Pavoletti: «Ritornerò ad agosto. La Sardegna? Un paradiso» - Cagliari News 24
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Pavoletti: «Ritornerò ad agosto. La Sardegna? Un paradiso»

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L’attaccante del Cagliari Leonardo Pavoletti ha parlato in diretta sulla pagina di Instagram di Che Fatica La Vita Da Bomber

Leonardo Pavoletti prosegue la sua riabilitazione e si racconta in diretta sulla pagina Instagram di Che Fatica La Vita Da Bomber. Le parole dell’attaccante del Cagliari.

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RECUPERO«Sto iniziando a correre, è un bel passo. Ho ancora qualche fastidio, fa parte del percorso. Lo conosco bene avendolo affrontato anche di recente. Nella sfortuna di essermi fatto male, la riabilitazione postoperatoria era permessa durante l’emergenza. Se non la fai subito rischi di comprometterti la carriera».

NAZIONALE«La chiamata in Nazionale? La scopri dai social e dai giornali. Una delle ultime volte mi ha avvisato un dirigente a fine allenamento. La prima convocazione l’ho scoperta in tv. Il gol in Nazionale? Come tutte le cose te ne accorgi dopo. Ero teso perché avevo paura di non entrare. Mi era già capitato tre volte di riscaldarmi per tutto il secondo tempo e non entrare. Giocare in Nazionale e vivere l’ambiente è troppo bello. Senti la storia, sai di essere tra i migliori giocatori italiani e non devi mai abbassare la guardia. Come arriva il gol inizi a sentirti anche parte del progetto. Quella notte avrò preso sonno alle 5 nonostante fosse il gol del 6-0. Per me è stato come un gol in finale».

SRNAPavoletti ricambia il saluto di Srna in diretta, nel giorno del suo compleanno: «Darijo è un compagno eccezionale, ci litigavo spesso in allenamento perché volevamo sempre vincere».

TENNIS«Ho sempre avuti idoli solo nel calcio. Da piccolo giocavo a tennis perché mio padre è insegnante di tennis, allenava Volandri. Non usavo la testa (ride, ndr), non conoscevo ancora questa mia dote. Ho sempre visto grandi match con Federer e Nadal. Seguo anche il basket e il pugilato, ma pochissimo. Non ho mai pensato di giocare a basket. Mi piace vederlo, la cultura del basket, ma non avrei potuto giocarci».

SQUADREPavoletti risponde alle domande sulle squadre del suo passato: «Se dovessi tornare in una squadra? In Serie A, forse al Genoa. Sono molto affezionato però anche a Lanciano e Varese. Con il Lanciano ho fatto la promozione dalla C alla B, mentre con il Varese abbiamo raggiunto la salvezza in B ai playout. Dove non ho avuto l’opportunità di giocarmela? A Napoli, anche per colpa mia. Mi hanno apprezzato tanto umanamente, ma quando sono sceso in campo non ero forse pronto, tra l’infortunio e una squadra che girava a mille all’ora con un gioco in cui io arrancavo. Ho fatto fatica, mi dispiace. Bastava magari solo un gol per sbloccarmi e sentirmi partecipe anche in campo e non solo nello spogliatoio. Dove ho fatto la cazzata più grossa? Al Genoa, quando sono andato via nel momento d’oro. Ero il leader e ho provato a rimettermi in gioco a Napoli. Sono contento di averlo fatto, mi ha fatto crescere. Probabilmente era l’ultima chiamata per il grande salto, ci ho provato ed è andata male. Partire dalla Serie D e sfiorare di giocare la Champions League è tanta roba».

ANIMALE«Ho un maialino vietnamita come animale domestico. Pesa 100 chili, l’abbiamo messo a dieta. Ti butta giù la porta la mattina se non gli dai il latte. Ormai è un fratello, ha 10 anni. È con noi da tanto tempo».

GIOCATORI«Il giocatore più forte in Serie A? Togliendo Ronaldo, secondo me Immobile. Con lui inizi ogni partita sull’1-0. Siamo attaccanti diversi, ma mi piace. Nella mia squadra lo prenderei sempre. A chi mi ispiravo da piccolo? Van Basten. La mia famiglia è milanista e ho ancora tante cassette con i suoi gol. Aveva una classe infinita. Poi quando sono cresciuto Ronaldo il fenomeno. Tra i due non saprei chi scegliere. Il più forte con cui ho giocato? Hamsik era devastante. Poi Chellini in Nazionale, ha la stessa cattiveria in allenamento e partita. Il portiere che mi ha impressionato di più? Perin, siamo grandi amici, ma gli ho visto fare grandi cose. Anche Cragno è veramente forte. A volte ti viene voglia di dargli un pugno in testa. Lo conoscevo prima di Cagliari, ma ora è arrivato a grandi livelli. Avere lui in porta è una sicurezza, soprattutto per una squadra come noi».

GAVETTA «Se uno ha la testa o i mezzi, presto o tardi arriva. Se uno ragiona pensando ai procuratori, non può arrivare a certi livelli. Io sono partito dal basso e all’inizio non lo capivo. Mi incazzavo con il direttore del Sassuolo perché mi mandava sempre in prestito. Anni dopo ti rendi conto che non ci sarei potuto stare. Sono cresciuto e quando finalmente ho giocato ero pronto».

CAMPIONATO «Siamo partiti male con il Brescia, poi con l’Inter perdiamo su rigore. Dal 3-1 di Parma abbiamo iniziato a volare e vederli da fuori era davvero uno spettacolo. Quando voli però arriva il momento di calo e non ci siamo potuti riprendere nel modo giusto».

NAINGGOLAN «Radja poteva essere tra i più forti con cui ho giocato – prosegue Pavoletti -, ma insieme abbiamo fatto solo due-tre settimane. Vederlo da fuori è devastante. Purtroppo quest’anno è andata così».

RIENTRO – Pavoletti parla anche del suo possibile ritorno in campo: «Date certe non ce ne sono. Ad agosto passano i 6 mesi e avrei l’idoneità sportiva. Vediamo come va questo campionato. La ripresa va fatta per bene. Se ci sarà l’opportunità speriamo tutti di farlo. Magari nell’ultima partita 5 minuti li faccio pure. Se la situazione non migliora però è giusto pensare alla prossima stagione. Andare a giocare sapendo che puoi prendere il Coronavirus non è facile mentalmente, magari poi vai a contagiare persone a te care. Spero che tra un mese la situazione sia migliorata».

ALIMENTAZIONE – «Fino a 4 mesi fa mangiavo carne. Poi ho visto un documentario su Netflix sulla dieta vegetariana-vegana per il recupero dall’infortunio al crociato. Tutti hanno avuto grandi benefici. Tornerò a giocare tra 5-6 mesi e la sto provando. Il primo mese è stato duro, ero anche in Austria dove mangiano solo carne».

SARDEGNA UN PARADISO «Piede destro o testa? Testa. More o bionde? Sono più da mora, ho avuto poche bionde nella mia vita. Dove mi vedo tra 10 anni? Sono più da basta calcio, ma ho paura di pentirmene. Sto iniziando a pensare dove potrei stare. Allenatore sicuramente no, magari come dirigente o nel settore giovanile. Se tornassi indietro cosa cambierei? Il crociato è durato tanto, la testa sicuramente no, forse la voglia nei primi anni per svegliarmi un po’ prima. Ho capito dopo cosa volesse dire fare il calciatore. Il sardo? Uno dei dialetti più difficili che ho mai sentito. Mio figlio è nato a Cagliari, magari me lo insegnerà lui quando lo parlerà. Qui in Sardegna si sta benissimo, c’è il sole anche a gennaio. È un paradiso», conclude Pavoletti.

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