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Carboni: «Spero di crescere con il Cagliari»

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Il difensore centrale del Cagliari, Andrea Carboni, si è fatto conoscere meglio dai suoi tifosi grazie ad un’intervista tv. Ecco le sue parole

Il Cagliari Calcio ha tanti giovani talenti pronti per sbocciare. Qualcuno di loro ha già cominciato la fioritura e tra questi c’è il giovane difensore centrale classe 2001 Andrea Carboni. Passato dalla Primavera alla Serie A, il ragazzo di Tonara sta vivendo quello che era ed è il suo più grande sogno: quello di essere un calciatore professionista. Ha già collezionato diverse presenze nel massimo campionato italiano nella scorsa stagione e quest’anno ha timbrato il cartellino nella gara di Coppa Italia contro la Cremonese, subentrando all’85esimo. Il tonarese è stato ospite alla trasmissione di Sardegna 1 Millennials sul 19, condotta da Luca Neri, nella quale si è raccontato un po’. Ecco le sue dichiarazioni.

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L’IDOLO NAINGGOLAN – «Nainggolan mi ha regalato la sua maglia la scorsa stagione in occasione di Cagliari-Torino, che è stata la gara del mio esordio. Radja è il mio idolo da quando sono piccolo, ho sue maglie sia della Roma che del Cagliari. Mi ritengo molto fortunato di essere riuscito a passare da un suo semplice tifoso a suo compagno di squadra. Non tutti hanno questa possibilità».

CARBONI E IL RAPPORTO CON TONARA – «Sono di Tonara e il paese, ogni volta che torno, è in festa. La gente mi ferma ed è una cosa che fa piacere. A Tonara c’era già una storia di un giovane diventato calciatore di Serie A, quella di Marco Sau: Ogni tanto mi scrive, abbiamo un buon rapporto».

LA VITA DA STUDENTE – «Essere studente e calciatore allo stesso tempo è difficile, richiede tanti sacrifici, però ho fatto un percorso con la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto. La scuola mi ha aiutato con la concentrazione, che poi mettevo anche negli allenamenti. Non ero forse uno studente eccellente, ma mi impegnavo al massimo».

CARBONI E L’ESSERE CONOSCIUTO – «Il passaggio da giocatore di Primavera a quello di Serie A? Non credo sia cambiato tanto, io la vivo serenamente. Giusto qualche volta capita che, camminando per strada, qualcuno mi fermi e questa è una cosa un po’ particolare. La prima volta che mi è successo ero al Poetto con la mia famiglia, ancora non mi conosceva praticamente nessuno e un adulto mi ha chiesto di fare la foto con suo figlio. È stata una bella emozione».

LA SQUADRA PER IL CALCETTO E IL FANTACALCIO– «Il calcetto con gli amici lo organizzerei con Cragno in porta, Walukiewicz che è molto bravo tecnicamente. Centrocampista sceglierei Caligara e Ounas, che è molto rapido. Davanti naturalmente uno di esperienza come Joao Pedro. Al fantacalcio non mi sono comprato e non ho preso nemmeno miei compagni di squadra per scaramanzia».

LE AMICIZIE DI CARBONI – «I miei amici d’infanzia hanno sempre creduto che io prima o poi sarei arrivato in Serie A, me lo dicevano sempre, ma sapevo che non sarebbe stato facile. Mi hanno aiutato tanto, mi hanno dato la forza di andare avanti nei miei momenti bui, come quando in Under17 ho pensato di smettere, perché non giocavo. Insieme alla mia famiglia, sono stati il mio punto di forza. Ad alcuni di loro vedermi giocare con campioni come Godin sembra strano e anche a me fa ancora un po’ strano, però piano piano mi sto abituando. Dopo il lockdown mi son convinto anche io di farcela, perché sono stato aggregato alla prima squadra e mi allenavo ogni giorno con il preparatore Giuseppe Allegra. Piano piano ho preso consapevolezza dei miei mezzi e ci sono arrivato».

DIFFERENZE TRA SERIE A E PRIMAVERA – «Il cambio di ritmo tra Primavera e Serie A si sente tanto. Anche le due espulsioni le ho prese perché devo ancora imparare i tempi: magari pensavo di entrare in anticipo ed invece ero in ritardo, commettevo fallo ed arrivava il cartellino. Credo sia una questione di abitudine quella del ritmo e, allenando sempre con la prima squadra, sto imparando».

GLI AVVERSARI PIÙ DIFFICILI DA TENERE – «Tra gli avversari che mi hanno creato più difficoltà c’è Palacio. Mi ha impressionato, a quasi 40 anni è in formissima, corre tanto, sta benissimo fisicamente e fa movimenti da grande attaccante. La squadra dipendeva tanto da lui e da ciò che faceva. Ha esperienza, non sbagliava un passaggio. Davvero tanto forte».

IL FUTURO – «Tra dieci anni dove sarò? Non lo so, per ora sono al Cagliari e spero di crescere con questo Club e magari trovarmi proprio con il Cagliari a giocare in Europa. Al momento spero solo di riuscire solamente a segnare il mio primo gol in Serie A, magari davanti ad un bel pubblico».

QUANDO TUTTO EBBE INIZIO – «L’inizio con il Cagliari è stato tosto, il primo periodo piangevo tanto perché tra me e me pensavo che avrei lasciato tutti i miei amici in paese. Piano piano invece mi sono adattato un po’. Alla chiamata però ammetto di essermi emozionato, così come la mia famiglia. Ora sono più maturo, sono cresciuto tanto. Stare lontano da casa mi ha aiutato a diventare più uomo, mi vedo più pronto ora. La testa è sicuramente importante, devi avere una mentalità particolare ed essere professionista già da piccolo, il talento non basta. Poi io son stato fortunato perché sono abbastanza alto e credo di avere una buona presenza fisica».

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