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Jeda: «Sono andato via da Cagliari perché erano sorti dei problemi con Bisoli»

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Jedaias Capucho Neves, per tutti Jeda, ha parlato di diversi temi tra Bisoli, l’ex presidente Cellino e tanto altro ancora

Nella giornata di ieri l’ex attaccante del Cagliari Jedaias Capucho Neves, conosciuto dai più come Jeda, è stato ospite del podcast Tutti Teorici degli youtubers Luca Toselli, Simone Filippone e Luca Mastrangelo. Queste le sue parole:

PROBLEMI CON BISOLI – «Io, quando sono andato via da Cagliari, l’ho fatto prevalentemente perché erano sorti dei problemi con Bisoli all’inizio. Io l’ho odiato semplicemente per il fatto che mi ha fatto andare via da Cagliari. Perché io me sono andato per questi motivi da una squadra in cui mi ero detto che avrei finito la carriera. La delusione era tanta, non ho accettato di esser stato messo da parte dopo che ero diventato uno dei leader di quella squadra. Io personalmente sono sempre stato così, ma detto questo, io ora spesso commento le partite della serie B e sono il primo a fargli i complimenti per quello che sta facendo. Io non gliene dico di tutti i colori perché abbiamo avuto problemi. Secondo me è sbagliato perché così entri in una cosa personale e non va bene»

ACQUAFRESCA E MATRI«Quando sei giovane ed hai una responsabilità indossando la maglia di una squadra importante (riferito a Vlahovic n.d.r.) è difficile, secondo me quello è stato il problema di Robert. Ritengo non fosse il momento giusto di fare quel salto, doveva andare prima in una squadra intermedia o restare magari un altro anno a Cagliari per poi fare il salto. Anche con Matri si è visto questo quando, passando dalla Juve al Milan, gli hanno dato la responsabilità dell’attacco e di fare gol. Ha pesato questa cosa ma lui era già più esperto, aveva fatto un anno in più a Cagliari, era più maturo. Alla Juventus poi è stato aiutato perchè non è stato preso per fare l’attore princiale, c’erano anche altri giocatori che hanno aiutato in quel tipo di inserimento»

NAINGGOLAN – «Nainggolan era il numero uno. Lui a Roma ha avuto un percorso diverso rispetto all’Inter. E’ stata la voglia di Spalletti a farlo andare lì, io mi aspettavo che cambiando aria a Milano sarebbe stato diverso, mi aspettavo molto di più. Lui aveva questa caratteristica, negli allenamenti non lo vedevi mai sottotono o sottoritmo, era un giocatore che andava a tremila più degli altri, lui aveva questa caratteristica fisica; se tiri troppo la corda poi la paghi e a Milano è la prima volta che l’ho visto con molti infortuni, giocando di meno»

LOPEZ – «Difensori migliori con cui ho giocato? Credo Astori, la difesa a Cagliari era molto buona. Anche Lopez era un giocatore di grande furbizia, sapeva sempre dove mettersi, non era velocissimo ma era uno che comandava benissimo la difesa»

CELLINO – «Descriverlo? Il presidente non era uno di quelli che faceva le cose spettacolari da vedere. Quando stava zitto però ti stava osservando, giudicando e valuatando. Qualunque cosa tu faccia lui è sempre la che sta osservando, non c’è bisogno che lui parli. Lui ti capisce bene da come tu lo guardi e gli rispondi quando parla. Per esempio Tesser, non era una questione di campo (esonerato prima dell’esordio in campionato n.d.r.), ma a lui non lo convinceva come persona e personalità. Lui è un grande intenditore di calcio ma per i cambi di allenatore lui va troppo ad umore. Quando prese Allegri, che fece le prime cinque sconfitte, lui era un po’ scettico ma quella era stata una sua scelta e chiaramente non voleva smentire se stesso»

CONTI – «Credo sia stato uno dei migliori compagni che abbia mai avuto, una volta fece un gol alla Roma sotto al sette ed il padre rimase a guardarlo senza nessun smorfia, se l’aspettavata ormai. Lui andava a festeggiare come un pazzo ed i tifosi della Roma lo massacravano ma a lui non fregava niente»

JUVE-CAGLIARI – «Abbiamo vinto a Torino con il Cagliari ed ho visto per la prima volta Cellino che esultava, mi ha sorpreso, non faceva sempre quelle scene lì»

ASTORI – «Lui in poco tempo aveva dimostrato che era destinato ad una grande squadra. Era un giocatore con personalità e voglia di crescere. Lui è stato aiutato dalla squadra ma è cresciuto molto velocemente. Astori è sempre stato quel tipo di ragazzo lì, non gli piaceva la vita notturna, era un ragazzo molto semplice»

COSSU – «Giocatore molto bravo, un numero dieci perfetto. Mi ci trovavo a meraviglia, lui faceva un movimento ed io l’altro e viceversa, ci si intedeva molto bene. Quel Cagliari era molto complicato da affrontare».

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