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Editoriale

Cagliari, signori si nasce: Maran e il taglio dello stipendio

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Cagliari, mentre club e giocatori ragionano su un eventuale taglio degli ingaggi arriva il gesto di Rolando Maran e del suo staff che rinunciano allo stipendio di aprile

Rolando Maran si gode la sua Vicenza. Pare strano solo il parlarne: appena quattro mesi fa questo signore, perché di questo si tratta, ha sfidato la Lazio in casa per il terzo posto. O il quarto? Poco importa. Quella notte di dicembre, potrebbe esserci stato in palio anche il sesto posto della A. Parliamo di una partita che ha avuto addosso gli occhi dell’intero mondo pallonaro. Il gotha del calcio, zona scudetto e coppe. Difficile scordarla. Eppure, Rolando non è più alla guida del Cagliari. La Lazio ha vinto al settimo minuto di recupero, ha poi superato l’Inter e adesso, se si riparte, mette paura alla Juve. Il resto della storia è noto. Dopo tredici giornate a testa alta senza una sconfitta – dall’1-2 con Caicedo che ha gelato nell’extratime i sedicimila dell’Arena – sono arrivati undici risultati senza una vittoria.

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Ma le cose non accadono per caso. Un Cagliari spaesato, rosa corta, spogliatoio caldo, ruoli coperti a fatica, in campo e fuori, in tribunale per Nandez, un premio Europa (si narra) che pare non essersi mai concretizzato. A seguire, un mercato incompleto con due difensori promessi e mai visti, Pinna e Deiola, più i casi Castro e Cerri, dati in giro per l’Italia, il dualismo OlsenCragno, la lunghissima “fascite” di Ceppitelli, la cena galeotta e il nuovo infortunio di Pavoletti. Un piccolo grande inferno. Con il tecnico che si è ritrovato spalle al muro. Pressoché abbandonato dal club. Inchiodato, alla presentazione di Zenga, da frasi quali «Da tre mesi facciamo ridere l’Italia», «L’avrei mandato via dopo la sconfitta con il Genoa», «Maran era vuoto, non stava dando più nulla alla squadra». La sintesi delle parole del presidente Giulini che – appena due giorni prima della partita persa con la Roma in casa, costata la panchina all’allenatore veneto – ne aveva beatificato le doti su un quotidiano locale. Misteri insondabili o peggio.

Educazione di qualità. Eppure, nonostante gli abbiano indicato l’aeroporto facendogli pagare tutte le colpe con gli interessi, è fresca una news che dà la misura delle persone. Rolando Maran, il vice Christian Maraner e il figlio del tecnico Gianluca (match analyst) hanno accettato la richiesta del club rossoblù e rinunciato allo stipendio di aprile. Bello sforzo, sono sotto contratto e guadagnano un sacco di soldi per stare sul divano, potrebbe dire qualsiasi scienziato. Ma la questione è diversa. Il gesto – in un mondo popolato da squali, con business e marketing, spesso travestiti da nuovo stadio, vicinanza a tifosi, colori sociali, maglia e storia, come unico bersaglio – non è consueto. E fa onore all’allenatore che ha saputo mettere in piedi lo stadio di via Raimondo Carta Raspi, come in occasione del 5-2 contro la Fiorentina. A dirla tutta, un piccolo grande scudetto. Di etica e signorilità. Anche perché avviene a vantaggio di una società che non ha esitato – pandemia agli albori – a mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti. Intanto, è aperto il conto più saporito: al di là dei primi intenti, i giocatori non hanno ancora firmato l’intesa che porta alla rinuncia dello stipendio. Suerte.

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