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Nainggolan: «Nella vita ho sempre scelto la strada più difficile»

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Il centrocampista belga Radja Nainggolan al Corriere dello Sport: «Voglio portare esperienza e cattiveria. Mi piace combattere»

Ora che è tornato nel suo amato Cagliari, Radja Nainggolan è finalmente felice e soprattutto pronto per dare il massimo in campo. La sfida contro il Benevento è alle porte e i rossoblù, grazie alla presenza del carismatico Ninja, sperano di poter spazzare via le polveri di un primo scorcio di campionato poco promettente e soddisfacente e ritrovare la strada giusta per ricominciare. Radja si prepara, si mette a disposizione di Eusebio Di Francesco e, tramite l’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, lancia una frecciatina a chi non riesce a scindere la vita privata da quella professionale, riferendosi non solo alla sua esperienza ma anche e soprattutto al bombardamento mediatico che in questi giorni ha colpito il giocatore della Roma Nicolò Zaniolo. Ecco le sue dichiarazioni.

PRONTO A TORNARE – «Domani affronteremo il Benevento, se Di Francesco mi chiama io ci sono, mi metto a completa disposizione. Non gioco titolare da cinque mesi e mezzo, strano per me: nella vita sono uno che si diverte solo se gioca e poi, quest’anno, stiamo difendendo molto più che un risultato: stiamo difendendo il campionato dal virus. Il Covid ha ucciso prima il calcio, poi le vite di tutti noi e, alla fine ha ucciso il mondo».

CONTE E L’INTER – «Conte è un grandissimo tecnico ma non posso nascondere di essere rimasto ferito quando dopo avermi concesso solo otto minuti di partita mi ha indicato come il responsabile di tutto. Cosa potevo fare in otto minuti? Pazienza, è andata così».

DI FRANCESCO E IL CAGLIARI – «Di Fra è un allenatore di rango, uno che punta sul gioco e questo non è da tutti. A Cagliari ha messo in campo giocatori di grande prospettiva. Vuole fare cose importanti. Preoccupato per la classifica? Assolutamente no, quando c’è da combattere mi diverto. L’anno scorso siamo partiti benissimo e abbiamo chiuso male, ora dobbiamo fare il contrario. Io mi sento integro, sano. Non ho mai saltato un allenamento, mai fatto un minuto di ritardo e cercherò di portare esperienza e cattiveria nella mia squadra. Mi piace far crescere i giovani, vedere cosa fanno, mettermi al servizio degli altri».

BOMBARDAMENTO MEDIATICO – «Cosa penso di Zaniolo? Lo hanno messo nel mirino e sta subendo quello che io stesso ho sperimentato. Per quanto riguarda la mia vicenda voglio essere chiaro: ho sbagliato io ma chi è che non fa un errore nella vita? Anche oggi molte persone mi dipingono come anni fa. Non è facile essere trollato così sui social, essere preso di mira ma l’unico modo è ignorare, fregarsene. Un consiglio a Zaniolo? Non faccio il maestro di vita che dà consigli ma l’unico modo che ha per rispondere è il campo. Per il resto deve farsi forza e andare avanti. A chi lo attaccherà risponderà con le sue prestazioni e con i risultati».

CAGLIARI, ETERNO AMORE – «All’aeroporto mi hanno festeggiato e accolto come un eroe: sono tornato nella mia città dove vivono anche le mie figlie. Questa è stata una molla per me, uno dei motivi più belli per cui lo faccio. Giulini, poi, mi ha voluto ed eccomi qui: il presidente ha un progetto, è ambizioso, vuole vincere. Non posso che condividere questo sogno».

JUVENTUS – «Nainggolan non ha vinto nulla? Una sciocchezza assoluta. Io ho scelto di non andare con chi vinceva. Il perché della mia scelta è molto semplice: la Juventus è stata la squadra più forte per un decennio e io a vincere con i più forti non mi diverto. Mi piace sfidare i più forti. Sono così convinto di questa scelta che anche ai videogiochi non prendo mai le grandi. Parto dalle squadre di Serie B, provare l’impresa. Un giorno ho pensato che è la stessa cosa che ho fatto nella mia vita. Il mio segreto? Non gioco per nessun altro scopo che per divertirmi. Anche in allenamento non vedo l’ora che arrivi il momento della partitella perché lì ci sono agonismo e gioco. Talvolta ce lo dimentichiamo ma il calcio non è solo uno sport. È uno spettacolo».

IL PUBBLICO – «Gli stadi vuoti, per me, sono come teatri senza il pubblico. Per me la presenza della gente conta moltissimo. Vivo del calore del tifo ma anche dei fischi, dei brusii, del modo in cui le persone reagiscono».

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