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Le differenze tra il 3-4-1-2 del Cagliari di Zenga e quello dell’Atalanta

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Il Cagliari domenica ospita l’Atalanta alla Sardegna Arena: le due squadre hanno in comune lo stesso sistema di gioco, il 3-4-1-2

Basta avere lo stesso sistema di gioco per dire che due squadre giocano allo stesso modo? Ovviamente no. Conta l’interpretazione del modulo e le caratteristiche dei giocatori in campo. Ecco perché il 3-4-1-2 varato da Zenga ha poco e niente in comune rispetto a quello più collaudato dell’Atalanta di Gasperini. I due tecnici si affronteranno domenica sera (ore 19:30) alla Sardegna Arena per la 30ª giornata di campionato. Un bel banco di prova per il Cagliari da ambizioni europee.

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IL MODULO – Come detto, Cagliari Atalanta giocano entrambe con il 3-4-1-2. E quando Zenga ha fatto questa scelta, a partire dalla gara con la Spal e poi più concretamente contro il Torino, è giunto subito il paragone con la squadra rivelazione degli ultimi anni. A Ferrara Zenga aveva iniziato con il 3-4-1-2 schierando Ionita come incursore alle spalle di Joao Pedro e Simeone. Scelta poi cambiata in corsa, quando si è accorto della difficoltà che stava avendo la squadra ad uscire dalla pressione spallina senza un regista: si è adattato Rog e, fino all’ingresso di Cacciatore e Ragatzu, il Cagliari ha usato il 3-5-2. Con il ritorno di Radja Nainggolan, invece, Zenga ha lasciato il belga libero di svariare in posizione più avanzata sia contro il Torino sia contro il Bologna, con la coppia in mediana formata da Nandez e Rog.

SENZA REGISTA – Modulo a parte, l’unico altro punto in comune tra il Cagliari di Zenga e l’Atalanta di Gasperini è proprio quello di schierare in mezzo due centrocampisti tuttofare, senza un vero e proprio regista. Il playmaker rossoblù Luca Cigarini, dopo il rosso di Verona, è stato impiegato a gara in corso solo con il Torino. Spazio a Rog e Nandez, dunque, come de Roon e Freuler. Con il 3-4-1-2 e l’assenza di un vero regista a centrocampo, però, iniziano e finiscono le affinità tra le due squadre.

FASE D’IMPOSTAZIONE – Il Cagliari di Zenga si è comportato in modo molto diverso rispetto alle consuetudini dell’Atalanta di Gasperini. Anche in fase di impostazione. La costruzione di triangoli e linee di passaggio non può considerarsi un’esclusiva gasperiniana, ma semplicemente una necessità in fase di possesso di tutte le squadre. Si è visto poco il famoso inserimento del quinto opposto sul lato debole: solamente Pellegrini contro la Spal l’ha fatto con i tempi giusti, sfiorando il suo primo gol in Serie A. L’Atalanta sfrutta le fasce con la sovrapposizione di uno dei tre centrali, mentre finora il Cagliari ha fatto allargare i due centrocampisti, soprattutto Nandez sulla destra, per creare superiorità insieme all’esterno. È capitato che i centrali si staccassero per supportare la manovra offensiva, come per esempio Walukiewicz con il Torino o Lykogiannis a Bologna, ma non frequentemente come fanno invece i difensori nerazzurri. Anzi, sono stati più spunti personali palla al piede che dei veri appoggi.

FASE DIFENSIVA – Dal punto di vista difensivo, il Cagliari di Zenga si è finora comportato in maniera opposta all’Atalanta. Il gioco di Gasperini prevede una difesa individuale a tutto campo: i nerazzurri prendono come riferimento un uomo e lo seguono, senza lasciare gli inserimenti alla seconda o terza linea. Solamente sul lato debole – quello in cui non c’è il pallone – la marcatura è leggermente più allentata fino al cambio gioco. Altra caratteristica atalantina è quella del pressing a tutto campo, in particolar modo appena perso il possesso. La squadra cerca di recuperare immediatamente il pallone per fermare la transizione e al tempo stesso rendersi ancora più pericolosa rispetto ad un attacco manovrato: è il principio dell’ormai noto gegenpressing. Tutte caratteristiche che non si sono viste nella fase difensiva del nuovo Cagliari post Covid-19. Rinunciare ad una pressione alta e costante è quantomai legittimo, visti gli impegni ravvicinati e una condizione atletica tutt’altro che ottimale. La difesa non individuale ma a zona, invece, è una pura scelta tattica. Sono veramente poche le formazioni in Serie A che difendono a uomo come fa l’Atalanta.

GIOCATORI DIVERSI – Le differenze d’interpretazione del 3-4-1-2 di Cagliari Atalanta sono chiare. Affermare che Zenga stia plasmando la sua squadra sul modello gasperiniano è errato. Anche le caratteristiche degli interpreti non sono le stesse. Detto che in mezzo al campo entrambe le formazioni giocano senza regista, Rog Nandez hanno qualità diverse rispetto a de Roon e Freluer. I due rossoblù amano portare il pallone, mentre i due nerazzurri non cercano quasi mai il dribbling (sono entrambi sotto lo 0,5 di tentativi a gara). Al contrario Rog è il giocatore del Cagliari che dribbla più volte (1,7 a partita), mentre Nandez è il quinto (1 a partita). Nell’Atalanta a cucire e ricamare si abbassa spesso il Papu Gomez, giocatore dotato di qualità e fantasia, mentre Radja Nainggolan è più fisico, comunque tecnico ma con meno estro rispetto all’argentino. Capita che sulla trequarti giochi anche Pasalic, bravo a inserirsi e creare superiorità in area di rigore grazie ai suoi centimetri e la predisposizione nel gioco aereo. Il Ninja preferisce invece restare al limite per tentare la conclusione dalla distanza (nessuno ha segnato tanto da fuori area come lui in A). Imparagonabili gli attaccanti: a causa dell’infortunio di Pavoletti e della partenza di Cerri a gennaio, nessuno tra quelli del Cagliari è fisico come Duvan Zapata, mentre Ilicic da una parte e Joao Pedro dall’altra sono due attaccanti atipici in grado di segnare in ogni modo. Simeone attacca meglio di chiunque la profondità, mentre Muriel preferisce ricevere la palla sui piedi e tentare la soluzione personale. Le squadre che domenica si affronteranno alla Sardegna Arena avranno caratteristiche, giocatori e modo di interpretare il 3-4-1-2 in modo diverso, ammesso che Zenga decida di confermare lo stesso modulo viste le numerose assenze in difesa.

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