Italia, Sacchi: «Con Mancini si gioca un calcio moderno e di dominio»
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Italia, Sacchi: «Con Mancini si gioca un calcio moderno e di dominio»

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Arrigo Sacchi ha analizzato il gioco che Roberto Mancini è riuscito a dare a questa Italia finalista a Euro 2020

Arrigo Sacchi, storico ex c.t. della Nazionale italiana, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport ha analizzato il gioco che Roberto Mancini è riuscito a dare a questa Italia che adesso si ritrova in finale di Euro 2020.

DOMINIO – «Il c.t., pur con poco tempo a disposizione, ha lavorato molto per riuscire a giocare un football di dominio, moderno e ottimista. Roberto è sulla strada giusta, ma in poco tempo non si può pensare di risolvere tutti i nostri antichi problemi. L’incontro con i maestri del calcio ballato, del possesso, del bello e dei grandi risultati, ci ha visti in ritardo e in difficoltà. Il lavoro del c.t. e degli azzurri sta dando risultati impensabili, ma il confronto con il dominus degli ultimi 10-11 anni ci ha detto che dobbiamo ulteriormente crescere».

SPAGNA – «La Nazionale ha pareggiato in campo e vinto ai rigori, ma gli iberici attualmente sono ancora avanti. La Spagna ha avuto tutti gli undici giocatori attivi che hanno partecipato al possesso e al pressing. Purtroppo, noi no. Il movimento continuo, la capacità di scegliere sempre la soluzione migliore e la collaborazione ne hanno facilitato soluzioni, autostima e idee. Quando gli azzurri avevano il pallone, le Furie Rosse aggredivano anche Donnarumma, mentre noi non potevamo farlo perché avevamo quasi sempre uno o due difensori in più del dovuto in difesa. Pertanto abbiamo giocato quasi tutto l’incontro in 9 o 10 contro 11 spagnoli. I loro difensori centrali erano praticamente sempre a sistema puro uno contro uno, mentre noi due o tre contro uno. Nel gol subito da Morata, Chiellini avrebbe dovuto scalare in avanti, così gli avrebbe impedito la progressione. La fortuna ha voluto che la squadra spagnola sia stata mediocre nelle conclusioni. Gli azzurri dovrebbero essere come un’armata, muoversi tutti a organetto avanti e indietro. Una vera squadra non solo nell’impegno, ma anche nel gioco e nell’organizzazione. Questa volta gli spagnoli sono stati padroni del campo e del gioco sfruttando una organicità e un movimento collettivo migliore. Domani è un altro giorno, fate tesoro dell’esperienza spagnola, Roberto ne troverà i pregi e i limiti e qualsiasi risultato per voi sarà possibile». 

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