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Gigi Riva spegne 79 candeline: tanti auguri alla leggenda del Cagliari

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L’incredibile storia tra Riva e Cagliari, tra un calciatore e un’isola, tra scetticismo e amore incondizionato

A Leggiuno, in provincia di Varese, il 7 novembre 1944 nasceva un uomo destinato a diventare il simbolo sportivo di una squadra, di una città, di un’isola intera. Gigi Riva spegne oggi 79 candeline; in Sardegna arrivò sessant’anni fa, ingaggiato dal Cagliari, con l’idea di lasciare il prima possibile, e invece non è più andato via. Non solo, ha anche scritto pagine indelebili sul campo di calcio come nei cuori della gente che lo ha amato più di qualunque altro giocatore in maglia rossoblù. Sono 315 le apparizioni in gare ufficiali con la maglia del Cagliari, 164 le reti segnate in maglia rossoblù. Fu uno dei protagonisti assoluti dello storico e indimenticabile Scudetto vinto nel 1970. Con la Nazionale italiana ha collezionato 42 presenze e marcato 35 gol, ottenendo una medaglia d’oro agli Europei disputati in Italia nel ’68 e quella d’argento al Mondiale in Messico nel ’70.

Nel 2011 Riva è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano, nel 2005 il Cagliari ha ritirato la maglia numero 11 in suo onore, le riviste sportive lo inseriscono ancora oggi nelle classifiche dei calciatori più forti di sempre (nel 1999 World Soccer lo collocò tra i 72 migliori giocatori del XX secolo). Atleta completo e professionista eccezionale, mancino, forte fisicamente ma dinamico e rapido nei movimenti, e con un calcio potentissimo, tanto da valergli il soprannome di “Rombo di tuono”, Riva è stato probabilmente l’attaccante più forte degli anni ’60 e ’70. Ma non sono i numeri o gli elogi da tutto il mondo (comunque emblematici di una carriera unica) che hanno fatto di Riva un’icona sportiva di un popolo intero, quanto il suo essersi calato nella dimensione isolana diventando parte di un intero che adesso si richiama a lui, in ogni campo di calcio, allo Stadio o in periferia. E non soltanto con i gol, ma con una cultura del lavoro e dedizione verso la causa che lo accomuna alla gente conosciuta sull’isola e che lo applaudiva durante le partite.

Gli esordi e il trionfo sull’isola

Il giovane Riva viene strappato al Legnano per 37 milioni di lire, nell’estate del ’63. Il ragazzo va in gol subito alla prima giornata, nella vittoria rossoblù ai danni del Prato. Con altre 7 marcature contribuì alla storica promozione nella massima serie. Nel ’65, al termine della stagione successiva, il club sardo, anche grazie alle reti segnate da Riva, tra cui una che valse la vittoria sulla Juventus il 31 gennaio. Il ragazzo è già un punto fermo dello schieramento rossoblù, conquista la Nazionale azzurra e si laurea capocannoniere nella stagione di Serie A 1966-67.

Nel ’69 soltanto Gianni Rivera riesce a strappargli il Pallone d’Oro, e per una manciata di voti. Preludio di ciò che accadrà l’anno successivo, quando il Cagliari raggiunge, anche grazie a una rete dell’attaccante il 12 aprile del 1970, il primo ed unico Scudetto della sua storia. Da quel momento Riva diventa un simbolo non soltanto calcistico, ma anche sociale. Il popolo sardo s’identifica in lui e viceversa: carattere forte, passionale, mai arrendevole, rispettoso nei confronti del sacrificio, della trasparenza e delle cose semplici. Riva intuisce che la Sardegna sarà per sempre casa sua, e neanche le lusinghe di grandi club (come la Juventus), che gli promettono un mare di soldi, fama e privilegi, riescono a strapparlo via da Cagliari.

In maglia Azzurra: a segno nella “Partita del Secolo”

Il 27 giugno del 1965 Riva, 20enne, esordisce con la maglia della Nazionale italiana. L’occasione è l’amichevole Ungheria-Italia, giocata a Budapest. In quella partita, l’attaccante diventa il primo giocatore nella storia del Cagliari ad aver indossato la maglia azzurra in campo. Nel ’68 arriva l’oro europeo, in casa, nell’edizione disputata sulla penisola, battendo in finale la Jugoslavia (al secondo tentativo, poiché la prima sfida terminò in pareggio).

Al Mondiale del ’70, in Messico, nei gironi di qualificazione Riva non riesce a segnare. Nei quarti di finale marca due volte il tabellone dei marcatori, ma è nella semifinale, contro la Germania, nella “Partita del Secolo”, che Riva mette a segno uno dei gol più importanti della storia italiana ai Mondiali. In finale gli Azzurri verranno superati dal Brasile. Ad oggi, il ragazzo di Leggiuno rimane il miglior marcatore della nostra Nazionale.

Icona di un calcio che non c’è più

Nel mondo del calcio odierno si parla spesso di assenza di giocatori-bandiera. Cifre astronomiche fanno cambiare casacca troppo spesso ai calciatori, le TV ed i giornali sono al corrente di ogni singolo pettegolezzo mettendo in mostra la vita privata degli atleti, sempre più ridotti a fenomeni da views. Gigi Riva rientra tra le icone del mondo del calcio che spesso vengono citate quando ci si richiama ad un calcio che oggi, inevitabilmente, non esiste più. Un calcio fatto di persone schiette, amanti del gioco e dei propri tifosi. Di persone che fanno di sacrificio ed obbiettivi collettivi una ragione di vita. Un calcio come quello che ha apprezzato l’incredibile storia tra Riva e Cagliari, tra un calciatore e un’isola, tra scetticismo e amore incondizionato. Storie, che oggi sembrano sempre più irrealizzabili, e per questo rimangono uniche e inimitabili.

Nel nome di Riva è stata fondata una Scuola Calcio, diversi fan club rossoblù, sono stati realizzati murales in tutta la Sardegna. Nessuno si sognerebbe di citarlo anche soltanto per secondo nella Top 11 di sempre del Cagliari: che è in realtà un Riva più altri 10.

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