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Il Paese rallenta ma il calcio tiene il sipario alzato. Ed il Titanic affonda…

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In un Paese che ha scelto di rallentare la sua produzione, il calcio può permettersi di tenere alto il sipario e continuare il suo spettacolo?

Una corsa contro il tempo, contro il Coronavirus e contro le infinite incognite che questo periodo buio si porta dietro. Il mondo del calcio ha, sinora, provato ad alzare un muro di fronte alla realtà. Con un unico obiettivo: tenere alto il sipario e concludere la stagione sportiva. Ma l’aggravarsi della situazione nel nostro Paese e nel resto del mondo ha, inevitabilmente, ricondotto l’universo del pallone alla realtà. Nel giro delle ultime ore quella che appariva l’ipotesi estrema è diventata (quasi) quella auspicabile. L’idea di tornare sui campi quando il contagio sarà ai minimi o addirittura a quota zero porta i vertici calcistici a progettare il rientro a giugno con proseguimento per tutto luglio. Un’ipotesi che richiederebbe, come già scritto, misure eccezionali, in primis la proroga delle scadenze dei vincoli dei tesserati ma anche dei contratti di locazione degli spazi utilizzati dai club.

Inutile sottolineare come, in una costruzione che già fatica a stare in piedi, l’aggiunta di ulteriori fattori esogeni (vedi le modifiche legislative per i contratti) aumenta la precarietà di ogni discorso e dunque le percentuali di fallimento. In quest’ottica c’è chi guarda avanti, dando la stagione attuale per persa. In mattinata ne ha parlato – con i suoi caratteristici toni – Massimo Cellino. Perchè se è vero che le perdite derivanti dalla sospensione definitiva della Serie A sarebbero enormi, è anche vero che sarebbe imprudente tirare la corda sino alla fine rischiando che si rompa. E rischiando – soprattutto – che il tonfo abbia ripercussioni sulla prossima, di stagione. Senza considerare che il mero calcio, svuotato di tutti i riflessi sociali che lo rendono speciale, ha poco senso d’esistere.

Tornando al paragone di Tommasi tra presidenti e musicisti del Titanic, c’è chi ha iniziato a predisporre le scialuppe. Altri, Lotito in primis, continuano a suonare mentre la nave affonda. E la domanda sorge spontanea: in un Paese che ha scelto di rallentare la sua produzione, il calcio può permettersi di tenere alto il sipario e continuare il suo spettacolo? Non è un caso che Gravina oggi abbia richiamato i club a ragionare per il bene comune, lasciando da parte gli interessi individuali. Tra musicisti che proseguono, imperterriti, a suonare in un teatro deserto e direttori d’orchestra (federali…) dediti allo spartito di The show must go on si tenta di trovare degli accordi per salvare la stagione. Accordi che, vista l’attuale situazione interna ed esterna, non possono che esser stonati.

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