Dario Silva: «A Cagliari sono diventato calciatore. L'addio? Dissapori con Ventura»
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Dario Silva: «A Cagliari sono diventato calciatore. L’addio? Dissapori con Ventura»

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Il Cagliari e la Sardegna gli sono rimasti nel cuore. Dario Silva non dimentica l’isola che gli ha aperto le porte del calcio europeo

Tornato in Sardegna a inizio gennaio per assistere a Cagliari-Juventus, Dario Silva ha ripercorso ai microfoni di Esquire.com il suo triennio in maglia rossoblù. Sa Pibinca arrivò sull’isola nel ’95. Quella cagliaritana fu la prima tappa in Europa per l’uruguaiano: «Sì, e Cagliari mi ha insegnato tutto quello che so come calciatore. Ho avuto la fortuna di arrivare insieme a Trapattoni, l’allenatore che mi ha insegnato a giocare con la squadra e per la squadra». Tuttavia il primo biennio non fu positivo e il Cagliari nel ’97 retrocedette in B: «Il dispiacere più grande della mia carriera».

LA PROMOZIONE E L’ADDIO – Poi l’immediata risalita nella massima serie: «Avevamo giocatori che si sono capiti immediatamente tra di loro, abbiamo capito come fare per tornare in A da subito. Eravamo un unico giocatore, tutti nella stessa barca. E amici anche fuori dal campo». A fine stagione però Dario lasciò la Sardegna a causa di qualche dissapore con Gian Piero Ventura: «Lo decisi io. Con Ventura c’erano dei problemi, chiesi un incontro al presidente Cellino. Eravamo io, lui e l’allenatore. Gli dissi: “Presidente, decida lei, o va via lui o vado via io”. Mi fece capire che non avrebbe rinunciato a Ventura, e così me ne andai».

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