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Oddi su Riva: «Oggi contano solo i soldi, per uomini come Gigi contavano di più i sentimenti»

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Le belle parole di Giancarlo Oddi in ricordo di Gigi Riva: le dichiarazioni dell’ex giocatore per la leggenda del Cagliari

Il mondo del calcio e dello sport piange Gigi Riva. Hanno parlato, nelle scorse ore, diverse figure del mondo del pallone. Fra queste c’è Giancarlo Oddi. L’ex difensore ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni del Corriere dello Sport sulla leggenda del Cagliari. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

MILITARI – «Avevo 4 anni in meno di lui, ma eravamo militari insieme. Ho conosciuto Giorgio Chinaglia e Gigi Riva. C’erano anche Zoff, Juliano e tanti altri. All’epoca i calciatori famosi rimandavano la naja a piacimento loro o delle società. Nel primo impatto fra Chinaglia e Riva si sfiorò la rissa».

RISPETTO – «Con Gigi nacque una rispetto e un’ammirazione che si manifestava ogni volta che ci incontravamo in campo. Non solo per la sua statura di giocatori, fra i più forti attaccanti al mondo, ma anche per le sue qualità umane. Su quanto ha offerto da piccolo, so quanto attaccamento aveva con la Sardegna. Oggi contano solo i soldi, allora per uomini, come Gigi contavano di più i sentimenti, l’attaccamento alla maglia»

MARCATURE – «Era un toro, grande velocità, un tiro incredibile. La Lazio, però, ha quasi sempre saputo frenarlo. Mica lo marcavo io. Era Facco a prenderlo. Allora si marcava a uomo, Mario pensava alla punta laterale io a quella centrale. Quando l’avversario era il Cagliari il mio uomo era Gori, a Riva pensava Mario»

1972 – «Tutti giocavamo una grande partita all’Olimpico quell’anno contro il Cagliari. Come quasi sempre con tutti in quel campionato che ci rubarono all’ultima giornata. Il Cagliari era in crisi, penultimo in classifica, ma quel giorno andò in campo con la rabbia di chi rischia la B. Andammo sotto per un autogol di Pulici, tiro Gigi a parabola, la palla colpì la traversa, poi una gamba di Pulici e rotolò in rete. Pareggio Garlaschelli, Gigi si mangia un gol davanti a Felice, ma fu per lui l’unica occasione. Attaccando a testa bassa e alla fine vincemmo».

CHINAGLIA – «Chinaglia, che era un suo grande amico, mi disse una sera, eravamo in camera noi assieme, che avrebbe voluto essere come Riva. Aveva vinto per la seconda volta la classifica cannonieri. Ma già lo sei, gli risposi. E lui “non dire stronzate”. Fu una delle rare volte, forse l’unica, che nominò qualcuno più forte di lui».

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