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Cagliari, Simeone: «Primi sei mesi super, poi… Nazionale? Ci penso sempre»

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Simeone si racconta a ESPN: il desiderio di tornare a vestire la maglia dell’Argentina, esperienza di Cagliari e la necessità di cautela nella ripresa della Serie A

Giovanni Simeone ha rilasciato un’intervista a ESPN in cui ha ripercorso le sue tappe tra club e nazionale. Partendo dallo stretto presente: «Capisco che l’intero paese stia perdendo denaro, ma la cosa più importante è la salute. Per me il campionato dovrebbe iniziare quando il rischio di contagio è zero. Stiamo mettendo a rischio la nostra vita: c’è il pericolo di salire su un aereo, di andare in un hotel con persone che potresti non conoscere…La paura è lì. La situazione è molto difficile: siamo ancora molto coinvolti, ci stiamo appena rialzando».

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CAGLIARI – Spazio poi all’esperienza in rossoblu: «A Cagliari cercavo continuità. I primi sei mesi sono stati molto buoni, siamo stati in un momento incredibile finché non abbiamo giocato con i grandi e abbiamo iniziato a perdere. Fin dall’infanzia ho sempre sognato di giocare in Italia: ho trascorso più tempo a Roma e Milano che in qualsiasi altro posto… Lo desideravo così tanto che quando sono arrivato non mi è costato molto adattarmi. È un posto super carino, che adoro. Mangi bene, vivi molto bene, con molta calma».

NAZIONALE – La prima chiamata dall’Argentina non si scorda mai: «Ero nella preseason in Germania e Germán Pezzella mi ha chiamato per farmelo sapere. Non ci potevo credere, è stato incredibile. Ho debuttato segnando un gol, ma cerco sempre di farne altri. Futuro?  Preferisco non pensare a cosa succederà dopo il Qatar. Penso che se avrò un buon anno, forse potrò avere un’altra possibilità. Ora mi pongo degli obiettivi e questo genera motivazione. In ogni partita nel Cagliari penso alla Nazionale: spero che mi chiamino di nuovo. Mio padre mi ha detto che quando sei un giocatore della nazionale lo sei quando bevi acqua, quando mangi o quando fai il bagno: devi esserlo sempre e rispettare la maglia». E a proposito di papà Cholo: «Chi non vorrebbe essere allenato da un allenatore come il mio vecchio? È il miglior tecnico del mondo ed è nella migliore squadra del mondo».

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