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Trapani, Faggiano: «Cagliari, noi ci proviamo»

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Dopo aver costruito il Trapani, Daniele Faggiano lo ha visto crescere con Serse Cosmi. Nonostante le prestazioni mostrate in sfide che sulla carta apparivano impossibili (come con il Pescara), il direttore sportivo del club siciliano non vuol sentire parlare di promozione in Serie A: «Abbiamo battuto una grande squadra, che meriterebbe una classifica ancora migliore, ma non abbiamo tempo per esaltarci per i 7 punti conquistati in 3 incontri. La corsa verso la salvezza ci mette di fronte il Cagliari, che è di un’altra categoria», ha dichiarato Faggiano a La Gazzetta dello Sport.

 

Però ha assicurato che il Trapani proverà a mettere lo sgambetto al club sardo: «Con la formazione di Rastelli abbiamo perso in coppa Italia e in campionato, in particolare quel 4-1 è uno schiaffo che ancora ci fa male. Proveremo a mettere in difficoltà lo squadrone del presidente Giulini. Cosmi saprà stupire con le sue soluzioni tattiche. Non parlatemi di playoff: quando arriveremo oltre i 50 punti, che ci avvicinano alla salvezza, allora alzerò lo sguardo. Solo per curiosità…».

 

Il dirigente ha parlato poi della gestione del club granata, dove è stato allestito un gruppo di giocatori esperti, emergenti e svincolati che comporta una spesa di soli 2,9 milioni di euro: «La società poggia sui sacrifici della famiglia Morace. In un club come il Trapani mi sento trattato da serie A. Per noi, la salvezza in B vale quanto uno scudetto vinto da Juventus, Napoli, Inter o Roma. Nel nostro piccolo siamo un modello, anche se Chievo ed Empoli sono i nostri riferimenti. Pur felici per le ultime vittorie che ci hanno portato a ridosso della zona playoff, rimaniamo con i piedi per terra. Nella lotta per la promozione soffrono club che hanno investito fior di milioni… Dobbiamo aguzzare l’ingegno e scoprire giocatori in Lega Pro e anche in serie D, oppure di intravedere qualità in qualche ragazzo che in B non trova spazio. Tra gli incentivi “personalizzati”, abbiamo fissato diverse quote punti, e qualcuno ha anche voluto porre il traguardo playoff. Il presidente Morace non ama molto i bonus da concedere agli attaccanti in base ai gol segnati; il “comandante” ne fa una questione di ruolo, perché è preoccupato da quella forma di egoismo che potrebbe scattare nella punta, che prova a tirare di più in porta per raggiungere la sua meta-premio».

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