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Cagliari, Storari: «Questo Cagliari mi dà fiducia, dobbiamo lavorare e ripartire»

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Quarantotto ore dopo la sconfitta di Bologna, Marco Storari incassa la squalifica per un turno ma non perde di vista la rotta del Cagliari. Intervenuto ai microfoni de “Il Cagliari in diretta” su Radiolina, il portiere rossoblù ha raccontato a lungo le sensazioni che lo accompagnano dopo tre giornate di campionato, ma ha toccato anche argomenti diversi come i nuovi arrivi e le motivazioni del ritorno a quella porta già occupata nel 2008.

 

RIPARTIRE – Il punto in tre partite non può certamente soddisfare Storari, che però punta sul lavoro per far emergere le qualità di questo Cagliari. Si parte naturalmente da quanto successo a Bologna: «Quando si perde ci sono sempre degli strascichi, io sono uno passionale quindi ci metto un po’ ad assorbire i risultati. Giocherei di nuovo già adesso, purtroppo il turno di squalifica mi farà attendere un po’. Il gol su punizione? Erano in due sul pallone e poi Verdi ha calciato, pensavo di essere sul pallone ma poi ha preso un giro tipo “maledetta” ed è passata. Potevo far meglio, sull’espulsione invece non mi sento colpe perché la scelta di tempo è stata buona. L’arbitro mi ha detto di avermi espulso per fallo di mano, ma io ho toccato il pallone col petto. Poi non potevo evitare il contatto con l’attaccante: l’espulsione mi ha lasciato davvero l’amaro in bocca, oltretutto l’arbitro ha deciso dopo parecchi secondi. Sul momento ho detto le mie ragioni senza esagerare, ho preferito tenere la calma per evitare una squalifica maggiore; da ragazzo forse avrei perso le staffe, ma ho l’esperienza per gestirmi e voglio giocare più partite possibile. In quel momento ho detto all’arbitro che lasciare una squadra in dieci per un fallo dubbio era come assassinare la partita. Io studio tutti, gli attaccanti ma anche gli arbitri perché le statistiche spesso fanno capire la personalità di chi hai davanti e puoi prepararti al meglio. Quando riprendiamo gli allenamenti il mister ci parla sempre, oggi eravamo ancora un po’ arrabbiati perché abbiamo perso nonostante potessimo creare più di un problema al Bologna. Loro ci aspettavano dietro, a noi forse è mancata la velocità nella manovra. Il Cagliari è stato costruito per avere un bel gioco palla a terra, finora forse siamo riusciti a esprimerlo poco. Per demerito nostro non siamo riusciti ancora a giocare come vorremmo e potremmo. I numeri dicono che subiamo troppi gol, è difficile farne sempre uno in più. A Bologna avevamo qualche nazionale forse un po’ stanco, non cerchiamo alibi ma dobbiamo considerare tutto. Domenica ci servirà il supporto del nostro pubblico e dovremo sfoderare tutta la nostra determinazione. Non faccio drammi sul passato, sono fiducioso e contento di come vedo la squadra: vedo i miei compagni lavorare tutta la settimana e sono tranquillo, poi certo mi dispiace che i risultati non siano ancora arrivati. Il Cagliari è vivo, oggi erano tutti arrabbiati per la sconfitta e questo è un bel segnale. Noi dobbiamo partire dal presupposto che ogni partita è determinante, ogni punto deve essere una conquista: l’anno scorso si giocava per vincere il campionato, quest’anno dobbiamo salvarci. La Serie A è difficile, serve l’approccio giusto».

 

IL TIFO E LE MOTIVAZIONI – Forte di una lunga esperienza e di tante casacche indossate, il portierone rossoblù “para” anche le allusioni di qualche tifoso che gli attribuisce simpatie bianconere: «Dall’anno scorso dimostro di tenere al Cagliari tutti i giorni, chi mi vede ad Assemini sa quanto amore metto per questa squadra. Non sono qui in vacanza, ho scelto Cagliari perché sapevo che poteva darmi tanto; questo nonostante avessi ancora un anno di contratto alla Juventus e guadagnassi il doppio. Sono sceso in B per ripartire da Cagliari. Ho sempre fatto questo lavoro al massimo, mi vogliono bene ovunque abbia giocato. C’è chi va dicendo che io sia juventino, ma da ragazzino ero addirittura romanista. Sto dando tutto per la maglia del Cagliari, non a caso la scorsa stagione abbiamo vinto un campionato. Questa stagione per me è importantissima: io sono sceso in B perché volevo giocare in A, sembra una contraddizione ma è così. A Genova, alla prima gara della stagione, ero emozionato e sentivo l’esordio in Serie A come qualcosa di speciale. Ho fatto il secondo portiere per tanti anni, volevo rimettermi in gioco. Quando vedo Totti capisco la sua passione, è un fuoriclasse ed è integro quindi è ancora decisivo a quarant’anni».

 

BRUNO ALVES E BORRIELLO – C’è spazio anche per qualche parola sui singoli, in particolare su due nuovi arrivi pesanti nello spogliatoio rossoblù: «Bruno Alves è una piacevole sorpresa, anche se non c’erano dubbi sulla sua caratura. E’ un professionista serio, si allena come un ventenne e ha portato esperienza. Intendo dire che tanti nello spogliatoio lo vedono andare a duemila e prendono esempio, quando ero ragazzino facevo anch’io così con i campioni che avevo accanto. Ho giocato con tanti campioni, e li riconosci dalla vita di tutti i giorni: sono i primi ad arrivare agli allenamenti, sono attenti all’alimentazione. Oltre alle grandi giocate c’è tutto questo. Bruno è arrivato qui con grande voglia, ogni tanto mi chiede aiuto per l’italiano perché vuole trasmettere tanto agli altri. Un aiuto come lui è fondamentale. Borriello è diverso da quel personaggio che fa notizia. Lui va a letto presto tutte le sere e si alza presto al mattino, è attento alla dieta e a tutto ciò cui deve badare un professionista serio. Lo dipingono come uno frivolo ma è il contrario, prova ne sia che appena arrivato ha giocato 90 minuti: segno che si è allenato tanto anche da solo. A qualcuno che arriva da grandi squadre ho raccontato come si sta a Cagliari e ho parlato bene della società e della squadra».

 

RASTELLI – Doveroso un accenno a Ionita, operato oggi per l’infortunio al perone rimediato a Bologna, ma Storari ci tiene anche a spendere qualche parola a supporto del suo allenatore: «Oggi ho parlato di Ionita col dottore, l’intervento è riuscito e i tempi di recupero potrebbero essere anche leggermente più brevi del temuto. Certo l’infortunio è di queli pesanti, noi gli facciamo un in bocca al lupo e lo aspettiamo. Mister Rastelli? L’anno scorso è stato un po’ bersagliato. Non è facile risalire subito in A con un allenatore nuovo e una piazza ferita dalla retrocessione. I meriti vanno alla società, ai giocatori ma anche al mister che regge il timone. Siamo sempre stati primi o secondi in un campionato lungo e difficile. Quest’anno sento già critiche, ma Rastelli è un allenatore in gamba anche se l’esperienza in A è ancora breve: prepara molto bene le partite e spero che arrivino i punti perché se li merita».

 

RAFAEL – Da ultimo, un passaggio di consegne – o meglio di guantoni – in vista di domenica. Contro l’Atalanta infatti, con Storari squalificato, toccherà al secondo portiere brasiliano: «Rafael è stato una piacevole sorpresa già dalla scorsa stagione. E’ arrivato in punta di piedi ma è un gran lavoratore e un ottimo portiere. Anche a Bologna è entrato e ha fatto subito bene, sono convinto che farà la sua figura anche domenica perché se lo merita. Cragno? E’ un ottimo portiere, pur giovane. Aveva ancora la retrocessione alle spalle con tanto di panchina quando arrivò il sostituto. Quello del portiere è un ruolo difficile quando sei giovane. Io non avrei scelto Benevento ma solo per un discorso di blasone, poi spero che vinca il campionato e auguro il meglio ad Alessio».

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