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Verona-Cagliari: la parola del campo

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Verona-Cagliari, si sentono solo le urla e le indicazioni di Juric. Di Walter Zenga invece si è visto e sentito ancora troppo poco

Le urla nel silenzio. Una delle poche cose apprezzabili del calcio a porte chiuse è il poter sentire indistintamente le indicazioni degli allenatori ai propri giocatori. L’ha fatto ieri Ivan Juric, che guidava il suo Hellas Verona come se avesse un joypad in mano. Si è sentito invece pochissimo Walter Zenga, che per il suo esordio ha messo in campo tante idee confuse. Scelte tattiche discutibili come quella di schierare Ionita a tutta fascia nel 3-5-2 o di mettere Nandez a fare la seconda punta nella ripresa. Il nuovo allenatore del Cagliari nei tre mesi passati in quarantena ad Asseminello aveva invece parlato tanto, rilasciando quasi un’intervista al giorno tra televisioni, radio, giornali e dirette Instagram. Un errore anche societario: dopo una crisi nera di risultati ancora aperta non era forse meglio tenere un profilo basso? È quello che ha fatto il Verona per tutto il campionato, dicendo di puntare sempre alla salvezza, mentre ora si ritrova lì a lottare per un posto in Europa, scippando il ruolo di sorpresa proprio al Cagliari da Champions del girone d’andata. Juric ha preferito parlare e farsi sentire sul campo. L’allenatore che urla di più non è per forza il più bravo, anzi. Si dice che il giorno della partita un buon tecnico si debba godere i frutti degli allenamenti in settimana, ma nei momenti di difficoltà i giocatori hanno bisogno di una guida, a maggior ragione se mancano i due leader tecnici della squadra, Joao Pedro e Nainggolan. Di Zenga invece si è sentito e visto poco: non è riuscito a dare una svolta né a livello tattico né a livello caratteriale. L’ultimissimo treno per l’Europa è perso. Restano 12 partite per finire il campionato con dignità. Sarebbe un inizio parlare più sul campo che sui giornali.

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