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Qualità, quantità e quel qualcosa in più

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Qualità e quantità, ma non solo. Nonostante la giovane età Nicolò Barella ha raccolto l’eredità in campo dell’infortunato Cigarini tentando di trascinare i suoi anche mentalmente

Qualità, quantità ed una capacità di abbinarle fuori dal comune. Di Nicolò Barella s’è scritto e parlato tanto, soprattutto negli ultimi mesi. Il talentino di casa rossoblù – e a questo punto si dovrebbe fare a meno di utilizzare il diminutivo – è cresciuto (e parecchio) sotto tanti aspetti. Chi segue le vicende dei rossoblù da tempo non è rimasto stupito dall’emersione del classe ’97, da anni (più di quanti molti possano immaginare) considerato fiore all’occhiello del settore giovanile isolano e giocatore dal futuro scritto. Pur con i grossi margini di crescita attribuitigli, Barella continua a stupire e non solo riesce a confermarsi: se possibile, è già andato oltre le aspettative. Non tanto per la tecnica e la qualità delle giocate, ormai note, quanto per quella virtù di gestire le pressioni e trascinare la squadra. Ancor di più per la capacità, che poi è una diretta conseguenza, di non farsi trascinare dalle circostanze. Barella, ormai, in Italia hanno imparato a conoscerlo un po’ tutti ed anche fuori dai confini nazionali è noto l’interesse per il classe ’97.

QUEL QUALCOSA IN PIU’… – Ma quel che colpisce, appurata quell’abilità fuori dal comune di abbinare qualità e quantità già accennata, è ora l’aspetto mentale. Non sono pochi i giocatori che in tenera età promettevano un futuro da quelli che oggi chiamiamo top player, ma che poi hanno disatteso le aspettative. Barella, nonostante quelle previsioni che pesano tanto, continua a mostrare una crescita perpetua. Resa possibile, paradossalmente, anche dalle circostanze avverse che hanno interessato i sardi: in un Cagliari privo di leader è lui che si è messo la squadra sulle spalle. Quelle circostanze che l’hanno portato a fare il regista per l’assenza di Cigarini. Ruolo che riesce a ricoprire perdendo, inevitabilmente, qualche colpo dei suoi ma mantenendo un buon rendimento. E non solo, perchè da quel rigore contro la Lazio – trasformato con grande freddezza – è emerso anche il Barella leader, già intravisto nel corso del campionato ma mai affermato e conosciuto quanto il Barella talento.

CRESCITA CONTINUA – Ne ha fatta di strada quel ragazzino che nel 2014 esordiva, appena diciottenne, in Serie A. Poi metà stagione di Serie B in rossoblù, con Rastelli che lo considerava un trequartista, ed il ritorno nella linea di centrocampo nel corso del prestito al Como. In riva al lago Barella ha potuto giocare, crescere e prendere consapevolezza dei propri mezzi. Tutto ciò che serve ad un giovane per maturare. La mezza stagione da titolare al Como sembrava, però, soltanto l’inizio del processo di maturazione del centrocampista sardo. Inizio e fine, ammesso che un giocatore possa smettere di imparare. Inizio e fine perchè dalla passata stagione Barella si è guadagnato un posto da titolare nel Cagliari, in Serie A. Ha fatto vedere di poter stare in massima serie e messo in mostra capacità che, considerata la giovane età, facevano ben presagire. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che il centrocampista sarebbe cresciuto così in fretta. Sul campo si muove come un veterano, lo tradiscono soltanto le reazioni stizzite a errori individuali o decisioni arbitrali, aspetto – come sottolineato fino all’esasperazione – da migliorare.

TRASCINATORE – Ma forse senza quel carattere sanguigno, quella voglia di prevalere sempre sull’avversario, Barella non sarebbe un trascinatore. Perchè ora, nonostante l’età, lo è. Ed è questo, oggi, l’aspetto di Barella che pesa di più, quello che fa la differenza. Oggi guardando alle spalle sembrano passati tanti anni dall’esordio in Coppa Italia o in Serie A, dalla prima vera e propria stagione con i “grandi” tra Cagliari e Como, dal primo vero campionato di A. Quando Barella era il talentino emergente catapultato dal settore giovanile alla prima squadra. Sembrano passati tanti anni, eppure non è così. La verità è che Barella è cresciuto più velocemente degli altri, dei suoi coetanei. Anche solo ripensando alla stagione scorsa la crescita globale del centrocampista è netta, e le ultime partite hanno restituito un Barella trascinatore. Ed ora non è più il talentino di casa rossoblù. Via il diminutivo, dentro il termine leader. Che nonostante la giovane età, nel Cagliari odierno, è un aggettivo che gli calza a pennello.

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