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Castro tra musica, idoli e calcio: «Maran è il mio padre calcistico»

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Lucas Castro si racconta, tra la passione per la musica e quella per il pallone. A Cagliari ha seguito Maran: «Mi conosce meglio di chiunque…»

La rottura del crociato ha compromesso la sua prima stagione in Sardegna. Proprio quando il Cagliari di Maran sembrava aver trovato la quadra con lui dietro alle punte, Lucas Castro è stato costretto a fermarsi. Dopo 23 giornate di campionato saltate, il Pata è tornato in campo nel finale del match contro la Lazio realizzando anche l’assist per la rete di Pavoletti. Un ritorno con i fiocchi, prima di tornare in panchina nel match contro il Genoa. Al termine della stagione manca appena una partita e l’obiettivo primario è in cassaforte, ma il rientro dell’argentino in questo finale fa ben sperare per la prossima annata.

IL PATA CASTRO – Intervistato da DAZN, Lucas Castro ha parlato di sè, del suo passato ma anche del presente. Partendo non dal calcio, ma dall’altra grande passione: «La musica è parte di me ed è anche una cosa che facilita il rapporto coi compagni: a tutti piace la musica ed il fatto di suonare la chitarra o il piano ti fa avvicinare ai ragazzi, facilita il rapporto con loro. Perchè Pata? Significa piedone, quand’ero piccolo avevo una misura grande, il soprannome mi è rimasto da allora».

TRA MARAN E GLI IDOLI ARGENTINI – Dalla chitarra al pallone. Il primo argomento è il tecnico che più di tutti ha influito sulla sua carriera: «Maran l’ho avuto in tante squadre, ci conosciamo da anni. Mi conosce meglio di chiunque, mi ha fatto crescere come giocatore e come persona. Per cui sì, si può dire che sia il mio papà calcistico. Simoene? L’ho conosciuto quando ha iniziato la carriera da tecnico, ancora non era quello che di oggi ma già si vedeva chi sarebbe potuto diventare. L’ho avuto al Racing, quando rischiavamo di retrocedere. Alla fine abbiamo lottato per il titolo, arrivando secondi in classifica». Dai mentori agli idoli, da un ex centrocampista ad un altro. Il filo conduttore parla però sempre argentino: «Oltre a Maradona il mio idolo è Riquelme, vederlo giocare era incredibile: sembrava che danzasse in campo, aveva una tecnica mai vista. Anche se non tifo il Boca, guardavo le partite perchè c’era lui».

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