Ex Rossoblù
Ex Cagliari, Ribeiro: «Mi pento di aver lasciato la Sardegna, potevo dare di più. Credo tanto in Dio e prego»

Thiago Ribeiro, ex giocatore del Cagliari, ha rilasciato una commovente e lunga intervista. Le dichiarazioni
L’ex attaccante del Cagliari, Thiago Ribeiro, ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Egli ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi in particolare sulla sua esperienza in Sardegna.
I momenti salienti della carriera
Nel corso della chiacchierata, il brasiliano ha parlato dei suoi trascorsi in rossoblù, della sua decisione di lasciare l’Italia e della sua vita dopo il calcio. Ribeiro ha rievocato l’emozione di giocare in Serie A e i ricordi più belli legati ai suoi compagni di squadra e ai tifosi. Un ritratto sincero e nostalgico di un’esperienza che ha segnato profondamente la sua carriera.
DICHIARAZIONI
CAGLIARI – «Mi pento di aver lasciato la Sardegna, potevo dare di più. Cellino voleva tenermi ma chiesi io di andarmene. Provavo angoscia a vivere, ne sono uscito grazie alla fede. E parlavo da solo, mi rasserenava. Un anno e mezzo dopo il mio addio al Cagliari, sono entrato in un buco nero».
DEPRESSIONE – «Giocavo al Santos, ma non ero felice. Provavo angoscia nel vivere. Anche se una ragione specifica non c’è mai stata. Ho cominciato a soffrire di depressione a fine 2014, ed è durata per otto anni. Un’eternità. Ho fatto migliaia di sedute da psicologi e psichiatri, ma neanche loro sono riusciti a capire realmente il mio problema. Al Santos le cose andavano bene, in famiglia anche».
RELIGIONE – «Sono una persona molto religiosa. Credo tanto in Dio e prego. Questo mi ha fatto uscire dal tunnel. È stato un percorso spirituale, anziché terapeutico. Prendevo parecchi medicinali, ma non mi servivano. I primi quattro anni sono stati i più tosti, quelli più difficili da gestire perché stavo veramente male. Non accettavo la mia condizione. Poi al settimo anno ho avuto la sensazione che tutto stava pian piano migliorando dentro di me. A un certo punto ho iniziato a parlare da solo, mi rasserenava. Ho cominciato a dormire bene, a mangiare salutare, ad andare agli allenamenti felice… Insomma, così ne sono uscito. Ringrazio Dio».
CARRIERA – «Senza dubbio. Ho cominciato a soffrire mentalmente quando avevo 28 anni: sono ritornato ‘normale’ a 36, neanche troppo tempo fa. La mia carriera avrebbe potuto prendere una piega diversa. Se fino a oggi ho segnato 112 gol tra i professionisti, senza depressione sarei arrivato tranquillamente a 200».
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