Pensieri Rossoblù: "La squadra che vorrei" - Cagliari News 24
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2013

Pensieri Rossoblù: “La squadra che vorrei”

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Mettetevi comodi e magari alla fine ditemi se siete d’accordo.

Il Cagliari europeo di Oliveira e Dely Valdes, Matteoli e Pusceddu non me lo ricordo. O meglio, me lo ricordo ma solo come emozione, sensazioni, speranze, gioie ed infine amarezze (avevo meno di 10 anni, mi sarà concesso).

Sarebbe quindi una bugia dire che è quello il Cagliari che vorrei sempre rivedere. Vorrei, è ovvio, rivedere quei palcoscenici e rivivere quelle gioie, questo sì.
Ma il Cagliari che ricordo e vedo come esempio e riferimento è invece un altro, molto più recente e vicino. Il Cagliari di Massimiliano Allegri è il migliore che io ricordi.
A guidarmi in questo giudizio sono soprattutto le sensazioni che quella squadra (quella gestione pluriennale), almeno a me personalmente, trasmetteva. Un bellissimo canovaccio che si conosceva e si ripeteva con sfumature diverse di settimana in settimana ma con la medesima sorte finale. Si giocava bene, molto bene, si segnava molto e si vinceva. Per ogni gol preso, nessun dramma. Era quasi inevitabile che si rispondesse per le rime. Sempre perché si tratta di pensieri (rossoblù) e ricordi, all’Olimpico contro la Lazio si sfiorò quasi il pensiero di essere perfetti: segnate prima voi? Noi ve ne facciamo quattro, così come se niente fosse.
Insomma, una squadra molto ben messa in campo, che si conosceva e si muoveva con automatismi perfetti, buoni giocatori, tanta (ahimè momentanea) tranquillità ed un direttore d’orchestra che dirigeva alla perfezione e sapeva limare in corsa ogni eventuale stonatura.

Perché tutta questa introduzione? Beh semplice, quando si ha in mano un bel gioco è quasi normale ed istintivo paragonarlo al gioco preferito, quello che ha regalato tanti bei momenti e del quale si ha tanta nostalgia. Ed il Cagliari di adesso (ci siamo arrivati) è veramente un gran bel giocattolo (ci tengo a sottolineare che il giudizio non dipende dal recente risultato ottenuto contro la derelitta Inter).

Perché è un bel giocattolo? Anzitutto perché è forte. Lo dico senza mezzi termini, i giocatori a disposizione di Pulga e Lopez sono, quasi uno per uno, più forti di quelli che nel girone di ritorno del 2010 ci fecero per qualche settimana pronunciare la parola “Europa”, quasi credendoci (maledetto secondo tempo del recupero Udinese-Cagliari!!!). La teoria, secondo me, ne guadagna in solidità se ai ventidue titolari si aggiungono e paragonano le due diverse panchine.
Oltretutto la squadra è indubbio abbia affrontato un anno (o poco più) complesso e logorante. Più che dalla questione stadio (sono convinto come molti che anzi questo abbia unito e fortificato la squadra, sono i giocatori stessi ad ammetterlo), dalle gestioni tecniche assolutamente inadeguate, leggasi Ficcadenti (sottolineato per paura di non essere abbastanza chiari ed espliciti) e dai soliti e continui avvicendamenti in panchina. Ecco, nonostante tutto, siamo… (e non aggiungo altro per scaramanzia).
Onestà mi impone di aggiungere però che la qualità media del campionato italiano di calcio di Serie A ci dà una grossa mano nel perseguire i nostri risultati.

Tutto bello dicevamo, però, nonostante tutto, c’è un però. Però le sensazioni non sono le stesse di prima. Quel senso di ordine in campo, di armonia, geometria, forse soprattutto di tranquillità e consapevolezza non ci sono, non li sento. Ancora manca qualcosa e secondo me è piuttosto evidente. Si è arrivati al punto dove siamo adesso grazie ad altre armi e soluzioni. E qui, secondo il sottoscritto, arriva invece il bello.

Si perché le armi che ha questa squadra sono quelle che nel 2010 (per ritornare a quell’Udinese-Cagliari) non si avevano. Quella cattiveria e voglia di vincere che si sono dimostrate inesistenti non appena il compito (salvezza acquisita) era stato portato a termine. Se, ed è responsabilità della società, si darà una guida tecnica adeguata alla squadra (può essere la stessa attuale) con delle idee di gioco da condividere, comprendere, assimilare e portare a termine lungo il percorso da intraprendere. Se, alla guida tecnica verrà dato il tempo necessario per lavorare come si deve (guarda caso le cose più belle sono arrivate con allenatori che hanno avuto il tempo di lavorare). Se si farà in modo tale che gli effettivi rimangano quelli attuali, beh, questa è una squadra che ha tutto per fare cose veramente egregie.

Magari, sul perché un giocatore debba decidere di sposare la causa rossoblù e non essere solo di passaggio, ne discuteremo la prossima volta.

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