Mazzarri a il Cagliari in diretta: «Pensavo fosse più facile, ma ho fiducia»
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Mazzarri a il Cagliari in diretta: «Pensavo fosse più facile, ma ho fiducia»

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Mazzarri a il Cagliari in diretta: le dichiarazioni del tecnico del Cagliari verso il match di campionato con l’Inter

Walter Mazzarri a Il Cagliari in diretta: il tecnico del Cagliari ospite di  Valentina Caruso, Fabiano Gaggini e Alberto Masu in avvicinamento al match contro l’Inter.

COVID – «Non avere il contatto e l’empatia nel parlare è stano. Almeno la domenica in conferenza ci guardiamo in faccia». 

CAGLIARI NEL DESTINO – «Per vari motivi ci sono stati diversi contatti in passato, ma non si è concluso nulla. Io ho sempre avuto la voglia di allenare una piazza che da tanti anni non riesce a stare dove le compete. Rappresentiamo una regione intera, qui c’è stato Gigi Riva e il Cagliari ha vinto lo scudetto. Io anche sono un isolano e ho il richiamo del mare. Venni qui per la prima volta a 15 anni. Finalmente abbiamo trovato il giusto incastro per venire a Cagliari, anche se in un momento in cui la posizione della classifica non è all’altezza del nostro blasone».

CENTRO CITTA’ – «Sono stato pochissimo in centro città. Quest’estate sono venuto perché mi si era guastata la macchina è una città a misura d’uomo ma anche internazionale. È ancora in evoluzione, ma è moderna ed e cambiata in meglio».

CASA – «Ho scelto una casa sul mare che è la mia fissazione, il mare in Sardegna è bello. Ho anche l’accesso sulla spiaggia. Quando avrò un giorno di pace farò un tuffo nel mare, magari con una classifica migliore. Da febbraio in Sardegna il tempo sarà bello e spero di essere in una situazione più serena. Io sono dalla mattina alla sera ad AsseminiVengo in Sardegna da 40 anni, mi piace di più il Sud perché la gente è ospitale. Avete un bel modo di approcciare».

DIFFICOLTA’ – «Pensavo fosse più facile, lo devo ammettere. Ero venuto con entusiasmo ma dal di fuori c’era una sensazione diversa. Siamo stati sfortunati, qualche punto ci manca e abbiamo avuto tanti infortuni. Alcune partite le avevamo già vinte con Salernitana, Venezia, con la Roma o col Bologna meritavamo il pareggio. Le partite negative sono state con Empoli e Fiorentina. Ma le sfide difficili mi piacciono, ci sono tante partite. La squadra inizia a dare segnali e sono molto fiducioso».

CAGLIARI IN CRESCITA – «Io sono un allenatore che dovrebbe partire dall’inizio. Mi piace dare fisionomia e automatismi. Poi ora ci sono tante partite una dopo l’altra. Trovare il tempo per idee e tempi giusti è più difficile. Ho visto qualcosa ma bisogna migliorare tanto, soprattutto nella fase difensiva. E poi in alcuni momenti sbagliamo troppi passaggi».

TRANCE AGONISTICA – «Il momento peggiore per un allenatore è quando c’è il riscaldamento. È una sala travaglio. Io aspetto che ritornino e non puoi fare niente. Pensi ed aspetti con l’adrenalina a mille. Ma sono 20 anni che la gestisco e questo stress se non lo hai ti manca».

CRONOMETRO – «Ci hanno fatto anche qualche meme. Quando ero in altre squadre le mie squadre non mollavano mai e vincevano anche all’ultimo minuto. Questo è il mio modo di allenare, fino al 97’ dobbiamo provarci. Ma in questa stagione è andata al contrario. Ma finché c’è vita bisogna provarle tutte».

INTER – «Che vi devo dire? In questo momento parlano i fatti. Sono in una forma stratosferica. Tanti pensano che non ci sia partita. Ma io sono fiducioso. Se andiamo con orgoglio e organizzazione dimostrati nelle ultime partite possiamo giocarcela, serve anche un pizzico di fortuna. Queste partite si affrontano con coraggio. Se andiamo lì solo per difendere perdiamo prima di cominciare. Cerchiamo di fare il nostro gioco e far loro paura».

ALLENARE L’INTER – «Io mi sono sudato tutto, sono partito dalla C2 e ho fatto un percorso lungo. Poi ho fatto Reggina, Sampdoria, Napoli e Inter. È un orgoglio, come partire dal fondo è arrivare in vetta. È stato il mio unico esonero, ma poi il mio lavoro è stato rivalutato. MI ha fatto piacere che il mio quinto posto sia stato poi visto in maniera diversa».

MERCATO – «Vogliamo recuperare qualche infortunato. Cerchiamo di ottenere il massimo. E poi come sa la società rinforziamo qualche reparto a gennaio, anche se sono fiducioso sulla crescita dei giocatori che abbiamo».

IDENTITA’ – «Ho recuperato giocatori per fare un tipo di gioco. Dalbert è importante, così come Keita. Il mio modulo preferito con i giocatori giusti è il 3-4-2-1 in fase offensiva. Nella fase difensiva può sembrare 3-5-2 ma è una rotazione di centrocampisti che cambia. Così si può esprimere un bel calcio veloce e con profondità».

KEITA CON JOAO E PAVOLETTI – «Io se potessi metterei tutti attaccanti o gente di qualità. Ma il calcio è equilibrio. Li avevo messi con la Salernitana. Ma poi hanno fatto tre cambi e i ragazzi mi guardavano perché avevamo il buco a centrocampo. E ne ho tolto uno subito. Bisogna anche difendere quando attaccano gli altri. Noi purtroppo spesso abbiamo preso un gol più degli altri. Quando magari succederà che tutti e tre staranno benissimo potrà succedere. In questo momento non credo, soprattutto con squadre di altissimo livello. Poi a partita in corso, come col Torino, ho messo Pereiro. Mancavano pochi minuti e volevo provare a vincere. Il Torino in quel momento ha creato due palle gol. Fortunatamente ci è andata bene».

RIVALE – «Sono diventato buono invecchiando. Poi da giovane ho avuto le mie battaglie dialettiche. Se volete tornate indietro nel tempo. Non rimango tanto simpatico ai miei colleghi, perché a volte quando uno se ne va subentra subito l’altro».

HOBBY – «Mi piace vedere bei film. Ma sono sempre al telefono quindi devo stopparli per forza».

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