Di Francesco: «Mi hanno dato del finito. A Cagliari il rinnovo poi...» - Cagliari News 24
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Di Francesco: «Mi hanno dato del finito. A Cagliari il rinnovo poi…»

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Eusebio Di Francesco, allenatore del Frosinone oltre che ex del Cagliari, ha rilasciato un’intervista per Cronache di Spogliatoio

L’inizio da tecnico promettente al Sassuolo, l’apice con la Roma e poi una lunga discesa fino alla voglia di mollare ai tempi della Sampdoria: questi sono stati gli ultimi anni di Eusebio Di Francesco. L’attuale allenatore del Frosinone – oltre che ex del Cagliari – ha rilasciato un’intervista per Cronache di Spogliatoio nella quale si è raccontato a lungo. Le sue parole:

RIASSUNTO – «A volte mi colpevolizzo più di quanto dovrei. I miei errori li ho pagati tutti. Più di così, credo non fosse possibile. Mi hanno dato del finito, del bollito. Gli ultimi 5 anni sono stati schifosi. Ho avuto troppe delusioni. E anche io ho deluso. Ci sono tante componenti che fanno la fortuna e la bravura di un allenatore: io non sono stato né bravo, né fortunato. Sicuramente, non nelle scelte: sono andato nei posti giusti ma nel momento sbagliato. Roma-Barcellona è stata la notte più bella, ma l’inizio della mia discesa».

CAGLIARI-FROSINONE – «Cagliari-Frosinone, vincevamo 0-3 a 20 minuti dalla fine. Abbiamo perso 4-3. Che batosta! Anni fa sarei stato un fiume in piena. Ma non sarebbe stato giusto. Sono rientrato negli spogliatoi, ho contato fino a 10 e ho detto poco o niente. Sono rimasto zitto per un giorno e mezzo e i ragazzi hanno subito quel mio silenzio più di tante parole. Poi ci siamo parlati e due giorni dopo abbiamo passato il turno in Coppa Italia. Un ragionamento costruttivo per ciò che sto vedendo ancora adesso. Psicologicamente potevamo restare scioccati.Un tempo sarei stato più crudo e diretto. Adesso so riconoscere quando dall’altra parte non c’è cattiveria o malizia, ma ragazzi giovani che passano attraverso la crescita».

LA DISCESA – «Dopo quel giorno, sono stato alla Sampdoria e dopo 2 partite, volevo dimettermi. Sono durato fino alla settima giornata per rispetto del mio staff, ma poi non ce l’ho fatta più: mi sentivo prigioniero come uomo. A Cagliari avevo iniziato bene, era arrivato anche il rinnovo, ma poi qualcosa si è rotto. Abbiamo deciso di rescindere. A Verona è stata l’esperienza peggiore, finita dopo 3 giornate. E poi, per due anni, sono rimasto a casa. Senza una squadra, senza poter allenare. Lontano».

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