Hanno Detto
Rodriguez: «A Cagliari mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Che emozione l’esordio col Napoli. Sono contento!»

Rodriguez, calciatore del Cagliari, si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata proprio ai canali ufficiali del club sardo. Le sue parole
Juan Rodriguenz, difensore del Cagliari, ha rilasciato queste dichiarazioni ai microfoni ufficiali del club sardo:
GLI INIZI – «Ero un bambino appassionato per il calcio, che passava molto tempo a giocare con gli amici del quartiere, oppure organizzava qualche partita con la famiglia per giocare a calcio. Andavo a scuola e la maggior parte del tempo la passavo a giocare a calcio. Non mi piace molto l’idea di andare a studiare e, più che altro, giocavo durante l’intervallo. Il mio primo ricordo è stato quando i miei genitori mi hanno portato al baby fùtbol di San Ramón, al Huracán. E niente, mi ricordo che mi ci portarono loro due. Ero molto piccolo quando ho iniziato, avevo tre anni e non prendevo neanche il pallone per calciare. Mi mettevo a giocare a metà campo con la sabbia, ma poi con gli anni ho cominciato a prenderci mano. Mio nonno è stato molto importante per me. E’ stato come un secondo padre, visto che sia mia madre che mio padre non potevano portarmi agli allenamenti. Lui è stato sempre disponibile ad accompagnarmi»
L’IDENTITA URUGUAIANA – «Quando esci dall’Uruguay la gente ti riconosce come uruguaiano e guarda a te come a uno che può emulare ciò che altri connazionali hanno fatto in Europa. Significa dimostrare quel modo di vivere il calcio che ci identifica. Mio padre è stato il mio primo allenatore. Poi Serafín García ha influito molto a livello formativo al Peñarol. Jadson Viera mi ha dato la possibilità di esordire in prima divisione al Boston River. E Diego Aguirre mi ha aiutato tantissimo quando sono rientrato al Peñarol: giocare in prima squadra non è lo stesso che farlo nelle giovanili».
IL SUO PROFILO – «Sono un giocatore con molta dedizione, spirito di squadra, umile. Cerco di dare il massimo per il gruppo. Prima di tutto viene l’impegno: cerco di dare il massimo anche a livello tecnico, ovviamente. Modelli? Guardavo molto Godín, ora seguo Giménez, mi piace come marca e come va nel corpo a corpo. E poi Van Dijk, mi piace il suo senso del tempo».
IL CALCIO ITALIANO – «È difficile adattarsi al calcio italiano: qui è molto veloce, si gioca molto con la palla tra i piedi, è tutto molto tecnico e tattico. In Uruguay il ritmo è diverso, hai più tempo per pensare».
L’ACCOGLIENZA A CAGLIARI – «Fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire a mio agio. La storia rossoblù è piena di grandi uruguaiani e tutti cercano di aiutarti perché tu possa dare quello che gli altri hanno garantito alla maglia rossoblù. Diego Lopez? Mi ha detto di stare tranquillo, di imparare e che quando sarebbe arrivato il mio momento avrei dovuto sfruttarlo al massimo”. Tra i connazionali ex Cagliari, un punto di riferimento è stato anche Nahitan Nández: “L’ho conosciuto in Nazionale. Mi ha dato il benvenuto e mi ha detto che Cagliari era una realtà molto bella dove giocare. Sapevo che a molti uruguaiani era servito venire qui. La mia famiglia e i miei amici erano felicissimi. Era il mio primo passo in Europa».
LA CITTÀ, L’ESORDIO, I TIFOSI – «Cagliari è molto tranquilla. La gente quando ti vede ti saluta o ti fa i complimenti, e questo ti spinge a migliorare. Ho provato un orgoglio enorme nell’esordire in Coppa Italia contro il Napoli prima e in Serie A poi. Sono anni che lavoro per arrivare a questi momenti. Senza la mia famiglia, i miei amici e mio nonno non avrei raggiunto nulla. Vedevo la tifoseria dalla panchina e mi veniva voglia di vivere da dentro la gara. Per fortuna si è realizzato e poi è arrivata anche una vittoria prestigiosa contro la Roma. Sono contento, stiamo facendo le cose bene. È difficile stare lontano dalla famiglia, ma cerco di fare il meglio perché siano orgogliosi di me. Ringrazio i tifosi per come mi hanno accolto dal primo giorno e per come ci sostengono ovunque. Per noi è molto importante avere il loro appoggio. Chiedo che continuino ad avere fiducia e a incitarci: noi cercheremo di difenderli in campo e di fare il meglio possibile perché alla fine siano tutti felici e orgogliosi».