VOLATA SALVEZZA – «La persona giusta in questo momento è il mister. Come i giocatori ha sentimento per questa squadra. Può essere una linea criticabile, ma è la nostra. Nessuno deve scappare, noi ci mettiamo la faccia. L’appello ai tifosi non va fatto, loro stanno aspettando di darci una mano. Se la squadra si esprime come a Genova non possiamo pretendere nulla da loro, possiamo chiedere solo scusa. Sta a noi dimostrare che possiamo salvarci, senza scappare. Il destino dipende solo da noi, sappiamo che abbiamo un calendario difficile. Siamo noi che dobbiamo emozionare la gente. Hanno necessità e voglia di stare vicino a noi. La prestazione di Genova è stata deludente, ci ha messo tutti davanti ad una situazione che non pensavamo. Sono arrivato dopo quella gara con il Verona e contro l’Udinese ha tirato fuori le forze raschiando il fondo del barile, reagendo anche quando è andata sotto. Poi è arrivato il pari col Bologna e pensavamo che quei 4 punti ci avrebbero dato forza per un bel finale. Quando si tocca il fondo o ci si rialza o ci si rassegna. Io sono qui perché voglio trasmettere all’esterno che noi siamo questi. Abbiamo fatto delle stupidaggini, ma siamo quelli che devono salvare il Cagliari. Dobbiamo aspettarci che la gente in strada ci abbracci e che ci dica che siamo bravi? No, giustamente ci dice che sono incavolati e che dobbiamo tirare fuori gli attributi».
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FIDUCIA A LOPEZ – «Lunedì ci sono passate mille situazioni in testa. Non abbiamo parlato con nessun allenatore, se qualcuno ha le prove venga qui a dimostrarlo. Abbiamo preso questa strada, può essere anche quella sbagliata. Me ne prendo le responsabilità. È come se fossi qui da 15 anni, io credo in questa salvezza: è troppo facile lo scarica barile. Nella testa ci sono passati duemila pensieri. Già a fine primo tempo è stato difficile. Sono tre giorni che non dormo. Abbiamo preso una linea. Quando sono andato via da Genova sono tornato con la squadra. Il presidente è rimasto a Milano. È giusto tornare con la squadra quando le cose non vanno bene. Il giorno dopo ho chiamato l’allenatore e gli ho chiesto “mister, hai le forze per continuare?” e in lui ho visto le forze per proseguire. Il ritardo di una presa di posizione è arrivato perché ci abbiamo riflettuto, in modo leale con l’allenatore. Non pretendiamo che questa scelta piaccia. Si ha bisogno di un po’ di tempo per prendere le decisioni. Non volevo far passare il messaggio di confusione. Nella società non c’è confusione. C’è arrabbiatura e delusione, non confusione. C’è una linea, io sono convinto che pagherà. La squadra sta dando queste sensazioni che voi tutti vedete. Loro vanno messi davanti alla realtà. Se loro vogliono salvare il Cagliari e dimostrare che tengono alla maglia hanno tre partite per farlo, senza scappare, giocatori, allenatore e direttore sportivo».
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RIALZARSI – «C’è un problema di tenuta psicologica. Non è giocar bene o giocar male. Non vedo squadre – a parte due o tre – che fanno un calcio estetico di livello alto, anche la Juve che sta vincendo il campionato. Ora non c’è altra strada che metterli davanti alle loro responsabilità. In questo momento siamo considerati la favorita a retrocedere, noi dentro dobbiamo avere la forza di salvarci. Ci sono state tante componenti, come la squalifica di Joao Pedro, errori o sfortuna. Io non ho partecipato alla costruzione della squadra, l’idea però della società è quella di investire, spendendo tanto per giovani e per un centravanti importante. È una società che vuole crescere. Ora però stiamo facendo un altro discorso. Queste tre partite saranno importanti. Il nostro obiettivo sono queste tre, per riconquistare l’affetto della gente e la stima anche vostra. Il limite è psicologico. Domenica ho visto errori troppo grossi. In campo domenica ci vuole una partita di undici pazzi che hanno voglia di fare. Dobbiamo fare un’impresa e faremo un’impresa. Ciò che succede dentro spogliatoio resta nello spogliatoio. I miei ragazzi li difenderò sempre. Venti giorni fa sono venuto e se tornassi indietro tornerei con più forza. Chi sbaglia pagherà, c’è un regolamento interno. Contro la Roma giocheranno altri due al posto di Cigarini e Castan. Con la Roma dobbiamo andare a fare una pazzia per andare a rompergli le scatole. Se andrà male andremo a Firenze, ma da domenica dobbiamo ripartire. Sono stati fatti degli errori, ma abbiamo queste tre partite. Sarà motivo di soddisfazione vedervi festeggiare alla terza partite. Se invece sarete ancora incavolati ci prenderemo le nostre responsabilità».
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PROGETTI FUTURI – «Ho i miei modi e il mio carattere. Io non mi nascondo dietro a niente. C’è un’idea e una linea, può piacere e non piacere. Ciò che è successo due-tre mesi fa è importante. Ora ci restano tre partite. Io sono venuto qua a 20 giorni fa perché ci sono state una serie di cose che mi hanno emozionato, senza calcoli. In questo momento dobbiamo prendere tutte le nostre energie. Io ho 2000 idee per come vorrei il Cagliari, ma ora non contano. Io sono venuto qui, ho fatto il contratto di un anno. Se poi al termine della prossima stagione ci si piace, si prolunga il contratto: ho sempre fatto cosi».
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