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Il pallone galleggia sulle incognite. Ma la FIGC vuole tentare l’impresa

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FIGC, la priorità assoluta è terminare i campionati. Con una deadline forzata: il 30 giugno. In caso di fallimento del progetto, l’ipotesi più apprezzata è quella di playoff e playout

Dalle dichiarazioni tra le righe, da interpretare, alle prime certezze. Negli ultimi giorni, preso atto della reale situazione del Coronavirus e studiate le linee guida da seguire, il presidente federale Gravina ha più volte parlato pubblicamente evidenziando la necessità di terminare i campionati. Se è vero che ad oggi le priorità sono altre, è pur vero che in materia di calcio vanno studiate le strategie per concludere la stagione senza danni irreparabili.

In un primo momento, quando erano ancora da discutere accuratamente le prime mosse di fronte all’inaspettata pandemia di Covid-19, la FIGC aveva buttato giù – e reso pubbliche – tre opzioni: la più apprezzata (e spinta da Gravina) quella di disputare playoff e playout. Quella più difficile da veder attuata, invece, il congelamento della classifica attuale. Nelle prime battute la Federazione ha voluto disegnare ogni possibile scenario in attesa di avere più informazioni sulla pandemia. Resta inteso che, in tutto questo, la soluzione auspicata è sempre stata la ripresa del campionato. A qualche giorno dalle restrizioni del DPCM Io resto a casa, l’immensa mole di dubbi si è leggermente diradata. E le ultime uscite di Gravina vanno in un’unica direzione: riprendere e terminare i campionati. Con tutte le difficoltà che ne conseguono.

Ad oggi non sappiamo quando sarà possibile tornare alla vita a cui siamo abituati, tanto meno quando il pallone potrà tornare a rotolare. Ma la FIGC ragiona nell’ottica di terminare i tornei, lasciando al momento nel cassetto della scrivania le tre opzioni di cui sopra. Un indizio rilevante su quel che ne sarà di questa stagione arriverà martedì dalla riunione convocata dalla UEFA, alla quale parteciperanno tutte le federazioni associate. Con i campionati nazionali sospesi e lo stop di Champions League ed Europa League, lo scenario più plausibile – quasi forzato – è l’annuncio del rinvio di EURO 2020. Non a caso Gravina chiederà ufficialmente il rinvio a Ceferin. Sarebbe la soluzione più logica nel contesto attuale, con i campionati e le due maggiori manifestazioni continentali che potrebbero – una volta superata l’emergenza – concludersi oltre i termini previsti.

Termini che, però, sono improrogabili (o quasi). In Italia si sta già lavorando sui possibili scenari, con la deadline fissata da Gravina: il 30 giugno le competizioni dovranno essere concluse. Si tratta di un termine legato ad una moltitudine di scadenze difficilmente prorogabili in sincrono: per cominciare, l’ultimo giorno del mese è quello della chiusura dei bilanci economici. Oltre a questo, i contratti in essere trovano nel 30 giugno la data di scadenza: sorgerebbe, come abbiamo già avuto modo di scrivere, il problema per i tesserati in prestito e per i calciatori sui cui contratti pendono delle clausole particolari. In secondo piano, ma non meno spinose, le problematiche relative ad eventuali scadenze di partnership e sponsorizzazioni.

Quel che è certo, paradossalmente, è la presenza di tante incognite. Anche solo la conclusione dei campionati dovrebbe vedere l’allinearsi di più situazioni favorevoli. «Per concludere il campionato serviranno 45-60 giorni», ha spiegato ottimisticamente Gravina. Anche mettendo – per ipotesi – che entro la metà di aprile la situazione sarà tornata alla (quasi) normalità, non ci sarà tempo da perdere. Il margine è minimo, se non nullo, e le certezze scarseggiano. Ma la FIGC vuole tentare l’impresa.

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