Non riesco a dire con le parole cosa rappresenta per me mio padre. Il mio esordio con il Cagliari? In Angola non c’è la Serie B. Cosa vuol dire fare gol per me? Non so come dirlo, per me far gol in questo momento e farmi vedere da mio padre è importante. Lui prima non era così attaccato al calcio, con tanta voglia divedere e di sapere. Adesso lo vedo impegnato, ha una forza molto grande quando faccio gol. Sono felice che possa esultare e fare un po’ di casino. Cagliari-Parma? Non l’ho chiamato perché mancava ancora una partita, ma quando siamo andati in Serie A è iniziata una festa per me»

PARMA – «La partita contro il Parma? Non mi hanno lasciato esultare però è stata la serata più bella della mia vita. E poi quella di Bari. Non mi piacciono i tatuaggi, ma se me ne dovessi fare uno mi tatuerei quelle due partite. Cosa ho pensato quando eravamo sotto di due gol? Mi stavo riscaldando e non ci volevo credere, mi stavo già lamentando, quando ho fatto il primo gol ho avuto la sensazione che potessi farne un altro. Ho causato il rigore e poi segnato un altro gol»

SERIE A «Primo gol in Serie A? Stavo piangendo, non pensavo che avrei fatto il mio primo gol in quella partita. Non ci potevo credere, è un sogno che si realizza. I tifosi? Mi viene la forza, la volontà di correre, di fare, di risolvere, è una cosa emozionante, straordinaria che non so come descrivere»

TIFOSI – «Da quando mi hanno annunciato al Cagliari è iniziato l’amore. I sardi sono magici, mi ricordo quando mi hanno annunciato e poi mi sono fatto male arrivavano i messaggi, “forza”, “ti aspettiamo”, mi davano la forza. Mi aspettavano? Sì, lo posso dire»

SOGNI E TIFO – «Voglio realizzare il sogno di giocare un Mondiale con la mia Nazionale. Noi angolani siamo uniti, pochi calciatori escono dall’Angola per andare in un campionato così. Questo dà una forza, rappresentare la presenza angolana. Non mi sono mai ritrovato in un posto in cui mi motivano così forte come l’Angola. A Cagliari c’è tanta motivazione. Penso che devo vincere, che sono tutti con noi, è una forza che inizia prima della partita»

RANIERI – «Per me è stato solo importante. Da quando è venuto il mister, senza togliere il lavoro di Liverani, sento che ho fatto un passo in più nella mia carriera. Al mio primo gol mi ha detto “fai il primo contro movimento, fai avanti e fai il taglio in profondità”, mi sono trovato di fronte al portiere e fatto gol. Ho pensato che devo sempre fare quello che dice il mister»

MAKOUMBOU – «Makoumbou? È un fratello per me. parliamo sempre quando le cose vanno bene, quando le cose vanno male. Abbiamo una storia simile. Lui è africano, io sono africano e il sangue africano non si batte, non ha eguali»

MESSAGGI – «Cosa dire al mio bambino? Quando guarda al come è il calcio in Angola adesso, gli direi di non fermarsi, non prendere un’altra strada, dare il massimo anche se so che non è facile, deve mantenere acceso il fuoco e andare avanti. Cosa direi ai piccoli sardi? Ci deve essere la voglia di lavorare e di realizzare il suo sogno»

ALTRO MESTIERE – «Non ho mai pensato a cosa avrei fatto nella mia vita se non fossi diventato un calciatore. In cosa crede Zito? In Dio, sempre in Dio. Decide lui la mia vita, da quando sono arrivato qua mi sono fatto male due volte, poi sono andato al Como non è andata bene, ma ero convinto che fra due o tre anni, di meno o di più, sarebbe arrivata una cosa bella, un qualcosa per sorridere. Per me Dio ha fatto una bella preparazione. Credete sempre nel vostro sogno»

Copyright 2024 © riproduzione riservata Cagliari News 24 – Registro Stampa Tribunale di Torino n. 50 del 07/09/2021 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26692 – PI 11028660014 Editore e proprietario: Sport Review S.r.l Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso a Cagliari Calcio S.p.A. Il marchio Cagliari Calcio è di esclusiva proprietà di Cagliari Calcio S.p.A.