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In medio stat virtus

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Alla vigilia del campionato si erano messe ben in chiaro due cose circa la stagione che attendeva i rossoblù al vaglio della Serie B dopo tanti anni di A. In primis, la forza tecnica e numerica di una rosa costruita per la missione e guidata da un tecnico tanto rampante quanto conoscitore della cadetteria degli anni recenti. In secundis, e a fare da contraltare, la difficoltà di una categoria che conta formazioni ostiche e un calendario da maratona. Non si possono dimenticare tali premesse quando si fa un bilancio parziale dell’annata, e il discorso vale sia per i momenti positivi che per quelli di difficoltà.

 

Il Cagliari di Rastelli ha chiuso il girone di andata davanti a tutti, incamerando margini di sicurezza grazie a una media di oltre due punti a partita. Frutto di partite convincenti e di altre risolte grazie agli squilli dei singoli, certo, ma i numeri parlano chiaro e oltretutto avere uomini in grado di inventare le giocate è tutt’altro che un difetto. Si era però appena a metà dell’opera, e ancora il lungo campionato non aveva messo i rossoblù davanti a passaggi proibitivi. Punto a favore questo, anche alla luce della mancanza di capitan Dessena per il grave infortunio di un girone fa, ma che potessero arrivare tempi più magri non era ipotesi campata per aria.

 

Nel girone di ritorno la media punti è calata a uno e mezzo a partita, netta differenza che però si è pagata più a livello di convinzione che di classifica. Sono arrivati i tanto temuti infortuni contemporanei, contro i quali si era agito in fase di calciomercato componendo una rosa da alcuni ritenuta perfino esagerata, e in certi momenti il tecnico ha dovuto fare ricorso all’inventiva per poter disegnare una formazione titolare, soprattutto a centrocampo. E’ crollato il fortino Sant’Elia, per un girone vera e propria risorsa di punti, e si è accentuata la difficoltà nella gestione di partite contro avversarie chiuse a riccio.

 

Innegabile che il rendimento del girone di ritorno non sia quello che ci si aspettava, ma i motivi per non stracciarsi le vesti ci sono. Intanto proprio quel bottino di punti accumulato in precedenza e rivelatosi un tesoretto capace di tenere lontane le inseguitrici, evitando così di far subentrare ansie eccessive in una squadra che sa di avere in mano le carte buone. Sul campo poi il rientro delle fonti di gioco (Di Gennaro su tutti) e degli elementi di esperienza (ricordare il peso dell’assenza di Munari) ha ridato linfa alla squadra: le ultime due sconfitte sono arrivate al termine di prestazioni in cui il gioco si è visto nettamente, a differenza di qualche gara precedente. C’è chi ha gridato alla sfortuna, ma ammesso che esista è una condizione che colpisce più facilmente chi non è ancora perfettamente uscito da un momento nero.

 

La crisi rispetto a qualche mese fa c’è, lo dicono numeri ed evidenze, ma i segnali di ripresa ci sono e soprattutto c’è quel solco in classifica che consente di lavorare con lucidità sugli errori da non commettere più. Allo stato delle cose il Cagliari non sarà una corazzata capace di uccidere un campionato, ma altrettanto le difficoltà del campionato non paiono insormontabili per una squadra che deve trovare le forze da riversare nello sprint finale.

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