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Sonetti: «Il Cagliari deve tirare fuori la grinta»

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Nedo Sonetti, ex allenatore del Cagliari, si racconta in una lunga intervista radio. Ecco le sue dichiarazioni

Nedo Sonetti, dalla fine degli anni Novanta in poi, è stato considerato uno dei migliori allenatori in grado di risollevare i destini di quelle squadre che navigavano in cattive acque: ci è riuscito a Lecce, Ancona, Ascoli e Cagliari. Sonetti ha infatti guidato i rossoblù per ben tre volte: 2001/2002, 2005/2006, 2007 e, nella seconda occasione, indimenticabile, ha portato la squadra sarda a non rivivere l’incubo della retrocessione in Serie B. Oggi, l’ex allenatore rossoblù, più Generale che Sergente, è stato ospite della trasmissione radiofonica Il Cagliari in Diretta di Radiolina, in cui è stato invitato a raccontare la sua vita, la sua esperienza al Cagliari e a commentare il brutto periodo che la squadra sta vivendo. Ecco le sue parole.

IL CAGLIARI DI OGGI – «Sto seguendo con ansia le sorti del Cagliari. Eusebio è stato un mio giocatore, faccio il tifo per lui, per la città, per la squadra in una maniera incredibile. Riuscirà a tirarsi fuori da questa situazione».

DI FRA GIOCATORE – «Era abbastanza tecnico con grandissima volontà ma soprattutto tantissima intelligenza. Ho un bel ricordo di Eusebio, era uno di quei giocatori che, chiamati a fare delle osservazioni dal punto di vista tecnico e tattico, riusciva ad esprimersi in maniera ottima. Ho allenato altri che poi sono diventati allenatori del Cagliari, penso ad esempio a Walter Zenga che esordì nella Sambenedettese. Lui mi dette grandi soddisfazioni. Anche Lopez, Suazo, Abe che ricordo con grande stima e simpatia. Nell’anno della nostra salvezza eccezionale devo ricordare che David era riuscito a battere il record di Gigi Riva per quanto riguarda i gol segnati in una stagione».

I SUOI GIOCATORI – «Ho sempre avuto in squadra dei grandi ragazzi che porterò sempre nei miei ricordi. Chiamai Pisano “Bombetta” per il suo essere così esplosivo e determinato nonostante fosse davvero piccolo e come dimenticare quei cavalli pazzi di Esposito e Langella?».

COME SI SALVA IL CAGLIARI – «Cercando di metterci tutta la rabbia possibile. I ragazzi devono sapere che c’è un intera regione che sta tifando per loro. Capisco perfettamente il momento difficile ma devono tirare fuori tutto ciò che è nelle loro possibilità per raggiungere l’obiettivo. La percezione dall’esterno? Si deve dare qualcosa in più. Io dico che il Cagliari lo deve fare soprattutto nei momenti in cui si perde, ecco lì, deve portare alla luce qualcosa di nascosto, la lucidità, la grinta».

NEL CUORE DI NEDO – «Sicuramente i momenti passati tutti insieme, quando ottenemmo il grande risultato, evitando la retrocessione dalla B alla C e poi la grande salvezza in Serie A, quella fu una cosa straordinaria. Nonostante il momento particolare la squadra riuscì a reagire a dare tante soddisfazioni a me e al pubblico, non so a Cellino, lui è un animale strano».

ATALANTA – «Cagliari e Atalanta sono un pezzo della mia vita. La Dea, che io ho portato in Serie A ha conquistato una nuova dimensione in questi anni, è a un livello straordinario e la partita di domenica non potrà che essere difficile. Il Cagliari deve giocare con grande attenzione in tutte le fasi, al di là dei giocatori che verranno scelti, questo è il mio consiglio. Speriamo bene, dobbiamo mettere da parte la paura».

IL CALCIO DI OGGI – «Il calcio è cambiato soprattutto nella filosofia. C’è qualcuno che scimmiotta il gioco, il lavoro. La cosa che mi impressiona rispetto a quando allenavo io è la difficoltà che abbiamo messo ai nostri portieri, li abbiamo fatti diventare dei playmaker, questo è drammatico. Oggi io vedo delle squadre che mi fanno diventare matto: troppo pochi giocatori italiani in Serie A, dobbiamo guardare più le nostre Primavere, la Serie C. Il senso di appartenenza non esiste più. La colpa è del sistema ma anche dei procuratori, professionisti intelligenti per carità: hanno preso nelle loro mani tutto il mondo del calcio».

BARELLA – «Mi piace tantissimo. Peccato essere passato così in anticipo nel Cagliari, è un ragazzo straordinario: il centrocampista italiano più forte».

COME SI TROVEREBBE SONETTI NEL CALCIO DI OGGI – «Mi piacerebbe ritrovare lo stesso rapporto, quei rapporti che ero riuscito a creare con i giocatori del Cagliari. È questo che manca al calcio di oggi, non Sonetti ma lo spirito che avevamo in campo».

CAGLIARI – «Cosa mi manca di Cagliari, della città? Dire il mare sarebbe riduttivo. Mi piaceva l’entroterra, visitare i nuraghi, stare in mezzo alla campagna. Molti mi invitavano e mi mettevo a ballare il ballo sardo, a fare casino. È stata un’esperienza straordinaria, mi manca la Sardegna».

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