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Ranieri a Sky: «Sentirsi isolano e sardo dà orgoglio e forza interiore, reagiremo»

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Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, è stato ospite di Giorgio Porrà nel programma “L’uomo della domenica”

Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, è ospite di Giorgio Porrà su SkySport nel programma “L’uomo della domenica”. Le parole del tecnico rossoblù raccolte in diretta da CagliariNews24:

SALVEZZA – «La cosa fu drammatica all’inizio. avevamo 9 punti al girone d’andata. Il Cagliari sembrava spacciato e da quel momento pensai che ce l’avremo fatta. Noi partivamo con il 3-5-2 e io la cambiavo con il 4-4-2. Ci salvammo con una giornata d’anticipo»

GIGI RIVA«Io ci ho giocato pure contro. Io marcai Bobo Gori, vincemmo 2-0. Lui mi ha sempre dato dell’eroe greco, di un qualcosa oltre. Per me sta lassù»

RITORNO AL CAGLIARI – «Il dubbio era fortissimo di non deludere i sardi o il bambino che c’è dentro di me. Quando lessi quell’articolo di Gigi pensai che il Cagliari ha veramente bisogno di una persona come Ranieri che si assumesse delle responsabilità. Perciò decisi di tornare al Cagliari»

LEGAME – «Mi sento dentro di me, calcisticamente, legato a Cagliari in maniera forte. Mi dicevano che se fossi andato a Cagliari mi sarei bruciato. Ma bruciato che? Per l’amor di Dio, il calcio è bellissimo. Io andai via solo per non sporcare quell’idea, quel sogno che volevo conoscere»

TESTACCIO – «Se io devo avere un flash dei miei genitori, li vedo la mattina presto che andavano via da casa, aprivano il negozio, mia madre che tornava per farci la colazione. Cose così. Come clienti c’era Gassman, Manfredi, io portavo la carne. Io ero il solito ragazzo esuberante. Come potevo andavo all’oratorio, menomale che c’erano gli oratori nelle chiese perché allora non c’erano le scuole calcio»

GIOVANE RANIERI E SCOPIGNO- «Ero un riflessivo, non mollavo mai. Per fortuna ci sono pochi errori documentabili. Il fatto che nel centro di Assemini ha la camera dedicata ai campioni che vinsero lo Scudetto. Ricordo il distacco di Scopigno. Sembrava che stesse fuori da tutto, dal mondo del calcio, che veleggiava sopra»

FEELING – «Io sostengo questo: tante volte penso che se si instaura un buon lavoro con tutti, dimostrando che sei intransigente con te stesso e con gli altri, tiri fuori il 100% dai ragazzi. Se io cerco il feeling con la squadra, quella squadra allora andrà bene»

GOL SERIE A – «Non è che ho fatto tanti gol in Serie A. Ricordo quando marcavo Rivera contro il Milan, ai tempi del Catanzaro. Segnai proprio perché marcavo Rivera. I miei piedi erano normali, erano quelli di un difensore. Non so se con il calcio attuale sarei attuale»

LEICESTER – «E’ una squadra che era abituata a lottare perché si era salvata l’anno precedente nell’ultimo mese. Erano un po’ come il Cagliari, erano abituati a lottare. Vardy era un tipo particolare. Non è mai venuto a nessuna cena. Però era, ecco, la sera della partita Chelsea-Tottenham invitò tutti quanti a casa sua. Era un leader riconosciuto anche se parlava poco»

VITTORIA PREMIER – «Era più un Cholo Simone. Quando ho incontrato il figlio, dissi di dire al padre che il Leicester ha giocato un po’ come l’Atletico. E’ stato l’anno che è stato baciato, contro le grandi andava bene. La cosa bella è che anche se stavamo sotto di due gol, il fatto che dico a tutti di non mollare nemmeno un secondo, iniziavamo a recuperare e vincere. Improvvisamente gli avversari cambiavano espressione, erano tutti convinti che saremo arrivati a fare gol e il gol arrivava»

KANTE’ – «Ma chi se lo immaginava? Giocavamo con l’uomo in più. Non mi stupiva se l’avrei visto segnare di testa. Se io lo vedo adesso, non lo riconosco. Non parlava mai. Se gli dicevo di non correre lui faceva sì con la testa e poi andava a correre»

L’UOMO – «L’analogia che dovevamo correre e non voltarci indietro… Io sono me stesso. Al 100% e forse anche in questo mi sento sardo. Voglio dare rispetto ed esigo rispetto. Mi basta questo per me. Io credo che faccia parte del mio carattere romano: lascia dietro, lasciali parlare e correre come Forrest Gump»

INCLUSIONE – «Io stavo in un quartiere con tanti indiani. Mi ringraziavano perché c’è stata una integrazione più forte con gli inglesi. Gli indiani erano ancora più famiglia con gli inglesi e questo mi faceva piacere»

FASCINO – «In ogni parte del mondo mi riconoscono. Non dico tutti, ma parecchi. Arrivavano lettere da ogni parte del mondo e si percepiva che ognuno di noi tifava per noi. Però io non vivo il momento, ci penserò dopo a quello che ho fatto»

BOCELLI – «Il bello è stato che dopo una settimana, Bocelli mi ha invitato a una sua manifestazione. Mi dice che ha cantato a Leicester ma che ha avuto l’impressione che non importasse molto di quello che stava facendo»

STILE SIR CLAUDIO – «Non mi piace essere esagitato, di essere l’impressione di essere un pazzoide, che dopo una sconfitta posso essere deluso o arrabbiato, ma devo rendere conto agli spettatori che l’hanno guardata. Non mi piace dire che c’era rigore, o non c’era questo o quest’altro. Abbiamo perso: manda giù e andiamo avanti»

VALORI – «I miei mi hanno insegnato di essere al cento per cento a disposizione del cliente alla macelleria. Sono nato con quella formazione, dare tutto sé stesso per gli altri. Prima quando non avevo vinto a Leicester ero il magnifico perdente, quello che arrivava secondo… se uno si va a vedere i momenti topici in cui sono stato, si renderebbe conto di ciò che ho fatto. Leicester e Cagliari sono solo due dei momenti»

ROMA – «Ho preso la Roma a zero punti in classifica. C’erano tifosi che volevano fermare il pullman e farci il funerale . Poi si è creato l’entusiasmo e mi porto dietro quello, non il funerale che ci volevano fare»

MOURINHO – «Io sono di quelli che se non puoi vincere, fatti i fatti tuoi. Se Mourinho è troppo bravo allora…»

SCONFITTA SCUDETTO – «Il mio stile ha vacillato? No. Come si fa a vacillare con Cassano»

LO STILE A BARI – «E’ quello che avevo detto ai miei giocatori. Se loro ci battono e vanno in Serie A, andiamo e gli stringiamo la mano. Quando ho sentito “Serie B Serie B” per quelli del Bari mi dispiaceva, non volevo fare il professore»

REAGISCI CAGLIARI – «Io l’ho detto all’inizio. Prenderemo delle libecciate e dobbiamo stare sereni e forti. Ovviamente dobbiamo reagire. Il sentirsi isolano e sentirsi sardo, è qualcosa che ti dà un orgoglio e una forza interiore che rappresenta tanta gente. Gente che ha lavorato, ha sofferto nelle miniere. Ricordo quando sono sceso non ricordo nemmeno quanto tempo sottoterra per andare a sostenere i minatori. Senti che devi fare qualcosa per questa gente»

SARDITA’ – «I sardi sono rispettosi e sanno stare al loro posto. Ho molti amici che non ho il tempo di chiamare e manco si fanno vedere e ormai è un anno che sto qua!»

SALUTO AL CAGLIARI – «Con i tifosi contenti, noi in Serie A ma soprattutto i tifosi contenti. Ecco come voglio andarmene dal Cagliari. Non sono un profeta. Sono una persona seria che ha amato lo sport e fatto di tutto per rispettarlo»

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