Hanno Detto
Maiello: «Zola rappresentava il mio sogno nel pallone! Non volevo rapirlo. Ho pianto per il suo perdono»

Fabrizio Maiello, soprannominato il “Maradona delle Carceri”, si è raccontato a 360° ai taccuini de La Rosea! Le parole sul presunto rapimento di Gianfranco Zola
Un evento che ha scosso il mondo del calcio è stato il presunto rapimento di Gianfranco Zola! A parlare della vicenda è stato Fabrizio Maiello, soprannominato il “Maradona delle Carceri“, l’uomo che accettò di compiere l’operazione. In un’intervista rilasciata per l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Maiello ha raccontato i dettagli di questo piano, svelando la sua versione dei fatti e discutendo le motivazioni che lo avevano spinto a compiere tale gesto. Un racconto che offre una prospettiva inedita su una storia che ha destato molte polemiche. Le dichiarazioni le trovate di seguito:
PIANO – «Era il 1994. Io ero rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. Non avevo nessuno, mia moglie stava morendo. Decido di fuggire e divento latitante: “Vogliamo rapire Zola, così chiederemo un riscatto a Tanzi”, mi dicono. Accetto. Ci infiliamo in due auto, il piano era di seguirlo in autostrada per poi speronarlo una volta usciti. Ma lì succede un imprevisto…».
EVENTO – «Gianfranco si ferma al distributore. Addirittura esce e si trattiene a parlare con il benzinaio. Non avevamo tempo, eravamo quattro latitanti su due macchine rubate e con le pistole addosso. Allora scendiamo, facciamo finta di niente, ci guardiamo intorno. Lui ci nota, ci viene incontro: “Ciao ragazzi, avete bisogno di qualcosa?”. Quel sorriso è stata una luce che si è accesa dentro di me. Ricordo ancora i suoi occhi, buoni, puri. Brillavano. Rappresentava il mio sogno nel pallone: era quello che io non ero riuscito a diventare. Lì ho deciso di non fare nulla, anzi mi sono fatto firmare un autografo sulla carta d’identità».
RAPIMENTO – «Io avevo già deciso di non rapirlo. Ma inseguimmo ancora la macchina per un po’. Siamo andati a fare un colpo in banca subito dopo. Per loro non era un problema se rapivamo Zola o facevamo altro, contavano solo i soldi».
PERDONO ZOLA – «E’ stato uno dei giorni più belli della mia vita. Mi ha accolto in casa sua, mi ha perdonato. Ho pianto tutto il tempo. Gianfranco e la sua famiglia sono persone d’oro. Voglio ringraziare il giornalista Marco Cattaneo, che ha reso possibile questo incontro e ha raccontato la mia storia del Podcast “Il Maradona delle Carceri”. Ora uscirà anche un libro».
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