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Luvumbo: «Vogliamo tornare a vincere con il Parma, siamo un gruppo forte»

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Le dichiarazioni dell’attaccante di proprietà del Cagliari Zito Luvumbo in una lunga intervista: ecco le sue parole

Una freccia in campo e un talento da coltivare con il pollice verde. Zito Luvumbo è uno giocatori più apprezzati del Cagliari attuale nel campionato di Serie B. Dopo le ultime partite, soprattutto quella dell’ultimo turno contro il Frosinone capolista, l’attacco formato dall’angolano e dall’italo peruviano Gianluca Lapadula è ormai consolidato. Nella testa di mister Fabio Liverani ci sono loro due. Un giocatore partito da lontano che ha conquistato la fiducia di società, tifosi e squadra. E oggi, sabato 3 dicembre, c’è il Parma. Ecco le sue dichiarazioni rilasciate in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport:

PASSATO – «In strada. Vivevo a Palanca (quartiere nella periferia di Luanda che deve il suo nome alle antilopi, ndr) insieme con mio padre. Eravamo solo noi due e lui faceva tanti sacrifici a lavoro. Io restavo da solo coni vicini tutto il giorno e i bambini più grandi mi chiamavano per giocare. Il calcio era la via di fuga per tutti. Nel quartiere c’era una squadra, il Guelson, e io andavo sempre a guardare gli allenamenti, un giorno avevano bisogno di qualche giocatore in più e mi chiesero di provare con loro e da lì iniziò tutto. Mi permisero di andare a scuola, aiutavano economicamente mio padre e con il tempo di diventare professionista».

CAGLIARI – «Perché il Cagliari? Mi hanno detto che c’erano tanti club importanti interessati, come il Manchester United. Ma il Cagliari dai primi contatti fino alla firma nel 2020 mi ha presentato un solido progetto di crescita. Non solo come calciatore, ma anche con lo studio per farmi maturare come persona».

AMBIENTAMENTO – «Non è stato facile, ero abituato a vivere insieme a mio padre e all’inizio mi mancava tantissimo la famiglia. Mi ha aiutato molto Joao Pedro, e non solo con i consigli in campo: mi stava vicino anche fuori dagli allenamenti e mi diceva come comportarmi e come inserirmi nel calcio italiano. E poi avevo in testa solo una cosa: fare bene con il pallone».

COMO – «Sinceramente non credo sia stato un passo falso. Como faceva parte del mio percorso. Mi è servito per conoscere meglio la categoria e farmi trovare pronto quest’anno. È stata un’esperienza utile per la mia carriera».

FIDUCIA – «Se devo essere sincero mi aspettavo queste presenze e questo impatto con la Serie B. Fuori dal campo sono una persona umile e che lavora duro. Come tutti quelli della mia età mi piace giocare ai videogame e ballare con la musica del mio Paese, ma sono determinato e avevo voglia di dimostrare. L’affetto dei tifosi è stato inaspettato, mi fanno percepire la loro fiducia e questo mi aiuta a sentirmi a casa».

LIVERANI – «Il rapporto col mister? Molto bello. Lui è uno focoso (ride, ndr). Ti critica, ti incoraggia, ti consiglia. È una persona diretta e si vede che tutto quello che dice è per il tuo bene».

TORNARE A VINCERE – «Se guardo alla rosa dico che non ci manca niente. Siamo un gruppo forte e che vuole dare il massimo per questa maglia. A Frosinone abbiamo dimostrato nel finale di avere la forza per poter ribaltare questo inizio di stagione. E vogliamo tornare a vincere dalla gara contro il Parma. Non siamo stati costanti mentalmente in alcuni episodi, ma abbiamo tutte le qualità per cambiare la nostra storia».

SOGNI E ISPIRAZIONI – «Sono cresciuto con Cristiano Ronaldo come idolo e cerco di ispirarmi alla sua determinazione. Mi piacerebbe portare un giorno l’Angola al Mondiale. Prima però voglio tornare in Serie A con il Cagliari. E poi vorrei creare un progetto per i giovani calciatori del mio Paese. Per restituire tutto il bene e l’affetto che ho ricevuto in questi anni»

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